Primo quadro
Il caos domina l’orbiterraqueo. Tutto è disordine: la natura è sregolata e il mondo degli uomini è disorientato, perplesso.
Mosé, trasfigurato della visione di Dio tuona: “la legge, occorre seguire le regole che Dio ci ha dato. Soltanto la legge sancisce degli eventi e delle volontà umane la correttezza” .
La conoscenza delle Tavole della Legge è il dominio della mente.
Secondo quadro
La mente degli uomini vacilla, non garantisce la pace, la prosperità. Occorre che gli uomini utilizzino altre procedure, che credano in altri convincimenti.
Gesù di Nazareth, semplice e innocuo addita la sua via per una vita che valorizzi le qualità umane. Sono l’amore, la comprensione, la semplicità.
Si ascoltino il cuore e i suoi palpiti, e la vita scorrerà serena.
Terzo quadro
L’uomo diviene lupo degli altri uomini, specie se palese è la disparità fra il ricco e il povero, fra il servo e il padrone.
Marx, serio e irriguardoso, avverte: non ci sarà alleanza fra l’uomo che vive nel bisogno con l’uomo che vive nell’abbondanza.
E’ l’istinto a dominare la ragione ove esso non sia tenuto a freno dal soddisfacimento.
La pancia vince ogni ragione, ogni sentimento.
Quarto quadro
Le rivoluzioni non portano stabilità. Sembrano ma non normalizzano il procedere degli eventi umani.
Freud sorge in cattedra e impone di considerare le pulsioni sessuali. Le singole vicende come le ere storiche trovano nelle insorgenze sessuali il motore del loro manifestarsi.
Si rispettino le nascoste forze della libido e si troveranno motivi per comprendere il mondo e degli uomini il desiderio.
Battuta finale
Dalla mente, al cuore, alla pancia, al basso ventre: addò iammo a fenì, cchiù avasce ’i chesto ce sta ’a uallera!
Note
Lo spunto per questo divertente trafiletto me lo ha dato il noto (ai lettori di Ponzaracconta) economista Vincenzo Pagano. Passeggiando in questi giorni per Santantuono.
Le immagini che illustrano l’articolo sono di Jean-Michel Folon (1934 – 2005) (scelte dalla redazione)
Silverio Guarino
13 Luglio 2016 at 20:46
Molti secoli dopo che Menenio Agrippa nel 494 a.C. con la sua apologia alla plebe volle spiegare con una metafora che nel corpo umano ogni organo ed apparato è indispensabile l’uno per l’altro e che non si può fare a meno l’uno dell’altro, quando frequentavo le scuole medie (anni ’60), circolava la barzelletta che vado a ricordarvi.
Potremmo dire: “Così ridevamo…”
Un giorno, nel corpo umano ci fu una insurrezione dei vari organi e apparati: ognuno voleva diventarne il capo.
Il cervello disse: “Senza di me non si può fare niente!”.
Rispose il cuore: “Se non ci fossi io, non ci sarebbe la vita!”
E i polmoni: “Senza respirare diteci come si sopravvive!”
E i reni e la bocca e le mani e lo stomaco e così via.
Mentre tutto questo trambusto avveniva, lo sfintere anale (identificabile con parola di quattro lettere che comincia con “cu” e finisce con “lo”), si chiuse dispettosamente.
Dopo qualche giorno tutti i contendenti cominciarono ad accusare malesseri ingravescenti, incompatibili con lo stato di salute: si accorsero allora che i fastidi e i malori dipendevano da quella inaspettata “chiusura”.
E in coro, rivolgendosi allo sfintere anale esclamarono: “Sei tu, sei tu, il capo, dal quale dipendiamo tutti noi, ti preghiamo, riapriti e ridonaci la vita!”
Fiero dell’accaduto, il vero capo si aprì ridando vita e vigore ai contendenti, ossequiato e osannato dai sudditi obbedienti.
Morale: per fare il capo, è sufficiente non fare lo str….!