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Ieri sera al bar, mi si avvicina Ciro e mi dice: “Martina ho saputo una notizia triste, però, sul sito ne dovete assolutamente scrivere; nei giorni di San Silverio è venuto a mancare Renato ‘i Pasqua“.
Rimango allibita. Ormai erano più di dieci anni che era andato via da Ponza e non si avevano più notizie di lui, però questa mi aveva scosso. Ciro mi dice che un po’ di tempo fa aveva chiesto di lui, tramite conoscenze, ad un fratello che viveva in Belgio. Renato era lì da lui, in una casa di riposo lontanissimo dalla sua amata isola. Qualche giorno fa è arrivata la notizia della scomparsa dalla sorella che vive in Italia del Nord.
Renato è stato un’istituzione ponzese. Nella società aveva numerose mansioni: era il netturbino di quartiere, del Porto, perché non c’era casa dove non passasse a recuperare il sacchetto dell’immondizia, Era lavoratore attento e scrupoloso, né carte e né cicche trovavi in strada; era colui che faceva il falò del venerdì santo.
Raccoglieva la legna, l’ammucchiava in spiaggia, faceva falò spettacolari che illuminavano la spiaggia e riscaldavano la folla. La maggior parte dei ponzesi lo ricordano proprio per questo.
Sandro ricorda diversi “one man show” di Renato. Di non troppi anni fa quando, accumulata l’enorme catasta di materiale da bruciare con giorni e giorni di lavoro e tutto pronto per fare il focarazzo la sera del Venerdì Santo, all’incontro a Sant’Antonio del Cristo con la Mater dolorosa, arrivava il mezzo dei Vigili del Fuoco e il contrordine: Non si può fare… Troppo alto, troppo vicino alle case..!
Quello era il momento di Renato… Invasato e chiamando a testimoni (…diciamo così!) tutti i santi del paradiso, sfuggiva ad ogni controllo e appiccava il fuoco. Il Santo, la Madonna e le autorità tutte assistevano benevoli e tutto sommato sollevati che il fuoco alla fine si fosse fatto!
Franco De Luca, forse inconsciamente, lo ha ricordato qualche giorno fa in una sua poesia: ‘A festa ‘i Renato.
Enzo Di Giovanni ricorda Renato come una “buona forchetta”, era un amante del cibo, in particolare delle uova sode, pare che facesse addirittura scommesse su quante ne riuscisse a mangiare. Spesso lo si trovava fuori la pizzeria ponzese ad aspettare e mangiare il suo pollo al forno… ne andava pazzo!
Mimma ricorda come Renato fosse ligio al dovere, passava nella sua zona, salita… per recuperare il suo sacchetto dell’immondizia. Era una persona semplice, amava stare in compagnia e fare dei grandi banchetti per il suo compleanno. Invitava i suoi amici ed offriva una bellissima festa, in prima fila – un altro ricordo – Giulio il pescatore.
Renato era conosciuto anche a Le Forna, tanto che Sandro Vitiello, lo ricorda sposato proprio ad una fornese. Non tutti conoscono questo particolare, perché il matrimonio fu breve, Candida morì molto giovane.
I ragazzi di Ponza, lo ricordano scontroso, in realtà era un po’ burbero, ma i giovani si divertivano a prenderlo in giro nei più svariati modi, proprio perché aveva difficoltà a stare allo scherzo.
Renato era una persona vera, chiunque gli riconosceva ciò e il suo ruolo importante nella società. E’ stato un pezzo di questo mondo e ha lasciato il suo indelebile ricordo.
silverio lamonica1
15 Luglio 2016 at 15:08
Renato, mio coetaneo: nati entrambi nel 1941 a Ponza, mio amico e compagno di partito: entrambi militavamo nel P. C. I. A noi inesperti, insegnava ad attaccare i manifesti; spalmata di colla sulla parete dove veniva svolto il tazebao arrotolato e … il gioco era fatto. Attivissimo nel mantenere in ordine la sezione del partito in Via Salita Croce, in occasione dei comizi nell’approntare il palco e nelle feste dell’Unità (mi riferisco,ovviamente, agli anni ’70 quando il P.C.I era al suo massimo splendore). Ricordo, come amministratore comunale e soprattutto come cittadino, la sua serietà professionale nel curare, in maniera veramente impeccabile, la pulizia delle strade e delle piazze – cui si è già fatto ampiamente cenno – e in autunno le foglie dei platani che cadevano copiose dagli alberi a Sant’Antonio, erano la sua ossessione e la sua disperazione: “Silvè, ma chist’alberi nun se ponne taglià?” Mi chiedeva indispettito. Ed io a stento cercavo di rassicurarlo: “Renà, ‘i ffoglie secche nun so mmunnezza!” Scettico, scrollava il capo.
Nella sua semplicità ha dato una lezione di vita a tutti noi: il lavoro è sacro e va svolto con il massimo impegno, passione e serietà.
Grazie, carissimo Renato, ci mancherai.
Teresa Zecca
16 Luglio 2016 at 17:36
Ho appena appreso della scomparsa di Renato e così lo voglio ricordare: legato alla sua devozione per S. Giuseppe. Già dopo un mese dalla festa cominciava a fare il conto alla rovescia per la successiva; ogni volta che incontra me, o qualcuno del comitato, senza neanche salutare diceva: ” mancano 360 giorni a San Giuseppe!!” – e così andava avanti tutto l’anno – con forte spirito di attesa che si era ridotto negli ultimi tempi in cui il computer faceva suonare le campane in automatico. Tutto ciò perché il compito di Renato, a S. Maria, era suonare le campane. Quanta tenacia ci metteva! Lui custodiva gelosamente le chiavi del cancello di accesso al tetto della chiesa; ne aveva il monopolio. Ogni tanto io ed Eugenio scavalcavamo per andare a suonare le campane e lui si arrabbiava. Ah che ricordi! Ciao Renato
Umberto Prudente
17 Luglio 2016 at 12:21
Nelle giornate delle festività di San Silverio un amico di Giancos mi aveva messo al corrente della morte di Renato Pasqua.
Al momento della notizia e leggendo le note proposte da Ponzaracconta, mi sono ritornati in mente alcuni aneddoti che vorrei esternare.
Premetto che conoscevo Renato fin dalla mia nascita perché la madre, Giovannina, faceva le pulizie a casa nostra.
Giovanissimo io accompagnavo mio padre Ernesto a Palmarola, dove rimanevamo per intere settimane, per cui c’era la necessità di portare derrate ed altro da giù Vardella sopra la Grotta dell’Acqua.
Questo compito era svolto da alcuni personaggi tra cui Renato che mi impressionò per la rapidità con cui affrontava, a piedi, la ripida salita con carichi pesanti, tanto che lo soprannominai “il furgone senza ruote”. Nel tempo ogni tanto ricordavamo quei momenti.
Il secondo aneddoto si riferisce a quando organizzavo il torneo di calcio su spiaggia.
Renato mi tempestava con la richiesta di partecipare al torneo ed in cambio avrebbe offerto un pranzo – sua fissazione offrire pranzi -, a tutti i partecipanti.
Così che nell’agosto 1976, giusto quarant’anni fa, mentre in Italia imperversava lo scandalo di corruzione “Lockheed” (siamo sempre alle solite in Italia), insieme a degli amici organizzammo una partita, diventata mitica, di calcio sulla spiaggia tra i “MAC CAC DI TEL AVIV” e i “TARALLUCCI & VINO”, la squadra più simpatica di sempre, senza mai una vittoria nel torneo.
Renato già da un mese prima indossava una maglietta azzurra con cucito sopra il numero 1, che non ha più tolto da dosso fino alla partita, tale era la sua gioia di giocare ed anche per l’interesse mostrato della gente.
L’incontro, da me arbitrato, ebbe enorme successo di pubblico dati i soggetti coinvolti.
Ora dovrei elencare i nomi dei giocatori e le loro gesta nella partita e nel dopo, ma mi interrompo perché dovrei ricordare, e non me la sento, tanti nostri cari amici che sono scomparsi prematuramente in giovane età.
Grazie e saluti
Umberto Prudente