di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Gli eventi “mirabili e tremendi” narrati da Adso da Melk quando ormai è “canuto” ed in attesa di “perdersi nell’abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta” avvengono “al finire dell’anno del Signore 1327” in una abbazia “di cui è bene e pio si taccia ormai anche il nome”.
E chiede al Signore, Adso, “di essere testimone trasparente degli accadimenti” senza “azzardarsi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l’Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione”.
Comincia con un “prologo” il meraviglioso racconto de “Il nome della Rosa” di Umberto Eco, uno o forse il più grande medioevalista italiano di tutti i tempi dalla cultura sterminata recentemente scomparso e famoso in tutto il mondo soprattutto per questo straordinario romanzo che apparve nel 1980 in piena restaurazione liberista dove dopo un trentennio di esaltazione del ruolo dello Stato si realizzava il trionfo del mercato e delle liberalizzazioni dando vita ad una seconda globalizzazione – dopo la prima della prima rivoluzione industriale del secolo decimonono chiusa a Parigi nel 1919 tanto che lo storico Eric Hobsbawn chiama il Novecento “il secolo breve” che fa nascere nel 1914 e fa morire nel 1991 – dove in tutto il mondo, dopo il crollo del modello comunista, vince il liberalismo con l’esasperazione del liberismo rendendo voci isolate quelle che gridavano più giustizia sociale, più equilibrio territoriale, più umanizzazione dei rapporti di lavoro e meno dislivelli tra paesi ricchi e paesi poveri, tra i Continenti.
Perché quel libro di Eco che racconta di “tempi bui” ha avuto un successo così straordinario in un tempo apparentemente felice anche in Italia dove campeggiava la pubblicità della “Milano da bere” e lo Stato stampava moneta e regalava medicine a tutti?
Qualcuno provi ad esercitare la “preghiera della decifrazione”.
Avendo io una età tra “il vespro” e “la compieta”, secondo la denominazione delle ore canoniche della regola di San Benedetto che Umberto Eco usa nel romanzo credo che noi oggi stiamo vivendo un secondo Medio Evo molto tecnologico che dà il telefonino a tutti, vecchi e bambini, che permette a tutti di poter diffondere il proprio parere attraverso Internet tanto che Eco stesso dice che è stata data la parola a tutti gli imbecilli mentre diminuisce sensibilmente pur con un’ampia scolarizzazione l’approfondimento della notizia e del problema assumendo questo sistema di sviluppo e quest’ordine sociale che ha massimizzato le disuguaglianze a modello perenne, immodificabile ed irreversibile come se la Storia avesse cessato di camminare in avanti e si fosse fermata rendendo non solo obsolete ma letteralmente vecchie ed utopiche tutte le grandi idee non solo del XX ma anche del XIX secolo con una riscoperta del fondamentalismo o del fanatismo religioso come esisteva al tempo di Adso da Melk che Guglielmo da Baskerville cominciava a combattere.
Chiamiamo questa società quella dell’”informazione” e chiamiamo la nostra democrazia “immediata” perché attraverso un post su facebook possiamo dire al nostro deputato di votare una legge in un altro modo così abbiamo un confronto “virtuale” ma non “reale”.
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Le considerazioni di Giuseppe Mazzella riprendono alcuni dei temi del recente Convegno tenutosi a Ischia il 5 marzo scorso: “L’Europa a Mezzogiorno” (per la presentazione dell’Evento sul sito, leggi qui)
Anticipiamo qui di seguito la conclusione del suo intervento, rimandando per il testo completo al file .pdf e al link riportati in fondo all’articolo.
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Dobbiamo velocemente uscire da questo secondo Medio Evo culturale e politico. Rivalutare la Politica, ricostruire una classe dirigente nei nostri Comuni, ridare forza di rappresentatività alle associazioni di imprenditori e far rinascere una forza di rappresentanza nei sindacati dei lavoratori, per superare la crisi.
Possiamo scartare qualcuno di coloro che pongono i problemi ma i problemi stessi continueranno a porsi lungo la via.
Il testo completo dell’intervento di Giuseppe Mazzella si può leggere qui come file .pdf: Adso a Mezzogiorno
oppure al link con: www.ischiablog.it