Caloro Francesco Carlo

Ponza, Piccard e il record

di Carlo Francesco Caloro

 

Gent.le Redazione,

Vi ringrazio per la pubblicazione del piccolo contributo precedente.

Innamorato della Vostra isola Vi invio uno stralcio tratto dal libro dell’oceanografo Auguste Piccard dal titolo “Dalla stratosfera agli abissi marini”; Garzanti, 1955, che descrive il record di profondità compiuto insieme al figlio Jacques a bordo del batiscafo Trieste nelle acque di Ponza.

Carlo

 

“Una schiarita ci consente di scorgere sempre più netti, i contorni di Ponza. Le onde a poco a poco si calmano: siamo sotto la protezione dell’isola. Le rive rocciose scendono a picco in mare; altre rocce, ‘i faraglioni’, si innalzano, grandiosi.

Passando lungo la costa il Tenace gira attorno a un capo, poi entra nella baia. Il capitano del porto ci viene incontro in battello, poi riparte insieme agli ufficiali del Tenace e a mio figlio, in cerca di un luogo dove si possa ancorare il Trieste.

Ponza è un’isola strana, piena di imprevisti; il clima è estremamente secco e scarse le sorgenti d’acqua, tanto che questa deve essere portata dal continente con battelli cisterna. Una delle principali colture è quella dell’agave, le cui foglie seccate servono da combustibile. Le case della cittadina si raggruppano attorno al porto e sui pendii che lo circondano; il loro aspetto pulito e dignitoso colpisce gradevolmente.

“Di che vivono gli abitanti?” domandiamo al sindaco che è venuto a riceverci sulla banchina.

La pesca dell’aragosta – questa aragosta celebre in tutta Europa – sovviene a gran parte dei loro bisogni. Poi c’è il turismo: piccoli ristoranti accoglienti si allineano di fronte alla banchina e i visitatori alloggiano presso gli abitanti dove si trovano come in un buon albergo. Altra fonte di guadagno è l’emigrazione: su quindicimila autoctoni, ottomila si sono stabiliti a New York. Molto attaccati alla loro piccola patria, lavoratori e intelligenti, spediscono le loro economie alle famiglie rimaste a Ponza; e qui, se appena possono, vengono a passare le vacanze e tornano quando son vecchi…

[…]

Una lieve oscillazione: abbiamo raggiunto il fondo e i manometri in piena concordia segnano una pressione di 325 kg per centimetro quadrato, corrispondente ad una profondità di circa 3150 metri…

[…]

Le autorità dell’isola ci festeggiano: raggiungiamo le nostre dimore sotto una pioggia di fiori lanciati dalle finestre. La stessa sera siamo invitati a pranzo in municipio: sulla tavola le aragoste fan bella mostra di sè. Alla fine della cena, i notabili si ritirano; dicono che devono prendere importanti decisioni.

Risultato: due nuovi cittadini onorari di Ponza si recano quella sera ad un meritato riposo.”

 

Carlo Francesco Caloro

 

N.B. – Per il resoconto completo e altre informazioni sull’impresa dei Piccard e del batiscafo Trieste a Ponza, leggi qui

1 Comment

1 Comments

  1. Polina Ambrosino

    11 Ottobre 2011 at 17:55

    L’impresa di Piccard è stata spesso citata in casa mia dai miei genitori, specie da mia madre che ricorda, in maniera strabiliante, eventi e date della vita isolana. Mi è rimasto bene in mente l’aneddoto riguardante l’annuncio, alla popolazione di Ponza, della buona riuscita della discesa del batiscafo: Minicucce, voce dell’isola, era il banditore ufficiale di ogni evento e così lo ricorda sempre mia madre: “oooooooooo! Geeeeente!! Ricciarde è sciso a 10.000 metri sott’u mareeee!!!” ‘Ricciarde’ era ovviamente, Piccard. Che epoca meravigliosa! Quando guardo le foto di quei tempi, in quel bianco e nero che tende all’indaco e avvolge tutto, quando ascolto i racconti e le descrizioni di fatti e persone, vorrei poter vivere personalmente quel mondo, così genuino, così verace! In cui i soldi che giravano erano gli stessi d’estate e d’inverno e bastavano per vivere dignitosamente, non per fare grandi affari, certo, ma nemmeno per vivere solo due mesi a Ponza e 11 altrove, chiudendo baracca e burattini e lasciando le case con porte e finestre chiuse come tante belle addormentate… Il paese viveva: c’era gente in giro, la sera si passeggiava sul porto, ci si attardava sul muretto a sant’antonio o ci si allungava fino alla punta del molo. Poche televisioni, e solo in luoghi pubblici come i bar, dove si andava in gruppo a vedere Mike Buongiorno al giovedi o Canzonissima al sabato; i cinema erano ben due e, pur di andarci, le ragazzine accettavano anche di essere accompagnate da vecchie zie o nonne, che urlavano disperate se vedevano una scena con la pioggia, pensando che piovesse anche a Ponza e loro avevano lasciato il bucato a stendere… E’ come parlare di un trapassato remoto. Ora tra tv e computer, ognuno di noi è un’isola nel mare della propria solitudine: altro che mezzi di comunicazione… Sono mezzi in cui si appare spesso come non si è, in cui non c’è dialogo ma solo esposizione di opinioni e puoi, con un clic, sbattere la porta in faccia a qualcuno senza nemmeno dire ciao. Non so a cosa andremo incontro in questo modo, ma di certo i rapporti umani veri sono sempre più rari e difficili perchè avere davanti una persona è ben più impegnativo che guardare uno schermo. Così va il mondo… Ma finchè ci sarà una memoria storica di certi eventi e la si condividerà, anche usando queste nuove tecnologie, forse non tutto è perduto… Grazie a chi ha voluto cosi dettagliatamente ricordare i grandi momenti di gloria che Ponza ha avuto (…e può ancora avere), e lasciarli in eredità a tutti.

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