proposto e tradotto da Silverio Lamonica
Propongo ai lettori di Ponzaracconta questo testo della scrittrice e artista americana, Nancy Lytle, vissuta per cinque anni in Italia, dove ha composto i manoscritti per due romanzi e vari saggi di viaggio. Attualmente vive a Santa Fe, New Mexico (dal blog http://nancylytle.blogspot.it/2005/03/neighborhood-goddesses.html).
Il testo originale in inglese è al link: http://www.slowtrav.com/mindseye/20040823.htm
Traducendo, ho diviso l’articolo in tre parti, con dei sottotitoli, in modo che possa essere pubblicato in tre puntate.
Il “reportage” risale al 2004, quando il traghetto per Formia pernottava a Ponza e la spiaggia di Chiaia di Luna era ancora aperta e fruibile…
S. L.
Ponza è solo per chi ama il mare
di Nancy Lytle
- Il primo approccio con l’isola dal panorama spettacolare
Emergendo da una fantasticheria ispirata dal mare, mi resi conto che l’isola di Ponza era bellissima. Sorgenti da un mare verde, i faraglioni a picco apparivano magici, non manomessi dall’uomo. A prima vista, appena la nave si avvicinò di più, Ponza si presentava come un paradiso italiano, un’impassibile Bali Hai (isola immaginaria e irraggiungibile, descritta nel musical “South Pacific” di Rodgers e Hammerstein, 1949 – da Wikipedia n. d. t. ).
Mi scossi superando quella sorta di incantesimo e mi alzai, guardandomi il corpo che mi appariva simile ad un congegno meccanico attorno alla poltrona. Fissando continuamente il mare per tre ore, mi ero immersa in una sorta di universo parallelo, per cui sentivo il bisogno di uscirne, per essere pronta a scontrarmi con la mia amica.
Mi appoggiai al parapetto, improvvisamente bollente al sole. Il mio traghetto da Anzio si lasciava quasi andare alla deriva nella piccola baia della cittadina di Ponza, i motori erano al minimo, mentre io riuscivo a vedere centinaia di persone sulla banchina, in mezzo a bagagli e attrezzature da spiaggia. Sembravano in procinto di salire su una barca con la scritta “Napoli” sulla poppa. Sotto un sole cocente c’era un vociare irritante, addolcito da bambini iperattivi.
Appena la nave cominciò a girarsi , presentando la parte posteriore alla banchina, cercai la mia amica e finalmente la individuai.
Floriana se ne stava un po’ in disparte dalla calca, sulla banchina sbiancata dal sole, agitandosi languidamente. Era terribilmente abbronzata, indossava un bikini rosso con un foulard di tipo esotico che le fasciava i fianchi. Un vistoso copricapo di paglia nero le nascondeva i biondi capelli corti e gli occhiali da sole che sembravano perfino fatti a mano sotto quell’ampia tesa.
Marina, acquerello di Nancy Lytle
Da poppa si abbassò il ponte e coi bagagli a tracolla scesi la rampa, tra motoscooter e auto; alcune avevano a rimorchio perfino barche e roulotte, dalla nave venivano “sparate” sulla banchina nel classico frastuono italiano.
– “Ciao Cara!” – Floriana si annunciò avanzando a passo di samba, trasmettendo un fresco relax.
– “Sei pronta per divertirti?” Ci abbracciammo forte, scambiandoci baci sulle guance, quando il mezzo per Napoli emise un sonoro fischio di sirena.
Floriana rideva: un carillon d’argento di cui avvertivo la mancanza. C’erano tante cose da rimettere assieme e vi impiegammo due intere settimane.
L’isola di Ponza è stretta, veramente stretta, dalla forma irregolare: una mezzaluna davvero affascinante, all’incirca solo due chilometri larga nella parte più ampia e lunga circa dodici (sette n. d. t.) chilometri. Proprio il residuo di un antico cratere vulcanico, Ponza è una delle cinque aspre isole nel gruppo delle pontine che “oziano” nel Mare Mediterraneo, tra Roma Napoli.
Ponza sorprende il visitatore, dal punto di vista geologico, con le sue spettacolari falesie di color bianco puro, giallo ocra, nero con sfumature di blu-grigio. Archi naturali, guglie di pietra, grotte seducenti luccicano nelle acque smeraldine che circondano l’isola.
I romani, ai tempi di Tiberio, trascorrevano qui le vacanze, costruendo delle piscine decorate per l’allevamento dei pesci, all’interno di grotte marine e perforando la dura roccia per (raggiungere) le spiagge preferite come Chiaia di Luna e il villaggio di Santa Maria. Oggi, dopo duemila anni, i rumori di quelle persone e di ciò che trasportavano, ancora echeggiano in queste antiche, ma tipiche realizzazioni di ingegneria romana.
A Ponza ogni cosa ruota intorno al mare e alle barche. Poiché Ponza è arida, l’acqua che mantiene in vita l’isola è trasportata giornalmente da navi cisterna che impiegano dodici ore per ogni operazione fuori dal porto, per pompare la sostanza vitale nel sistema idrico di Ponza. Lungo la banchina del paese, le barche multicolori da pesca e da diporto (giro dell’isola), sono comodamente ormeggiate assieme. E le pescherie, con la varietà di pesce freschissimo, sono a pochi passi attraversando il selciato. Durante i mesi estivi, barche da diporto di gente “non così ricca e famosa” circolano costantemente all’interno e fuori della baia o vi si ormeggiano in continuazione.
Molte di queste barche da diporto private, arrivano e partono a rimorchio di auto caricate sui traghetti, le navi da trasporto giornaliere con rotte su Ponza da Anzio, Formia e Terracina.
Gli aliscafi, più veloci, imbarcano persone senza auto e viaggiano con maggiore rapidità. I gommoni onnipresenti, in gran quantità, coi motori fuoribordo, sono utili per raggiungere e fare il bagno ai faraglioni e alle spiagge preferite, quasi tutte irraggiungibili tranne che dal mare. Tutto sommato, a Ponza il piacere di stare al mare dipende dalle barche e dall’assenza di onde.
Floriana ed io salimmo su un piccolo taxi scoperto, con un’allegra tettoia blu increspata, e andammo fuori da Ponza centro, per una stradina abbarbicata alla roccia, fino a che fummo in alto, sopra la baia. L’aria diventò più fredda, “fresca” , come sentivo dire spesso dagli italiani. Giù, il mare era smeraldino con riflessi di un blu carico.
La mia amica ha trascorso le ultime quattro settimane all’insegna della vacanza tradizionale: lontana dal suo lavoro di Roma. Ha da fruire ancora di due settimane, e lo farà con me. Appena il taxi imboccò pigramente la strada, ella cominciò a chiacchierare di pesci, gite in barca alle spiagge preferite, di un caffè dove ha cantato per alcune sere, accompagnata dalle note di un sassofono.
In cima ad un’alta collina, la casetta bianca e blu che Floriana ha preso in affitto, aveva un aspetto gradevole in mezzo agli alberi di fichi carichi di frutti. Dal terrazzo guardavamo in giù verso il porto e le casette del paese a forma di scatole, sparpagliate sulle colline vulcaniche. Il traghetto che mi aveva trasportato da Anzio era ormeggiato per la notte nel centro della piccola baia, mentre il sole era basso dietro la casa. Da una parte all’altra del porto le case sfalsate risplendevano nelle varie tinte color pastello, tipiche dello stile mediterraneo, in un effetto straordinario.
Le case dell’isola sono per lo più nel tradizionale stile ponzese, cubi dalle tinte color pastello, tenuti assieme da singolari cupole basse sui tetti piatti, che corrispondono alla parte più alta di ciascuna stanza. Una volta dentro, trovi che le cupole formano soffitti con volte a botte che in estate danno un effetto di frescura. Il numero delle case raggruppate sui bordi delle scogliere a picco sul mare e abbarbicate lungo i pendii di profonde vallate, è sostanzialmente modesto. L’isola non è edificata oltre il fabbisogno, o carica di nuove brutte strutture invadenti, come molte località di mare italiane.
Appena sturò una bottiglia di vino ponzese color paglierino, Floriana mi disse che Ponza è cambiata molto poco nei venti anni in cui vi è stata a trascorrere le vacanze.
– “Ponza è un’isola che si autolimita, dal momento che non è facile trovare vaste zone balneabili , bisogna percorrere sentieri ripidi o essere trasportati in barca” – disse guardandomi negli occhi e continuò: – “Così un gruppo di persone, relativamente contenuto, trascorre qui le vacanze, di solito mai americani.
Sorseggiammo il vino fruttato, deliziosamente freddo. “Inoltre i ponzesi hanno limitato severamente i video game e le discoteche, un tipo di divertimento che si possa trovare qui (non di frequente). Così l’isola non è chic né grossolanamente appetibile dagli adolescenti”. Floriana sorrise – “Questo è il motivo per cui la amo”.
Dalla terrazza fuori le camere da letto del casale, godevamo la vista del porto e di Ponza centro, il fulcro principale dell’isola.
Colori intensi dominavano la scena, le tonalità variegate di un blu diffuso ma carico del mare e del cielo, in contrasto coi verdi tenui delle colline a terrazze e, naturalmente, le case rosa, gialle, azzurre e bianche creano motivi cubisti che mutano nel corso della giornata. Dalla nostra posizione vantaggiosa potevamo monitorare l’arrivo e la partenza di traghetti, aliscafi e di tutte le altre navi che attraversano il porto, distinguere il dissolversi lento delle scie nell’acqua azzurrina. Potevamo vedere in basso il lungomare percorso ogni quindici minuti dai piccoli autobus blu diretti a Le Forna, una specie di considerevole villaggio, più in là a nord di Ponza, e ancora oltre, La Piana e alla fine della strada case sparse e bar che rievocano uno dei posti anonimi messicani o dei sogni (completi di fichi d’india).
Ogni piccolo luogo abitato di Ponza ha le proprie speciali vedute spettacolari e posti per fare il bagno, come le Piscine Naturali, scendendo da Le Forna per una ripida gradinata in pietra. Questo è un posto incantevole dove il mare incontra formazioni di bianche rocce ondulate.
Prendendo il sole e nuotando a Le Piscine, una vecchia peschiera romana (sic!) , si trascorre un memorabile pomeriggio ponzese.
Le rocce sono piatte in alcuni punti, perfette per sdraiarsi, e in altri lavorate in archi e grotte da attraversare a nuoto. Dietro la dolce barriera di candida roccia, una laguna naturale seduce i nuotatori a condividere la limpida acqua verde con banchi di pesci. Infatti l’isola di Ponza nel complesso, è un centro attivo di snorkeling e immersioni che attrae visitatori a centinaia per le sue opportunità di immersione, in alcune delle acque più limpide del Mediterraneo.
[Ponza è solo per chi ama il mare, di Nancy Lytle. 1 – Continua]