Archeologia

Ponza. Impianti idraulici romani (10)

La diga di Giancos (2)

di Leonardo Lombardi

Per la prima parte, sulla diga di Giancos, leggi qui


Come già ricordato, per una decina di dighe si dispone di dati abbastanza precisi circa le loro caratteristiche e le opere idrauliche connesse. Le tabelle che seguono ne riportano  gli elementi essenziali.

Localizzazioni delle dighe romane conosciute:

A titolo di esempio e per meglio chiarire le capaci tecniche dei Romani vengono fornite di seguito le schede tecniche dettagliate di due dighe realizzate a scopo idropotabile (Proserpina e Cornalvo) ancora funzionante, seppure in parte restaurate, e gli schemi grafici delle dighe della Tab. 9 (Figg. 29-30).

Fig 29a. 

 

Fig 30a  – Schemi ricostruttive delle dighe romane più conosciute (Tab. 9 –  M = monte; V = valle)

Fig 30b – La diga di Giancos

Cornalvo, Merida, Spagna  (figg. 31-32) 

Fig. 31 – Diga di Cornalvo; torre di presa

Diga romana di Cornalvo, in Spagna

Diga a gravità con struttura in muratura rinforzata da contrafforti e rilevata. Paramento a monte molto inclinato con contrafforti e rivestimento in blocchi di granito; paramento a valle con muri paralleli alla struttura e rilevato a bassa inclinazione. Altezza massima m 20,80, lunghezza della struttura al coronamento m 220, larghezza alla base compreso il rilevato m 76. Opera di presa con una torre nell’invaso, munita di più aperture, collegata alla struttura con una passerella sostenuta da arcate (oggi sostituita da una passerella metallica). Dalla torre di presa partiva una tubazione che traversando tutto il corpo diga raggiungeva la galleria di adduzione alla cui testa erano poste le chiavi di manovra.

Anche nella torre vi erano chiavi di manovra, saracinesche, per la regolazione del flusso. Il troppo pieno dell’invaso era costituito da una sella naturale, poco più bassa in quota del coronamento della diga; in caso di arrivo di una piena a invaso colmo, l’acqua travasava in altro bacino idrografico. Il bacino idrografico naturale era  di pochi Km2, bacino di dimensioni ridotte e tale da non destare preoccupazione durante la costruzione dell’opera, ma anche troppo piccolo per consentire il riempimento dell’invaso.

Terminata la costruzione furono realizzati dei canali di gronda in grandi bacini idrografici confinanti dai quali l’acqua di pioggia intercettata dai canali era trasferita nell’invaso ampliando fortemente le dimensioni del bacino alimentante. L’invaso era in grado di immagazzinare 28 milioni di m3 d’acqua. Attualmente la diga funziona come bacino di divertimento, pesca, sport acquatici e irrigazione. In antico alimentava con un acquedotto la città  di Merida.

 

Proserpina, Merida, Spagna (fig. 33)

Fig. 33. Diga romana di Proserpina in Spagna

Diga a gravità  in muratura con contrafforti e rilevato in terra. Di pianta poligonale con i vertici in direzione del flusso (tale conformazione attribuita a scelte costruttive per una maggiore resistenza alla spinta dell’acqua  invece da attribuirsi alla presenza di un affioramento roccioso in alveo sul quale  stata fondata una porzione della diga) ha una lunghezza totale di m 426. II corpo centrale della diga è alto m18. L’opera muraria ha una larghezza di m 3,75 nel coronamento e di m 18 alla base, ed è poggiata, con il paramento a valle, a un terrapieno largo m 60. II paramento a monte è gradonato e rinforzato con 9 contrafforti. L’invaso ha un volume utile di m3 3,5 milioni. L’invaso ha due scarichi di superficie, uno prossimo alla diga e l’altro lontano in una sella attraverso la quale le piene scaricavano le acque in un altro bacino.
Due torri di presa appoggiate al paramento a valle e collegate con l’invaso attraverso tubazioni in piombo consentivano la conduzione dell’acqua alla città di Merida prima con una galleria che traversa il rilevato (dimensioni della galleria larghezza m 1 e altezza m 2), quindi con un canale, largo m 0,6 e alto m 1,35, lungo km 10.

 

Leonardo Lombardi

 

[La diga di Giancos. (2) – Continua]

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