recensione di Silverio Lamonica
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Il termine inglese “leadership”, come a molti è noto, tra i vari significati ha il seguente: “attitudine al comando”, “capacità di dirigere” (v. Il Nuovo Dizionario Hazon – Garzanti inglese italiano pag. 551).
Emilio Iodice, docente universitario e diplomatico statunitense, figlio di emigranti ponzesi in America, ha già scritto vari testi sulla leadership in lingua inglese. Il presente saggio è stato tradotto italiano.
Attitudine al comando e capacità di dirigere sono facoltà “innate” o possono essere materia di apprendimento? In realtà, visti i “ritratti” dei personaggi famosi della storia dall’antichità ai giorni nostri, riportati nel testo, a me sembra che la leadership non sia un’attitudine innata, ma piuttosto una facoltà che viene acquisita con l’istruzione e/o in particolari condizioni ambientali . Ciò lo si intuisce chiaramente leggendo, in questo saggio illuminante, le biografie di Abramo Lincoln e di Martin Luther King, Jr.
Il primo “si poteva definire un uomo che si era fatto da sé… proveniva da una famiglia povera… fu un autodidatta”.
Il secondo “nacque da una famiglia di pastori… battisti… ricevette un’eccellente istruzione e si dimostrò un ottimo studente”.
Ma entrambi risentirono del contesto storico-ambientale in cui erano vissuti: Lincoln affrontò il problema della schiavitù e Luther King combatté contro l’apartheid, anomalie profonde, stridenti con l’educazione cristiana che entrambi avevano ricevuto, per la cui abolizione decisero di battersi con fermezza. In quegli ambienti particolari si forgiò il loro carattere ed entrambi pagarono con la vita il conseguimento dell’ideale di uguaglianza per cui si erano battuti.
Però come mai un personaggio come Ottaviano Augusto riesce a regnare con successo fino alla morte (avvenuta nel suo letto) mentre Napoleone Bonaparte dopo i successi ed i fasti, finì i suoi giorni a Sant’Elena prigioniero degli Inglesi? E ancora: quali sono i segreti del successo di Anna Eleanor Roosevelt (moglie di uno dei più grandi presidenti degli Usa) e di Margaret Thatcher?
E’ un’analisi molto profonda che l’autore conduce su questi ed altri personaggi dell’opera, mettendo in evidenza le qualità positive di ciascuno e quelle negative (non così evidenti in alcuni); queste ultime, se prevalgono, portano all’insuccesso e alla rovina.
Iodice estrapola, con abilità certosina, le caratteristiche dei vari personaggi per formulare una sorta di vademecum a beneficio di chi aspira alla “leadership”.
In sostanza si tratta di un’indagine su basi behavioristiche. Come molti sanno, il behaviorismo (o psicologia comportamentale) fu introdotto dallo psicologo John Watson agli inizi del Novecento negli USA: gli studi sul comportamento umano e animale devono avvenire nei loro ambienti naturali di vita (da Wikipedia).
Leggendo questo saggio, mi è venuto alla mente Il Principe di Nicolò Machiavelli. Ma la differenza è notevole nel senso che lo storico fiorentino intese descrivere le caratteristiche dei principati della prima metà del ’500 e le modalità per venirne in possesso: eredità, usurpazione e così via, oltre alle caratteristiche del principe ideale citando anche degli esempi, così come riscontriamo nel saggio di Iodice. Ma le strategie per acquisire, consolidare e migliorare la “leadership” in Machiavelli – dati i tempi – erano limitate al ruolo del principe. Nei testi di Emilio Iodice, invece, la “leadership” diventa quasi un fenomeno di massa, nel senso che interessa non solo i capi di stato e di governo, ma anche i “capitani di industria”, gli altri burocrati, i dirigenti degli enti pubblici e privati e chiunque ricopre un ruolo di responsabilità.
Per i motivi appena accennati il saggio di Emilio Iodice è estremamente interessante.
(Il saggio, “Printed in Great Britain by Amazon”, 2017, di 328 pagine, è in vendita on line su Amazon).
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