Siamo ormai in piena campagna elettorale. L’oggetto del contendere è sempre lo stesso: arrivare alla guida del paese con “tutti i mezzi possibili” – Ops! lapsus linguae – volevo dire “alleanze” possibili (anche col… diavolo!), poi poca importa se non si riesce a governare.
Le “fazioni” si scontrano – riempiendo pagine di giornali, per giorni- su argomenti vari, e persino su parole “dette male”, ma non su tematiche importanti.
L’altra cosa che noto, è che noi abitanti delle piccole isole veniamo ignorati da tutti i partiti! Essi se ne fregano dei nostri annosi problemi; per loro noi contiamo meno che nulla!
Ci si ricorda delle “isole minori” quando avviene uno sbarco di immigrati, ma non dei seri problemi che attanagliano i loro abitanti relativamente ai servizi essenziali che dovrebbero essere assicurati a tutti i cittadini, come citato nella Carta Costituzionale, spesso tirata in ballo a secondo della convenienza.
La vita dei residenti nelle piccole isole è piena di difficoltà ed è destinata a finire sempre peggio. Oggi, chi può, per non “rimanere prigioniero”, va a svernare sul continente dopo aver fatto “lauto bottino” in estate, mentre i pochi che restano fanno sacrifici di tutti i generi: beni di necessità che non si trovano in loco; collegamenti difficoltosi (e pericolosi) con la terraferma, con naviglio obsoleto; sanità carente di quasi tutte le branche specialistiche; occupazione giovanile inesistente, ecc. ecc…
A mio modo di vedere, le piccole isole saranno destinate a diventare “villaggi turistici”, dove si inizia a vivere o a lavorare a giugno e si chiude a fine settembre.
Quindi, visto che i nostri problemi a nessun partito interessano, a chi dare il voto, visto che alle promesse elettorali nessuno più ci crede? Cosa fare? Esiste qualche rimedio?
Io vedo come unica soluzione un’azione eclatante: non andare a votare in massa!
Tano Pirrone
18 Gennaio 2018 at 15:26
Con quale risultato, caro Biagio (passo subito al tu, che riduce distanze e tempi), con quale risultato? Te lo dico io, se permetti, che di elezioni ho molta esperienza, avendo cominciato a cinque anni, nel 1948, a distribuire fac simile che invitavano gli elettori del mio paese a votare per mio padre, persona onesta, laboriosa, col merito indiscusso di avermi dato i natali.
Te lo dico io, caro Biagio: col risultato di far scegliere ad altri la parte del proprio destino che deriva dal governo della Res publica. E, se permetti, da uomo libero, onesto e consapevole, non consento a chicchessia di sostituirmi nella massima espressione democratica.
Reputi tutti cattivi, disonesti, non degni? Tutti allo stesso modo e nella stessa quantità? Sai bene che non è, non può essere così. Se non saremo in grado di scegliere il meglio, sceglieremo il meno peggio, affidandoci alla nostra affinata qualità di discernimento.
(Ri)pensaci.
Tano Pirrone
Libero e democratico, con fatica e perseveranza