Per chi come me ha vissuto l’infanzia a Le Forna, la Chiesa dedicata alla Santissima Madonna Assunta rivela un fascino struggente. Un tempio ampio, a tre navate, in cui officiava don Gennaro Sandolo, il prete ideale per la nostra piccola comunità di allora. I suoi “eccoci, eccoci!”, con cui si annunciava, lo sguardo burbero in contrasto con il sorriso bonario, hanno segnato le nostre vite di ricordi indelebili. Memorabili le sue prediche, intervallate da un latino a volte incomprensibile persino a lui stesso; memorabili le sue lezioni di catechismo scandite con una lunga canna con cui ritmava le definizioni che dovevamo mandare a memoria e con cui se c’era la necessità, e capitava spesso, raggiungeva energicamente il discente discolo o impreparato anche dell’ultimo banco; memorabili le sue partecipazioni ai pranzi nuziali, ospite d’onore fisso, e primo nell’onorare la bontà delle pietanze. Una sorta di don Camillo, è stato detto di lui, ma meno animoso e cervellotico, attento più alle cose concrete e ai bisogni della gente che ai grandi problemi della teologia e della filosofia.
La Chiesa dell’Assunta è stata oggetto di recente di un importante restauro che le ha tolto quell’aria un po’ tenebrosa che le derivava dagli anni e dal fumo delle candele, illuminandola all’interno di nuovi colori pastello che lasciano un po’ perplessi chi come me l’ha conosciuta oltre mezzo secolo fa. Negli ultimi anni è stato tolto anche un secondo campanile che per oltre un ventennio ha reso la nostra chiesa originale, se non unica. Era stato edificato alla fine degli anni sessanta su sollecitazione di un mastro costruttore, che riuscì a convincere don Gennaro della sua maggiore economicità rispetto alla sistemazione di quello vecchio che ancora oggi ha in cima un orologio con ampi quadranti.
La chiesa, dopo i lavori di ammodernamento, presenta ancora il suo organo che necessita di essere restaurato. Vero pezzo di antiquariato, risale per alcune componenti come la cassa e il materiale fonico al Settecento, con ben 19 canne che per un piccolo tempio isolano hanno la loro importanza. L’antico strumento musicale è stato periziato dalla società Ars Organi di Foligno che ne consiglia, ovviamente, il restauro.
Con quest’organo ho ascoltato un po’ intimidito per la prima volta la musica sacra, seppure in versione autodidatta. A pestare sui tasti, mentre i piedi erano impegnati a mettere in moto i mantici, era infatti Francesco Vitiello, più conosciuto come “U Sorecillo”, che aveva ereditato passione e funzione da “Totonno i Castagna”, primo organista ufficiale a mia memoria dell’organo di Le Forna. Matrimoni, prime comunioni, cresime, messe solenni, funerali, erano accompagnati dai larghi movimenti musicali che echeggiavano prepotentemente sotto le volte e un po’ spaventavano i più piccoli. L’organo, importante oggetto della nostra storia, attende di essere restaurato. Padre Salvatore, attuale titolare della Parrocchia, ha lanciato un appello perché l’organo sia riportato alla funzionalità. Osiamo sperare che l’invito sarà sicuramente accolto.
Giuseppe Mazzella