di Giuseppe Mazzella di Rurillo
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Memorie di un’Epoca.
Il Movimento per il Comune Unico dell’isola d’Ischia/ l’occasione storica perduta
Il risultato elettorale nel Comune di Ischia – che ripeto ancora una volta è l’unico fra i sei Comuni ad avere il “titolo” di “Città” per sottolineare la sua importanza e preminenza con gli altri cinque nonostante lo sciovinismo dei foriani – ha ancora una volta rimarcato la grave crisi della politica a livello nazionale e locale, l’insussistenza dei partiti di questa cosiddetta “ seconda repubblica” che sono “liquidi” nel senso che non hanno né strutture organizzative, né sedi, né quadri intermedi, né soprattutto una carica di idealità che ha caratterizzato la mia generazione sessantottina che oggi – invece – ritorna prepotentemente alla ribalta ovunque con una riscoperta dei sessantenni.
Queste elezioni nella Città d’Ischia sono state elezioni di persone che hanno clientele e familiari ramificati uniti solo dalla valutazione della persona. Chi ha più clientele o collegamenti con gli elettori – medici, studi di assistenza sociale, agenzie interinali, posti di lavoro assegnati grazie alla liberazione del “mercato del lavoro”, estese famiglie e così via – vince tra due “minestroni”. In fondo i due candidati sindaci con le loro liste si sono misurati, con qualche trascurabile eccezione, sullo stesso piano e con gli stessi metodi.
La crisi della politica è generale e tocca anche la nostra Capitale, Napoli, dove non c’è un forte dibattito sui programmi e quello che c’è è del tutto trascurabile. La disaffezione dei cittadini alla politica è dimostrata dall’alta astensione che non premia il partito marxista-leninista di Gianni Vuoso ma premia il grande scoramento che colpisce una enormità di cittadini di fronte a questa deriva.
Forse ha ragione il drammaturgo francese Jean Claude Carrière che ha dichiarato di recente che “il potere politico è potere solo di nome.
Da numerosi studi è assodato che non può influire che per il 4% sugli orientamenti d’un Paese; il resto il Paese lo fa da sé”.
Come trovare una chiave di “riapertura” per la politica che è indispensabile trovare è tema complesso. Ma bisognerà trovarla.
Oggi vorrei ricordare quando scrissi il 22 gennaio 2014, oltre tre anni fa, sulla “Coesione per il Comune dell’isola d’Ischia”.
Partii dal risultato elettorale del referendum consultivo per il Comune unico dell’ isola del 2011 che non raggiunse il quorum partecipativo del 51% nonostante oltre 80% di chi era andato al voto aveva dichiarato la sua volontà positiva di arrivare ad un unico Comune per l’isola d’Ischia.
Nacque allora in maniera del tutto spontanea e da un gruppo di Facebook, su mia iniziativa, un “Movimento per il Comune Unico dell’isola d’Ischia” in vista del referendum consultivo.
Ci fu una mobilitazione non solo virtuale ma reale di decine o forse centinaia di persone. Il gruppo di Facebook registrò circa 4mila aderenti e furono promosse iniziative pubbliche a sostegno della bontà giuridica e finanziaria di un unico Comune per l’ isola d’ Ischia. Il dibattito che si sviluppò su Facebook fu di altissimo livello culturale e politico ed assolutamente contenutistico. Vi presero parte anche turisti-innamorati dell’isola d’Ischia non solo con le loro sensazioni ma con le loro considerazioni.
Ricordo l’indimenticabile Ornella Rocuzzo da Milano con le sue dotte riflessioni. Non fu permessa alcuna strumentalizzazione politica da parte di questo o quel partito soprattutto agli aderenti al Movimento 5 Stelle che apportarono alla campagna un validissimo contributo.
Il Movimento per il Comune Unico ha rappresentato la più alta partecipazione civile ad un problema così importante mai raggiunta in epoca di Seconda Repubblica.
Ma il Movimento acquisiva una politica contenutistica perché finiva per rimarcare tutti i “problemi perpetui” dell’isola – dal piano regolatore generale alla politica dei trasporti; dai porti ai fondi europei – che non potevano e non possono essere risolti se non con una visione unitaria di un’isola dallo “sviluppo ipermaturo”.
Fece nascere, il movimento per il comune unico, due schieramenti politici oltre i politici: uno schieramento riformatore per il SÌ che andava da destra, a centro ed a sinistra ed uno schieramento conservatore che abbracciava lo stesso uomini e donne di destra, centro e sinistra e così si trovavano a dire NO al Comune unico personaggi dal passato socialista come Franco Iacono e dalla militanza comunista-marxista-leninista come Domenico Savio.
Fu un errore storico da parte di quanti furono protagonisti a non dare a quel gruppo una continuità programmatica in grado di manifestarsi nelle elezioni amministrative che l’anno successivo si tennero a Ischia, Barano, Casamicciola , Lacco Ameno e poi a Forio e Serrara-Fontana con una propria lista unitaria su “queste problematiche” perché non c’erano più “partiti solidi” ed erano solo liste civiche.
Si potevano realizzare liste di civile partecipazione sotto il simbolo del Comune Unico capaci di ottenere consensi su una politica “di fatto” unitaria in assenza di partiti politici organizzati e presenti sul territorio dopo la morte dei partiti storici come la DC, il PSI, il PCI, il PLI, il PRI.
Liste per il Comune Unico avrebbero potuto porre un freno alla deriva qualunquista delle liste civiche senza alcuna identità che hanno portato al degrado della politica fino ad arrivare al cosiddetto “caularone” nel Comune di Ischia dove il centro-destra si unì al centro-sinistra per la rielezione del sindaco Giosy Ferrandino confluito nel PD; partito “democratico” che dette la benedizione all’operazione trasformistica con l’allora commissario straordinario della federazione on. Orlando oggi Ministro di Grazia e Giustizia del Governo Renzi.
A Casamicciola il neotrasformismo raggiunse formalmente il ridicolo con la costituzione nel Consiglio del gruppo “Valori e Libertà” costituito dai consiglieri Giovanni Monti di Italia dei Valori e Giovan Battista Castagna di Forza Italia o Popolo delle Libertà che è attualmente sindaco ed a capo di una lista civica.
Se si fossero costituite Liste per il Comune Unico in ogni municipalità dove si votava si partiva da una corposa documentazione non solo giuridica ma soprattutto economica e statistica che avrebbe potuto costituire una seria piattaforma programmatica per un nuovo modello di sviluppo economico fondato su una realistica Pianificazione Territoriale ed una altrettanto realistica Programmazione Economica.
Si sostenne, infatti, in quella campagna elettorale, che l’ unità amministrativa – che non significava affatto perdere le identità storiche delle “contrade” o dei “luoghi” – era conveniente soprattutto per le “periferie” dell’ isola ed infatti si documentò che c’è oggi il Comune Capoluogo che assorbe i maggiori servizi e che concentra i migliori luoghi ludici e le infrastrutture pubbliche e private di enorme valenza come il Cinema, il Teatro, lo Stadio, il Palazzo dello Sport, la Piscina Coperta, i Parchi Pubblici oltre ad avere il Porto Naturale turistico e commerciale nel punto più vicino al continente ma – al colmo dell’ironia – divide gli “ischitani” (o “ischioti” come ci chiamava Berkley nel ‘700), in serie “A” e serie “B” con due differenti tariffe per il parcheggio a pagamento.
L’unità amministrativa con la nuova denominazione “Comune dell’isola d’Ischia” avrebbe potuto e dovuto attuare un “decentramento economico” soprattutto dei servizi oltre a promuovere uno sviluppo civile ed “industriale” (le terme, i porti turistici, la viticoltura, l’artigianato etc.) capace di raggiungere una “Coesione economica e sociale” di tutta l’isola “vista dall’alto dell’Epomeo” come diceva il primo sindaco democratico di Ischia Vincenzo Telese nel 1946 ai fini della Massima Occupazione anche con un Piano per il Lavoro ai giovani.
Abbiamo infatti dai nostri 4 istituti superiori una popolazione scolastica di 3200 alunni che producono ogni anno 510 diplomati oltre ad avere una popolazione universitaria di 400-500 studenti.
Quale Sistema Locale di Sviluppo – concretamente – offrono le Istituzioni Civili – dallo Stato al Comune passando per la Regione – a questa massa di gioventù che studia?
Un Comune dell’isola d’Ischia avrebbe potuto e dovuto avere un Ufficio Comunale per la Pianificazione Territoriale e per la Programmazione Economica in grado di unire tecnica e politica per governare un territorio diventato ad economica matura con 3mila imprese ed almeno 40mila posti letto.
Quell’errore storico fu fatto dal Movimento delle 5 stelle con il leader di allora Mario Goffredo ed i suoi amici che dichiararono che avrebbero fatto loro liste nei Comuni dove si votava. A Barano non presero il seggio. Nelle ultime elezioni non sono stati capaci di fare loro liste né ad Ischia né a Barano e perfino quel gruppo di valenti giovani ha lasciato le 5 Stelle.
Chiusi con loro ogni dialogo e così mi dichiarai e mi dichiaro contro l’anti-politica ed il populismo.
Perché finiscono per far vincere la Conservazione e la Reazione. Testimoni della mia decisione sono Franco Borgogna e Giovanni D’Amico che parteciparono alla riunione di scioglimento del Movimento Unitario.
Come trovare una via oggi per la politica e la risoluzione dei problemi unitari?
Credo che la strada della Coesione Economica – anche per la corretta utilizzazione dei fondi europei del piano 2014-2020 che rappresentano una nuova Cassa per il Mezzogiorno – debba essere perseguita anche con questi sei Comuni perché la Regione Campania non ha mostrato alcuna seria volontà politica di arrivare ad una razionalizzazione delle Circoscrizioni Comunali poiché la Provincia di Napoli è divisa in 92 Comuni e lo Stato ha approvato una legge nel 2014 sulla Città Metropolitana di Napoli che non si sa che cosa sia, mentre la Regione Campania ha costituito 45 Sistemi Locali di Sviluppo in base ad una leggina del 2008 senza toccare la formale autonomia dei Comuni esistenti.
Dovranno essere i sei Comuni, con sei Sindaci e sei Consigli Comunali ad adottare un unico Piano Urbanistico Comunale (solo Serrara-Fontana lo sta facendo ma è inutile perché c’è il continuo richiamo all’isola d’Ischia intera!), in grado di attuare una Programmazione Possibile con un Piano Paesistico “sovraordinato” che la Regione Campania dovrà modificare ed adeguarlo al Sistema Territoriale di Sviluppo superando una assurda, antistorica ed antieconomica politica di “vincolismo assoluto”.
Ma molto si potrà fare con un Piano di Recupero del costruito con il recupero degli immobili e terreni dismessi di proprietà privata o in regime conflittuale anche attraverso l’art.120 del Testo Unico degli Enti Locali che prevede Società di Trasformazione Urbana con i poteri di esproprio delle aree dismesse come il caso della “Bagnoli dell’isola d’Ischia” che è il complesso del Pio Monte della Misericordia.
Un Sistema Territoriale di Sviluppo si potrà fare solo in una logica di “intercomunalità”. Ma – realisticamente – volete che il sindaco della Città d’Ischia si preoccupi di Casamicciola o di Barano o di Forio? Ciascuno farà da sé. Con i politici che si ritrova.
Il Prof. Michele Salvati che è stato tra i fondatori del PD ed è direttore della rivista “Il Mulino” intervenne tre anni fa sulla Riforma Del Rio sullo “svuotamento” delle Province e la nascita delle Città Metropolitane affermando fra l’altro che “occorre intrecciare la riforma Del Rio con quella della pubblica amministrazione e con l’auspicabile accorpamento dei Comuni perché ottomila sono troppi”.
Ci troviamo quindi – oggi più di ieri – in pieno caos istituzionale a livello comunale e per mettere ordine il Governo con una maggioranza dovrà prevedere l’abolizione formale delle Province con legge costituzionale e nello stesso tempo dovranno necessariamente accorparsi i Comuni facenti parte di un unico Sistema Locale di Sviluppo come il caso dell’isola d’Ischia.
Il tutto legato alla riforma della pubblica amministrazione con il potenziamento delle piante organiche dei Comuni per quantità e soprattutto per qualità di personale.
Il referendum consultivo senza quorum per il Comune Unico dell’isola d’Ischia, semmai si farà, acquista in questo contesto un valore del tutto secondario. Qualsiasi sarà il risultato trattandosi di una consultazione consultiva dovrà essere la Regione Campania con il suo Consiglio a deliberare l’unità amministrativa e francamente non nutro alcuna fiducia in questa Regione ed in questa classe dirigente.
Credo molto più realistico incentivare una partecipazione civile alla vita amministrativa e politica delle nostre Comunità locali, elevare il tono del dibattito, risolvere i problemi piccoli e grandi, appunto perché si deve di fatto costituire una sola Autorità Amministrativa ma nel quadro di una rinnovata Regione Campania con una rinnovata classe dirigente autenticamente autonomistica. Lo affermo per una speranza ma sono pessimista per il futuro.
Se il postino suona due volte, la Storia una sola.
Casamicciola, 22 giugno 2017
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