di Vincenzo Ambrosino
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Bella giornata di sole, il mare leggermente mosso, la solita campana chiamava i pochi fedeli a rifugiarsi nella santa madre chiesa.
Al di la del mare, al di la dell’ultimo confine mediterraneo c’era la guerra. Ma al di là della sponda africana c’era anche il Nostro Francesco che portava avanti la sua Croce e tra gli ultimi della terra lanciava il Suo ammonimento agli uomini di potere. “Maledetti, tutti quelli che producono la guerra! Non state costruendo la pace voi costruite armi, bandiere, barricate; armate i cuori di odio e non certo di amore e di misericordia”.
Il nostro Francesco ha coraggio e a noi che siamo vili e pigri ci dice: “non aspettate che muoia un vostro caro per comprendere l’importanza della vita, la vita si difende nelle piccole e nelle grandi opere ma con atti di umanità e misericordia e non con atti di violenza e di odio”.
Nella nostra piccola isola, domenica mattina si respira un clima mite, i nostri avversari con l’arbitro si sono imbarcati e il vecchio Quirino è partito regolarmente da Formia: finalmente dopo tanto attendere, oggi si sarebbe disputato il primo incontro di calcio a 5 nella nuova tensostruttura.
Nella nostra isola i ragazzi si sono svegliati verso le 10,00 con un leggero mal di testa perché anche a Ponza i giovani onorano il sabato sera e in silenzio nelle loro case addormentate, si sono lavati, fatto colazione e con il cellulare in mano hanno cominciato a scambiarsi messaggi.
Alle 11,40 tutti ci siamo trovati presso la tensostruttura di Le Forna. I ragazzi sorridevano in ordine sparso, chi sbadigliava, si capiva che c’era molta tensione: emozione per la prima partita in casa. Certo tutti si sentivano allenati per correre almeno 60 minuti, ma nessuno aveva la consapevolezza di quale contributo avrebbe potuto dare. Il calcio a 5 si fa insieme, ci si muove in campo seguendo degli schemi che vengono dettati dalla azione improvvisa di un compagno, oppure vengono ispirati dalla creatività di un’azione individuale oppure rimane tutto piatto e si assiste inermi alla supremazia della squadra avversaria.
Ecco il nervosismo che si nascondeva i quei meravigliosi sorrisi giovanili: nessuno aveva la consapevolezza di quale contributo poteva dare per disputare una buona partita.
Finalmente arriva l’arbitro e finalmente arrivano anche gli avversari.
Gli avversari vengono scrutati ed esaminati nel momento del riscaldamento per cercare di rassicurarsi che dopo tutto sono anch’essi ragazzi, dilettanti allo sbaraglio ma al nostro cospetto tutte le squadre sono superiori, sono più esperte, con spiccate doti tecniche e tattiche.
Finalmente il fischio dell’arbitro e dal quel momento i nostri ragazzi hanno incominciato a correre e a pressare. Nessuno sapeva fino a quando potevano resistere con quel ritmo; il mister esortava a spingere sempre più forte e i ragazzi correvano sempre più forte.
Il pubblico incoraggiava a combattere sempre di più e i ragazzi combattevano con tutte le loro risorse.
Il primo goal l’hanno segnato gli avversari nella nostra porta, ma nessuno è indietreggiato di un passo, non c’è stato nessun cedimento psicologico, né da parte dei ragazzi in campo, né di quelli in panchina, né l’allenatore ha mostrato di non credere nella possibilità di vittoria. Si giocava, per la prima volta in casa e questa occasione non doveva essere sprecata, l’attesa era stata troppo lunga, chiunque fosse stato l’avversario oggi, se voleva vincere, doveva schiacciare qualcosa che andava al di là della forza fisica, tecnica e tattica perché si era tutti in preda ad una magia che va oltre la ragionevolezza.
E i nostri sono riusciti a segnare nella porta avversaria il goal del pareggio, ma non si sono fermati hanno ancora segnato e ancora segnato, 3 a 1 e poi hanno preso un altro goal 3 a 2 ma poi hanno ancora allungato il passo 4 a 2 e alla fine l’ultimo goal degli avversari per un risultati finale: Fornamare 4- Rocamassima 3.
Tutti sono stati bravi a creare quella magia che ha portato alla vittoria, tutti, dal mister al presidente, ai giocatori in campo, ai tifosi in tribuna. Ma io voglio adesso parlare a un ragazzo che si è svegliato, vestito, uscito di casa, con la stessa voglia e la stessa inconsapevolezza dei suoi compagni pronto però a dare tutto per la vittoria; a questo ragazzo, l’unico rimasto in panchina senza giocare neanche un minuto voglio parlare: “caro giovane amico, il tuo silenzio dopo la partita, la tua compostezza nel mostrare la tua delusione è forse il messaggio più forte a tutti noi dirigenti e a tutti gli altri ragazzi. Oggi nella concitazione della partita è successo che le scelte del mister siano girate in questo verso ma forse la prossima volta toccherà ad un altro restare fuori ma questo non significa che chi rimane fuori, chi non gioca la partita, non faccia parte del progetto che, ricordati: è di crescita di un rapporto umano che va oltre il calcio a 5.
Caro giovane amico, gli altri che hanno giocato oltre alla vittoria si sono sentiti partecipi alla tua esclusione e hanno maturato quest’altra possibilità che non si vince solo segnando un goal o facendo una bella prestazione in campo ma anche sapendo accettare le scelte, in buona fede, del mister. Caro giovane amico tu hai segnato il quinto goal nel cuore di tutti noi”
Voglio terminare ricordando un altro gesto che va oltre il calcio a 5 ed è quello del nostro presidente che ha offerto alla squadra avversaria un abbondante spuntino a dimostrazione che la gentilezza è figlia di questa terra circondata dal mare.
Silverio Guarino
4 Dicembre 2015 at 20:48
E’ possibile conoscere gli orari, le città e le sedi degli incontri che il “Fornamare” affronta “fuoricasa”?
Grazie.
Silverio Guarino