segnalato da Silverio Tomeo
Homme libre, toujours chériras la mer!
Baudelaire
Sulla tua nave – un plinto verde d’alghe marine,
di molluschi, conchiglie e smeraldi stellari – ,
capitano dei venti e delle rondini,
tu fosti decorato con un colpo di mare.
Per te i litorali di fronti serpentine
alzano al ritmo del tuo aratro un canto:
– Marinaio, uomo libero, che gli oceani declini,
svelaci i radiogrammi della Stella Polare.
Buon marinaio, figlio dei pianti del Nord,
limone del Sud, vessillo della corte
spumosa dell’acqua, cacciatore di sirene;
noi tutti, i litorali ormeggiati del mondo,
ti scongiuriamo: portaci, nel solco profondo
della tua nave, al mare, già rotte le nostre catene.
Rafael Alberti “Poesie” (Mondadori, 1998) – traduzione dell’ispanista e poeta salentino Vittorio Bodini
Questo sonetto del poeta andaluso apre la sua raccolta d’esordio del 1924 “Marinero en tierra” (marinaio a terra). Poesie giocose e luminose, impastate di luce e colori, lui che era anche pittore, nativo di vicino Cadice nella cui baia volle fossero sparse le sue ceneri dopo la morte, nel 1999. “Il mare. Il mare. / Il mare. Solo il mare! / Perché m’hai portato, padre, / in città? / Perché m’hai sradicato dal mare?” – così il poeta, e ancora: – “Ho dato al mare il mio sangue. / Barche, navigateci su. / Ed io, di sotto, tranquillo”.
Rafael Alberti, dopo la sconfitta repubblicana nella guerra civile di Spagna, fu esule in Francia, Argentina e poi a lungo in Italia sino al suo rientro in Spagna dopo la morte del dittatore Franco. A metà degli anni ’70 avvicinai il poeta in una libreria di Lecce in coda a un suo recital con accompagnamento di chitarra andalusa, strappandogli una breve intervista per un giornale ciclostilato di movimento. Rafael Alberti ebbe una lunga amicizia con Vittorio Bodini, poeta e letterato di famiglia leccese, suo felice traduttore, a cui dedicò un canto per il primo anniversario della dipartita.
Silverio Tomeo