“T’adoriam ostia divina…T’adoriam ostia d’amor…” – risuonava la cupola della melodia. L’ostensorio irradiava luce dorata dall’altare, e tutti si stava in ginocchio.
“Tu degli angeli il sospiro…” – cantavano le donne dietro Rosa Maggio, Nannina Tricoli, mentre il parroco era entrato in sacrestia per indossare il piviale.
Noi stavamo nell’angolo, accanto all’armonium, in attesa che il rito proseguisse. Avevamo dato già sfogo all’esuberanza fisica sulla piazzetta della chiesa. Gianfranco aveva segnato due goal, spilungone come era, e Remo per la squadra avversaria aveva risposto con un suo goal. Biagino aveva subìto le reti e insieme gli improperi di tutti. Cu sti piede stuorte faie sulo danne !
Adesso eravamo tutti lì, abbacinati dallo sfavillìo delle candele. Ma… una candela ha la miccia che pende, scioglie irregolarmente la cera, questa cade sulla tovaglia. Rosaria si rivolge a Luigi: Va a stutà chella cannela… fa ambresse !
Luigi fa l’atto ma Biagino è più pronto. Si porta sull’altare. Aniello e Luigi gli vanno dietro per colmare la sua imperizia. Biagino prende il candelabro ma questo nel movimento spande cera dovunque e dovunque avvampa. Gli altri due cercano di smorzare le gocce di fuoco. Biagino poggia a terra il candelabro, si spezza la candela e la parte con la miccia accesa genera un focherello sul pavimento.
Nella cupola la canzone si smorza in gola a tutti, in attesa che l’incidente si risolva.
Il parroco s’accorge che qualcosa stava succedendo perché il canto si era interrotto in modo improprio. Esce dalla sacrestia ma già Luigi e Aniello avevano smorzato ogni favilla.
“Tu salute dei viventi…Tu speranza di chi muor…” – riprende il parroco e tutti i fedeli dietro.
I tre ritornano ai banchi. Biagino come un trionfatore. Tonino, l’amico vicino: ma che te muove a ffà ? Cu sti mane fracete che tiene ? E Biagino imperterrito: Si nun era pe me succedeva n’incendio, stasera !
La benedizione ci vedeva tutti a capo chino, silenziosi e accoglienti. Ognuno pensando a come colorare, una volta a casa, l’accaduto.
Immagine di copertina: la chiesa negli anni ’50, con il dipinto originale dietro la statua della Madonna, in luogo del mosaico attuale