di Martina Carannante
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Normalmente l’entrata della festa di San Giuseppe avviene il 9 marzo, seguono le novene e il 18, vigilia della festa, i vespri; quest’anno tutto ciò è un po’ cambiato, con il dispiacere dei molti fedeli.
Sebbene in ritardo, la festa è entrata oggi. San Giuseppe è sceso dalla sua nicchia, ha fatto il giro del sagrato della Chiesa, fino alla spiaggia di S. Maria, la benedizione al mare e ai fedeli per poi rientrare.
Apprendo da alcune signore di Ponza che il cambiamento – avvenuto da ieri ad oggi – è stato voluto dal Parroco che riteneva chiudere con una novena speciale e con molti più fedeli venerdì 18. Speriamo San Giuseppe non se la sia presa tanto a male per il ritardo.
Quando ero piccola l’entrata della festa era un giorno di gioia quasi più dello stesso 19.
Il rione di Santa Maria si svegliava dal letargo invernale. La chiesa tutta sistemata, come sempre, si vestiva dei drappi della festa, veniva preparata la nicchia del santo, e anche posto su un tavolo una specie di baldacchino, dove per tutte le novene la statua era posta.
Alle ore 11:30 circa iniziava la funzione…
O Giuseppe ti guarda propizio, da quel luogo distinto in cui regni…
L’inno di San Giuseppe echeggiava per tutta la contrada.
Si organizzavano i giochi per i bambini, la pesca di beneficenza e le novene, tutti i pomeriggi con la batteria bianca finale.
Si facevano le cose in grande! Onorino, Attilio, Geppino, Rosario, Silverio, Peppe, Clara, Teresa, Eva, Maria, Tina ecc.. Non sono mai mancati, erano i primi ed entrare e “apparare” la festa. Questo sarà il primo S. Giuseppe senza Onorino. Farà ‘strano’ non vederlo, sarà triste.
La vigilia della festa era un giorno di gran lavoro. Le donne a casa a cucinare per il grande pranzo della festa; gli uomini intenti a finire tutti i loro lavori in tempo; i bambini in chiesa a fare le prove dei chierichetti – chi portava le candele e chi la croce, chi l’incenso e poi l’offertorio e le letture – tutti si adoperavano e provavano, anche il coro provava i canti per la cerimonia solenne delle 11:00.
Era tutto una gran festa sia dentro che fuori la chiesa.
Il pomeriggio del 19 prima dell’uscita della processione c’erano i giochi: la pignatta, la corsa dei sacchi, il tiro alla fune e la pasta asciutta; finito il divertimento tutti alla processione.
Luci, gran Pavese, bancarelle, musica e canzoni… la grande festa era lì.
Il rione di Santa Maria era vivo più che mai. I bambini correvano liberi per le vie del borgo, i genitori si intrattenevano con amici e parenti.
Il maialino – ah com’era bello! – era circondato da una folla di curiosi. Certo puzzava un pochino, però era il premio più ambito della lotteria. Non c’erano televisioni, crociere o telefonini, ma un semplice maialino che una volta cresciuto avrebbe comportato un’ulteriore festa.
Questi sono i momenti belli, questo è il San Giuseppe che ricordo io, ma adesso i miei nipoti che ricorderanno? I miei figli potranno mai sentire quell’emozione dell’entrata della festa, dell’attesa e del bello delle cose semplici?
Io credo di no, perché purtroppo lo sto dimenticando anche io.