di Annalisa Vitiello
.
La sera del 26 luglio si è tenuto un incontro molto importante al Grand Hotel Santa Domitilla sull’idraulica e le cisterne romane a Ponza in epoca romana.
A parlare è stato il geologo Leonardo Lombardi, uno dei massimi esperti al mondo di idraulica di quell’epoca.
Con un fare molto amichevole e spontaneo ha spiegato dettagliatamente, ai tanti presenti, tutto ciò che gli antichi romani avevano costruito qui a Ponza per poter raccogliere e distribuire l’acqua. In particolar modo si è soffermato ed ha descritto l’acquedotto di Cala dell’Acqua, la diga di Giancos e le cisterne romane distribuite nella zona del porto.
Ponzaracconta ne ha parlato spesso attraverso gli scritti del professore ma conviene ripassare quanto è stato narrato ieri sera.
L’acquedotto di Cala dell’Acqua era stato costruito per la maggior parte in sotterranea ed era alimentato da una sorgente d’acqua situata nell’omonima cala, a Le Forna.
Acqua che veniva poi convogliata con un lungo percorso in un enorme serbatoio situato al di sotto dell’attuale chiesa di Santa Maria. Lungo circa 4 km aveva una pendenza costante ed era impermeabilizzato con il “cocciopesto”, un intonaco idraulico realizzato con i cocci delle anfore mischiati con la pozzolana e la calce.
Sul suo percorso erano stati costruiti dei pozzi che ne davano la pendenza e la direzione.
Di questo acquedotto non è rimasto molto; se ne possono osservare dei resti proprio a Cala dell’Acqua, al Core e a Frontone; il resto è andato quasi tutto distrutto nel tempo.
La diga di Giancos
Quando anni fa il Prof. Lombardi si trovava sull’isola per studiare le opere idrauliche romane ebbe l’occasione di studiare una struttura unica nel suo genere: una diga romana, situata in località Giancos. Per un periodo lunghissimo non venne riconosciuta come tale, anzi, inizialmente si credeva fosse un ponte ma, non avendo i fori per il passaggio dell’acqua piovana, l’idea venne abbandonata.
Oggi finalmente è stato posto un vincolo sulla diga di Giancos, riconoscendone l’ unicità.
Nella sua monografia delle isole ponziane Tricoli descrive alcuni mosaici, tipici delle terme, che si trovavano sul muro della diga e proprio questo ha fatto ipotizzare a Lombardi l’idea che quella diga servisse per contenere acqua piovana che veniva utilizzata poi da un impianto termale posto più sotto.
E’ un’ipotesi che necessita di conferme perchè a Ponza non sono ancora stati rinvenuti i resti di una terme, anche perché non sono mai stati effettuati degli scavi archeologici.
Le cisterne
Tra la zona del porto e Santa Maria sono state censite 32 cisterne e di queste Lombardi ha avuto la possibilità di visitarne 12, durante i suoi studi passati.
Le cisterne servivano esclusivamente per raccogliere e contenere acqua piovana. Alcune erano di dimensioni enormi, come la Cisterna di Via Parata o la Grotta del Serpente che aveva una capacità di circa 6000 mc3, altre invece erano di dimensioni più ridotte.
Erano collegate fra di loro, a piccoli gruppi, da tubature scavate sottoterra ed erano impermeabilizzate dal cocciopesto.
Ad oggi quelle visitabili sono la Cisterna della Dragonara e la Cisterna di Via Corridoio.
Il fatto che a Ponza fossero state costruite tutte queste opere idrauliche non può essere spiegato se non con la presenza costante di una parte della flotta militare romana nelle acque ponzesi, posta qui a protezione delle coste laziali.
La conferenza è durata circa due ore, durante le quali il Prof. Lombardi ha parlato con grande passione dei suoi studi ponzesi e ha risposto alle numerose domande che il pubblico gli ha rivolto.
Sentendolo parlare si percepiva l’amore che ha per il suo lavoro ma soprattutto l’affetto che prova per quest’isola.
Fondamentale sottolineare come queste opere vadano preservate e protette, sia per la loro importanza storica che per quella ingegneristica.
Martina Carannante
30 Luglio 2016 at 12:38
Solo ora riesco a trovare un po’ di tempo per scrivere due parole sull’ incontro di qualche giorno fa. Mi accodo al ringraziamento di Annalisa e di Franco, a Leonardo Lombardi per aver spiegato in maniera chiara e spontanea il sistema idraulico romano a Ponza. La serata è stata molto piacevole, le persone che vi hanno preso parte erano numerose: tra ponzesi e villegginati, tra vecchi amici di Leo e nuovi curiosi. Secondo il mio punto di vista, questa, è stata una serata doverosa. I ponzesi devono conoscere la loro terra, così come i turisti devono sapere la vera storia di Ponza e non storielle narrate per compiacerli. Finalmente, con questo incontro, ho avuto modo di conoscere in prima persona Leonardo Lombardi, così come sentire dalla sua voce spiegazioni che avevo trovato molto accurate nel suo libro, ma che dal vivo sono tutta altra cosa! Le domande sono state numerose e hanno toccato tutti gli argomenti trattati, ma la cosa che più mi ha fatto riflettere è la quantità d’acqua che c’era a Ponza. Secondo la teoria di Lombardi, la nostra isola, in epoca romana, era abitatissima e aveva una riserva d’acqua (data dalle numerose cisterne e dall’acquedotto) enorme. Oggi, dopo più di 2000 anni ci troviamo a dover importare l’acqua dalla terraferma, Napoli o Gaeta, ad essere serviti da navi cisterne dove, in estate, spesso e volentieri, si rimane senz’acqua. Leo non ha dato un numero preciso di persone risiedenti sull’isola, ma se fosse pari al numero di risiedenti in estate oggi, questo sarebbe il segno lampante che nel corso dei secoli è stato sbagliato qualcosa.