di Silverio Lamonica
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Lo scorso 24 aprile a Ponza, presso il “Bar Gildo” in piazza Gaetano Vitiello, Silverio Lamonica ha presentato il saggio storico “Il racconto di Ponza, datato e divagato”, alla presenza dei coautori Giuliano Massari e Francesco Ferraiuolo e di alcune centinaia di persone, tra cui il Sindaco Piero Vigorelli.
Lamonica ha messo in risalto che l’opera va ad arricchire la storiografia isolana, la quale già vanta autorevoli testi a partire da metà Ottocento con la Monografia delle Isole del Gruppo Ponziano di Giuseppe Tricoli, ad Apollonj Ghetti, metà Novecento, con L’Arcipelago Pontino nella Storia del Medio Tirreno e più di recente, Silverio Corvisieri con All’Isola di Ponza e Zibaldone. Cui vanno ad aggiungersi Ponza, brevis insula, brevis historia di Giulio Vitiello e Ponza nel suo passato trimillenario di Luigi Sandolo.
Lamonica ha precisato che nell’opera le vicende storiche si susseguono per date, arricchite da episodi, aneddoti e divagazioni, per rendere il testo meno arido. Tale criterio è stato ideato da Giuliano Massari, il quale si è ispirato al Calendario Storico Mensile, pubblicato sul sito multimediale Ponza Racconta nel 2012.
L’ultima parte, il Capitolo VI che riguarda il domicilio coatto e il confino politico fascista, è stato curato da Francesco Ferraiuolo, il quale ha effettuato studi molto approfonditi in materia.
Il moderatore, Prof. Gino Usai, ha illustrato il tormentato excursus storico ponziano, da luogo di esilio delle nobildonne e nobiluomini dell’antica Roma e dei martiri cristiani, alle scorrerie dei pirati saraceni e poi, più di recente, a sede di domicilio coatto e di confino politico. Tali tristi avvenimenti furono subìti dalle varie popolazioni che si sono succedute nel corso dei secoli, tra cui gli eremiti ed i monaci cistercensi: del loro monastero sull’isola di Zannone si possono ancora ammirare le vestigia.
Francesco Ferraiuolo nel suo intervento, ha messo in evidenza che i il periodo del confino politico a Ponza, nel dopoguerra, in un certo senso è stato “esorcizzato” dagli isolani, come un momento “non lieto” per la storia di quest’isola. Invece la presenza a Ponza dei confinati, di questi uomini e donne che hanno aspramente combattuto la dittatura e con il loro sacrificio ci hanno consentito di vivere in una società libera e democratica, dev’essere posta nella sua giusta luce organizzando una sezione ad hoc dell’istituendo museo civico e un apposito itinerario storico.
Usai, infine, ha dato la parola al Sindaco Piero Vigorelli, il quale ha evidenziato l’importanza delle emergenze archeologiche in un’isola come Ponza a vocazione turistica e, di recente, in tale campo alcuni importanti recuperi sono stati fatti, basta pensare alle due cisterne romane della Dragonara e di Via Corridoio, visitate dalla loro apertura avvenuta in questi ultimi due anni, da oltre venticinquemila persone e molto altro resta da fare, tra cui l’allestimento di un museo.
Il saggio storico è disponibile presso la libreria Al Brigantino, Corso Pisacane – Ponza.
Testo di Silverio Lamonica, in condivisione con www.buongiornolatina.it
vincenzo
29 Aprile 2017 at 10:37
Caro Silverio in copertina vedo: una mano, una sola, un appiglio precario che tenta di aggrapparsi alla roccia, sotto un mare in burrasca…. Penso ad un uomo stremato dalla fatica, nudo che cerca di salvarsi con un ultimo sforzo. Forse non conosce cosa c’è oltre quella roccia, forse si salverà ma non conosce quella terra…
Penso ai migranti che tentano la fuga dalla morte e spesso trovano la morte e chi si salva non sa quale sarà il suo futuro.
Perché questa copertina per parlare della nostra isola?
Naufrago
Ho fatto naufragio in te, abbandonato
il relitto dei giorni alla sua sorte,
alle procelle scure e furibonde.
Ho fatto naufragio un giorno e il tuo corpo
mi ha accolto – era l’isola perduta
che disperavo oramai di incontrare.
Ho fatto naufragio e mi aggrappavo
stremato a te, a quelle tue sabbie bianche:
eri la terra della mia salvezza.
Non conosco l’autore
silverio lamonica1
29 Aprile 2017 at 16:48
Carissimo Vincenzo, innanzitutto grazie per il commento, anche da parte dei due co-autori.
In effetti quelle mani tra le onde possono far pensare ad un naufrago. Ma non era questa la nostra intenzione.
La copertina è stata ideata da Giuliano Massari, che ha voluto “simboleggiare” l’azione erosiva delle onde che tende a modificare continuamente la costa, unita alla “mano” dell’uomo che, in sostanza, fa altrettanto sia a mare che a terra.
vincenzo
29 Aprile 2017 at 20:05
Se questo è il senso lo condivido moltissimo.
Se non si può fare niente per quanto riguarda i fenomeni esogeni che erodono, corrodono, dissestano, trasformano continuamente la nostra isola certo si può sensibilizzare l’uomo ad un uso più responsabile delle risorse naturali.
Un fortissimo messaggio politico c’è in quella copertina complimenti.