traduzione di Silverio Lamonica
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Chiunque abbia lavorato in un ristorante a conduzione familiare, sa bene quanto sia logorante il lavoro: il ristorante diventa la tua vita, non esiste altro.
“Mio papà raramente stava a casa, perché era sempre qui” – Dice Lou – “Mia madre, che riposi in pace, mi diceva sempre: ‘Se trovi qualcosa di meglio, accetta’. Questo lavoro ti dissangua. Io ho divorziato a causa di questo posto”.
Il martedì è il giorno di libertà per Lou ed è certo che lo trascorrerà con sua figlia undicenne, Corinne.
“Il martedì non ci sono per nessuno. È il giorno di mia figlia. Guido per 65 miglia apposta per andare a vederla. Si fa tutto ciò che piace a lei. ‘Papà, oggi andiamo a pescare, perciò prendi le canne da pesca’. Oppure – ‘Papà, oggi andiamo al cinema, e prendi le palle da bowling perché dopo andiamo al bowling’.
L’estate scorsa l’ho portata in Italia. Finalmente ha incontrato quelle strane voci che sentiva al telefono. Le piacevano. Vuole tornarci. Così, come regalo di compleanno, ci torneremo questa estate”.
Parla un poco con Lou e, fidati, vedrai oltre la scorza del tipo burbero. Perfino lui è il primo ad ammettere di essere un po’ difficile.
“A volte dico delle cose non in modo giusto – rivela – e poiché non potrei farlo, dico: mi spiace, ma te lo dovevo dire in questo modo. La gente lo apprezza. Guarda, io parlo ad alta voce. È un difetto che mi trascino da sempre. Provo a sussurrare, ma non ci riesco.
Era un pomeriggio piovigginoso quando Lou ed io siamo restati seduti insieme per due ore a chiacchierare nella penombra del ristorante. Il televisore era sintonizzato su un brutto film della AMC . Abbiamo parlato del più e del meno, finché non ho avvertito più l’odore del pomodoro della cucina. Mi ha dato da mangiare pasta alla siciliana con mozzarella e melanzane – un piatto delizioso, veramente gradevole – e mi ha sorriso quando ho provato a rifiutare il terzo bicchiere di vino (l’infame Luigi, quando versa, riempie il bicchiere fino all’orlo. Attenzione!). Come in un batticuore, Luigi riesce veramente a farti sentire in famiglia.
Cathy Staiano, nativa di Park Slope, è completamente d’accordo con me. Gli Staiano hanno pranzato da Sam’s almeno una volta alla settimana negli ultimi dieci anni.
“Il cibo è ottimo e molto fresco” – Dice Cathy, i cui piatti favoriti comprendono zuppa di arselle, gamberetti fritti, parmigiana con gamberetti e pizza con salsicce.
“Luigi è sempre stato così carino e buono con noi. Lo considero parte della mia famiglia.”
Al riguardo dei clienti che detestano di aspettare per avere un tavolo, Cathy non lo comprende.
“Se fossero andati in un altro ristorante a Court Street o a Smith Street, aspettare per avere un tavolo non sarebbe stato un problema”.
“Non puoi dire che non lavoro – aggiunge Lou difendendosi – vado avanti e indietro dalla cucina alla stanza da pranzo. Ho soltanto due mani e due piedi”.
Ad essere veramente onesti, di solito non ho aspettato molto per avere il pranzo, sapendo che è preparato quando lo ordini, piuttosto che averlo già preparato e consegnato velocemente. Il pollo alla cacciatora non può essere preparato in dodici minuti.
Quando ti rechi da Sam’s, ricordalo, è un’esperienza più che culturale. Non è quella la sede di dare un morso e via. Nel corso della giornata il tempo viene impiegato realmente attorno alla tavola, socializzando, conversando, dividendo il pasto. Altro che ‘Presto, ho fretta, grazie mamma’. Rilassati. Rallenta il ritmo. Non dimentichiamo che il cibo vuol dire stabilire e mantenere i legami tra la famiglia e gli amici.
Lou non si preoccupa dei turni dei tavoli. Quel che gli preme è conservare i piatti e le ricette al meglio delle sue abilità.
E credo che al riguardo faccia un buon lavoro.
Lou “Brooklyn Lou” Migliaccio
238 Court Street, Brooklyn NY
[Sylvie Morgan Brown, 20 giugno 2011]
Note
– Le foto a colori sono di Max Flatow
– Il file .pdf completo dell’articolo originale è riportato nella puntata precedente (leggi qui)
Nota del traduttore in appendice all’articolo
Il 15 luglio 2015, su questo sito, pubblicai un articolo analogo: “Frammenti di un sogno americano – il Venice Restaurant” gestito dai ponzesi ‘doc’ Giovanni Ronca, Steve Scarogni e Francesco Feola premiati, con encomio solenne, dal Congresso Americano nel 2001.
Auguro di vero cuore il medesimo riconoscimento al titolare del Sam’s Restaurant che vanta ormai una tradizione culinaria di circa novant’anni e di alto prestigio, come ha attestato anche l’autrice di questo reportage tanto approfondito e interessante.
S. L.
[Un ponzese d’America, di Sylvie Morgan Brown (2) – Fine]