di Francesco Ferraiuolo
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Tempo fa abbiamo già avuto modo di occuparci delle Misure di conservazione finalizzate alla designazione delle ZSC (Zone Speciali di Conservazione) ai sensi della Direttiva 92/43/CEE e del DPR 357/97 e s.m.i (leggi qui) che assieme ai Siti di Interesse Comunitario (SIC) e alle Zone di Protezione Speciali (ZPS) concorrono alla costituzione della Rete Natura 2000 il cui obiettivo è la salvaguardia della biodiversità in tutti gli stati membri dell’Unione Europea, mediante la conservazione di alcuni habitat naturali di particolare pregio, nonché della loro flora e fauna selvatica.
Tali misure interessano in materia incisiva le nostre isole. In questi giorni si va completando la definizione dei SIC marini riguardanti i fondali circostanti Ponza, Palmarola e Zannone di cui la Regione Lazio ha proposto delle bozze con un termine di formulare osservazioni entro il 4 settembre prossimo (vedi nota in calce)
Sulla materia, complessa e di non facile approccio, il consigliere di minoranza Francesco Ferraiuolo ha fornito il proprio contributo con una serie di considerazioni poste all’attenzione del Sindaco.
Di seguito il relativo documento inviato alla Redazione del sito per la relativa pubblicazione.
La Redazione
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Al Sindaco del Comune di Ponza
Oggetto: osservazioni sulla proposta della Regione Lazio circa le misure di conservazione dei SIC marini riguardanti le Isole ponziane.
Egregio Sindaco,
la Regione Lazio ha trasmesso, in bozza, le misure di conservazione dei SIC (Siti di Interesse Comunitario) marini riguardanti i fondali circostanti le Isole di Ponza, Palmarola e Zannone, finalizzate alla designazione delle ZSC (Zone Speciali di Conservazione) ai sensi della direttiva 92/43/CEE (Habitat) e del DPR 357/97 e s.m.i.
Al riguardo, poiché la pubblicazione all’albo on-line del Comune di Ponza dei detti atti cesserà il 4 settembre p.v. ed entro e non oltre tale data potranno essere presentate le osservazioni da parte dei portatori d’interesse sui contenuti in essi proposti, ritengo che l’Amministrazione Comunale di Ponza in primis abbia il dovere di portare all’attenzione della Regione Lazio, mediante un atto deliberativo, le pesanti criticità che l’adozione dei provvedimenti in oggetto comporterebbero per la popolazione e per l’economia locale.
Con la presente, in qualità di consigliere comunale, mi pregio, quindi, di fornire il mio modesto punto di vista mediante la proposizione delle seguenti considerazioni che, spero, nella misura in cui – con la sua maggioranza – le riterrà condivisibili, la S.V. vorrà utilizzare ai fini dell’elaborazione e presentazione delle osservazioni del Comune di Ponza alla Regione Lazio in riferimento alle proposte misure di conservazione di cui all’oggetto.
In via preliminare, ritengo utile far presente che:
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Il perimetro dell’isola di Ponza per il 97% è interessato dal P.A.I., il che ha determinato che per motivi di sicurezza non si possa stazionare (e di conseguenza fare alcuna attività di pesca, balneazione ed ormeggio) lungo le coste interessate; la Regione Lazio prima di pensare ad ulteriori divieti, sebbene previsti da direttive comunitarie, dovrebbe preoccuparsi di mitigare quelli esistenti. Il Comune di Ponza, con l’ordinanza n. 36 del 2 maggio 2016, ha interdetto lo stazionamento fino a 25 metri dalla costa nelle zone del “Core”, “Arco naturale”, “cala Inferno”, “cala Gaetana”, “Le Felci”, “Lucia Rosa”,”Chiaia di Luna”, e “settore D di Frontone”. Lo stesso dicasi per Palmarola nelle zone di “Vardella” e di “Vricci”. In pratica trattasi delle zone più apprezzate e frequentate dai diportisti per l’attività di balneazione, i quali, a tale fine, attualmente sono costretti ad ormeggiarsi al largo, oltre la fascia di mare interdetta.
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Le esigue aree riservate alla balneazione dal Comune risultano essere: “Frontone” con esclusione del settore D, la spiaggia, le piscine naturali e la “caletta” di cala Feola, cala dell’Acqua, cala Fonte. A Palmarola la zona riservata alla balneazione è solo quella della cala del Porto.
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L’isola di Zannone è inclusa nel Parco Nazionale del Circeo, il che comporta che vi sia una fascia di rispetto di mare pari a 200 metri dalla costa per tutto il perimetro dell’isola.
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Aggiungasi che per disposizione dell’Ufficio Circondariale Marittimo (ordinanza n. 09/2014), nelle zone di mare riservate alla balneazione, cosi come individuate dal Comune, nella fascia di 200 metri dalla battigia (se spiagge) oppure di 50 metri dalle scogliere in presenza di coste alte o a picco sul mare, è fatto divieto di navigare, ancorare, sostare, pescare, ecc.
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Nelle piccole isole, com’è il caso dell’Isola di Ponza, l’attività di noleggio delle unità da diporto rappresenta una delle voci più importanti e qualificanti il settore del turismo locale. Anche per l’esiguità delle zone riservate alla balneazione, nonché per la difficoltà di raggiungere le stesse via terra, il turista ricorre frequentemente al noleggio di una barca per potersi immergere in mare. Nel nostro arcipelago, dotato di incomparabili bellezze naturalistiche, molto richieste sono le brevi gite turistiche costiere, le visite ai faraglioni, alle grotte, alle baie ed alle spiagge più esclusive e caratteristiche, la possibilità di fare un bagno o la semplice osservazione dei fondali marini e, comunque, tutte quelle micro-attività marittime legate al periodo stagionale estivo. Il mezzo più adatto per consentire le predette attività è il natante, o, comunque, l’imbarcazione anche sui 15 mt. di lunghezza f.t., che per le sue modeste dimensioni meglio si adatta alla bisogna; l’utenza turistica, specie quella occasionale ed interessata a gite di poche ore, infatti, predilige la locazione di tali unità da diporto.
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A quanto sopra sono da aggiungersi le numerosissime unità da diporto privato, sia dei residenti che dei villeggianti.
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Il flusso più intenso delle imbarcazioni da diporto si registra solo nel periodo di agosto (solitamente dalla seconda settimana) e nei fine settimana/ponti festivi dei mesi di giugno, luglio e settembre, quando le condizioni meteomarine sono favorevoli.
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Per quanto riguarda la piccola pesca professionale, nelle proposte zone SIC viene effettuata una limitata attività da parte di un modesto numero di pescatori locali, di specie ittiche non vietate dalle norme SIC e ZPS, con ridotte attrezzature tradizionali.
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Con ciò, si può ragionevolmente ritenere, rilevando la situazione di fatto, che l’attività di pesca e diportistica come sopra spiegate – quest’ultima esercitata da decenni sempre in periodi così limitati – abbiano un modesto impatto e non producano danni irreversibili alle praterie di posidonia ed alle scogliere, dato che lasciano la possibilità di usufruire dei tempi lunghi per la loro rigenerazione.
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La presenza dei divieti sopra menzionati, la chiusura della spiaggia di Chiaia di Luna, l’impossibilità di raggiungere le altre spiaggette disseminate lungo il periplo dell’isola, il divieto per legge di fare il bagno alle spiagge che si affacciano nel porto di Ponza (S. Antonio, Giancos e S. Maria), determinano che la balneazione possa essere consentita solo ormeggiandosi a distanza di sicurezza dalla costa e direttamente dalle imbarcazioni; ciò già nelle attuali condizioni comporta disagi notevolissimi, contrazione di flussi turistici e danno economico non indifferente, tenendo presente che l’economia dell’isola si basa quasi esclusivamente sulle attività del mare, alle quali è collegato tutto l’indotto a terra.
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La presenza degli ulteriori divieti imposti dalle norme SIC implicherebbe, quindi, un gravissimo nocumento alle attività del mare, che si riverserebbe in termini drammatici sull’economia dell’isola. La vasta presenza delle praterie di posidonia, specie nel versante Est dell’isola (che, peraltro, a differenza del versante Ovest, nel periodo estivo è maggiormente frequentato dalle barche in quanto pochissimo interessato dalle traversie dei venti del 1° e 2° quadrante), comporterebbe da parte del gestore la quasi impossibilità di individuare l’ormeggio libero proprio nelle zone più belle e di maggiore gradimento dei villeggianti. Né è pensabile che l’attività balneare si possa fare in appositi campi boa da attrezzarsi per l’ormeggio delle piccole imbarcazioni – sia da diporto privato che da noleggio – che costituiscono la parte preponderante, insieme ad altre attività quali il diving, ecc., dell’intera attività turistico/balneare; come sarebbe oltremodo assurdo sottoporre il villeggiante (ed il residente) ad un tale tipo di obbligata e ridicola balneabilità, gravandolo anche di un balzello a ristoro dei costi di realizzazione e di gestione del campo boa.
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In effetti, Il campo boa, quello, per intenderci, per le grandi unità da diporto turistico, deve avere la funzione di dare un ormeggio ordinato ed in sicurezza con servizi nel corso della stagione turistica estiva ed ha una sua validità se è posto in prossimità delle aree portuali ed abitate raggiungibili in breve tempo. Da questo punto di vista, sembrerebbe accettabile l’idea di posizionare dei campi boa a Frontone ed a Cala Feola, ma non a Palmarola, alla Parata, alla cala del Core, alla cala Gaetana, alla cala Schiavone, a Chiaia di Luna, che insieme alle tante cale e spiaggette sopra menzionate, sono zone suggestive dove si staziona per fini balneari; occupando le zone predette con i campi boa si precluderebbero gli spazi di balneabilità ad un importante e strategico segmento turistico che, altrimenti, andrebbe perso.
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Inoltre, quando si manifestano le mareggiate dal 1° e 2° quadrante, le imbarcazioni, per motivi di sicurezza, si spostano sottovento e vanno ad ancorarsi lungo la costa dell’isola che affaccia ad Ovest (solitamente nelle baie di Chiaia di Luna, Lucia Rosa, cala Feola, cala dell’Acqua, cala Cecata); al contrario, quando le mareggiate provengono dal 3° e 4° quadrante, tali unità vanno ad ancorarsi lungo la costa dell’isola che affaccia ad Est (solitamente nelle baie della Parata, Porto, Frontone, Core, Arco Naturale, cala Gaetano). La presenza del divieto del libero ancoraggio pregiudicherebbe non poco tale importantissimo aspetto che riguarda la sicurezza del naviglio e la salvaguardia della vita umana in mare (non è raro che durante la tempesta le navi di passaggio si riparino lungo le coste isolane, le quali per tale eventualità dovrebbero essere escluse dal divieto di ancoraggio).
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L’interesse pubblico alla conservazione dell’ambiente è ben comprensibile ma nella comparazione degli interessi è da considerare se quello relativo alla sopravvivenza della popolazione locale non sia preponderante e quindi maggiormente da tutelare, anche tenendo presente che con i divieti attualmente operanti l’ambiente sarebbe già abbastanza difeso.
Ciò premesso ed alla luce delle considerazioni esposte sarebbe opportuno chiedere alla Regione Lazio di esaminare la possibilità di soprassedere alla imposizione degli ulteriori vincoli SIC o quantomeno limitandoli agli aspetti che non abbiano a pregiudicare l’economia dell’isola, già sotto pesante stress, che si basa, ripeto, quasi esclusivamente sulle attività del mare e turistico balneari, nel limitato periodo di una quarantina di giorni estivi. In tutti i casi, dovrebbe essere specificata, uscendo dalla genericità e senza equivoci, la titolarità della gestione delle zone SIC in capo al Comune di Ponza che avendo la conoscenza piena delle problematiche locali, è l’Ente che può operare nella maniera più adeguata.
Pertanto, si dovrebbe chiedere, in particolare:
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di escludere dai SIC la zona di mare antistante la spiaggia di Santa Maria ove si svolge l’attività cantieristica annuale e di approdo estivo ai pontili nonché di Cala Feola ove all’atto si svolge un’intensa attività balneare, di noleggio e di ancoraggio.
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di prevedere una fascia di mare lungo le coste di Ponza e Palmarola di almeno 250 metri di larghezza, oltre quella interdetta dal Comune e dall’Ufficio Circondariale Marittimo, in cui si possa consentire l’ancoraggio libero e l’attività di balneazione con le imbarcazioni da diporto.
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di permettere alla piccola pesca professionale e sportiva di poter continuare ad usare gli attuali attrezzi di cattura nelle zone SIC, come previsti dalle norme vigenti.
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di armonizzare e ridurre al minimo necessario i divieti imposti dalle diverse Autorità si che il cittadino possa avere precisamente chiaro ciò che gli viene consentito di poter fare. L’accavallarsi dei divieti in maniera confusa in un posto che spinge ad un’idea di libertà è estremamente nocivo all’immagine del luogo e all’attività di svago che deve contraddistinguere una località turistica; ciò può portare all’affievolirsi dell’interesse del turista verso l’isola e, pertanto, si deve fare del tutto per evitare che le persone si sentano chiusi in gabbie a guisa di scatole cinesi, che sembrano essere, mi si passi l’ironia, le nuove, moderne modalità di confino.
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che, comunque, la Regione Lazio, prima di tutto, metta in atto le azioni tese a mitigare il rischio PAI per far si che tante cale e spiaggette ritornino nella fruibilità dei bagnanti, a cominciare dalla spiaggia di Chiaia di Luna.
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di consentire, infine, quantomeno ai mezzi di linea, di poter superare nella zona SIC, piuttosto estesa, la velocità delle sei miglia orarie ad evitare che i tempi di percorrenza tra l’isola ed i porti della terraferma, già all’atto abbastanza lunghi, risultino ancor più penalizzanti e sgraditi ai residenti ed ai turisti. Lo stesso dicasi per le barche da pesca per la necessità di portare il pescato fresco a terra nei tempi debiti. Si potrebbe ovviare con l’obbligo di una più attenta attività di vedetta.
Ponza, lì 27 agosto 2016
Il Consigliere Comunale
(Francesco Ferraiuolo)
Nota: per la lettura degli atti riguardanti la materia di cui si tratta pubblicati sul sito del Comune il 2 agosto scorso, completi delle mappe scaricabili aggiornate al 2016 di Ponza, Palmarola e Zannone, collegarsi al seguente link: “Regione Lazio – Proposta in bozza di misure di conservazione SIC marini”
vito favata
19 Dicembre 2016 at 16:35
In merito all’articolo del quotidiano Latina oggi del 19.12.2016 (leggi in Rassegna Stampa – NdR) riguardante: Arriva la Zsc, un mare di divieti, Da Torre Astura a Sperlonga quattro aree da proteggere. I sindaci non hanno mosso un dito. Solo Vigorelli salva Ponza.
Mi viene da dire:
“Bravo il sindaco o il consigliere di minoranza che per tempo ha svegliato il cane che dormiva fornendo un ottimo contributo all’amministrazione? Ecco ciò che aveva scritto Ferraiuolo a Vigorelli prima che scadessero i termini” (nell’articolo di base – NdR).