segnalato dalla Redazione (da Repubblica del 5.10.2011)
Per il turista che viene dal nord, dall’est o dall’ovest, il blu è sempre blu. È solo dopo, per quelli che si prendono la briga di guardare il cielo, il mare, di accarezzare con gli occhi il paesaggio, che si scoprono i blu grigi, i blu scuri, e i blu d’oltremare, il blu impolverato, il blu lavanda. O i blu melanzana delle sere di temporale. O questo blu così pallido che diventa bianco.
Seguendo il mare, scoprirete dei quartieri, dei villaggi dai nomi romantici: i catalani, Malmousque, il ponte della Moneta Falsa, il Profeta. Marsiglia divide i suoi angoli e i nascondigli fino alla strada senza uscita di Muets, nel piccolo porto di Callelongue. Il rumore della città, la sua esuberanza, finiscono qui.
In questo paesaggio che somiglia alle isole Eolie, il silenzio che vi cade addosso, disturbato appena dal tuff-tuff dei pescherecci, è palpabile. Un silenzio di sale e di iodio. Allora, siccome ci siamo dimenticati di indossare delle scarpe per camminare comodi, ci si siede su una roccia, dietro a un pescatore con la sua canna.
Il tempo è abolito. Voglio dire che c’è tutto il tempo per se stessi. Forse sorprenderete il pescatore mentre sta parlando ai pesci. Forse vi sorprenderete a evocare a voce alta i vostri sogni di un tempo. Ulisse diventerà una realtà. E voi sarete fieri, di averlo imparato. Tornando verso il centro, dopo una pizza sul porto di Goudes, avrete svelato la verità di Marsiglia. Si esprime con parole di sole e di mare. Ti tocca il cuore per strana carnalità che ne fa la sua amarezza e la sua grandezza. Da Algeri, sentirete la voce di Albert Camus sussurrarvi all’orecchio: «Sono spesso gli amori segreti, quelli che si condividono con una città».
Jean Claude Izzo
(da Chourmo, edizioni e/o; 2000)