di Patricia Sandra Feola
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Agata in Argentina e il trasferimento verso Ingeniero White.
Finalmente è arrivato il giorno di mettere i piedi in terra, erano già in Argentina.
Centinaia di persone. Tutte faccie sconosciute nel porto di Buenos Aires.
Momento di emozione ha vissuto Agata.
Il suo amato sposo se ne era andato quando lei aveva 28 anni e adesso aveva 35 anni.
Tanti anni di separazione, sembravano tutta una vita persa nel tempo e la distanza. Il pensiero e il dubbio di pensare di non poter vederlo un‘altra volta nella vita.
Malgrado la stanchezza che c‘era adosso dal lungo viaggio, Agata è riuscita a visualizare nella lontananza due uomini appena riconoscibili. Uno di loro era Aniello, anche lui la stava guardando con gli occhi fissi.
Il lavoro sforzato di questi anni l‘aveva esaurito, con 47 anni si vedeva più invecchiato.
Era molto cambiato ma Agata lo ricordava bene. Gridi, pianto e un abbraccio interminabile.
Non pensare ai ragazzi che lo guardavano come a uno sconosciuto. Pasquale, quando il papà se ne era andato in Argentina aveva 3 anni, perciò lo ricordava poco.
Rita direttamente non lo conosceva perche quando lui era partito aveva soltanto 3 mesi di vita.
Con 10 e 7 anni, i figli erano cresciuti con un papà solo presente nei ricordi della mamma.
La famiglia Feola era un‘altra volta riunita.
Lo stesso problema aveva Silverio con la sua famiglia, quasi nessuno lo conosceva… Soltanto Maria, una delle figlie di Silverio, li ha visto da lontano.. lei gli ricordava bene… la faccia del papà era fissata nella sua testa per anni. Tutti insieme hanno presso il treno per fare un altro viaggio. Ancora non erano arrivati a casa.
Si vedeva attraverso le finestrine del treno, kilometri e kilometri di campagna, e mucche… tante come non potevano immaginare.
L‘immagine dipinta nella mente presto era caduta.
Ingeniero White non era quello che avevano immaginato.
Le case non erano tanto comode come la casa che avevano lasciato a Ponza. Erano precarie, di legno, le pareti erano dipinte a colori forti, e usavano le pitture all‘olio che avanzavano dalle barche peschereccie per proteggerle dalle intemperie. Molto simili a quelle che avevano visto all‘arrivare a Buenos Aires, nel quartiere Boca, dove sono stati qualche giorni a casa dei parenti.
La famiglia ha continuato con la loro dieta, di carne, arrosto o bollita, e pesce. Frutti tipici come pesca, fico e arancia.
Facevano 4 pasti al giorno.
– Il pranzo alle 12 hs con brodo, minestrone, carne, riso, faggioli, lenticchie.
– Due colazioni, una molto presto al mattino, e l‘altra verso le 3, con caffe, latte, pane, burro, marmellata, e il mate, una bevanda usata dai “gauchos” che è stata adoperata rapidamente tra gli immigranti.
– Un cibo verso le 18 hs. (cena) che era più frugale, con uova, pane.
Facendo riferimento al cibo Gemma racconta.. “mamma e la zia si sono sorprese quando hanno visto che in Argentina mangiavano del granoturco e della zucca, perche noi a Ponza con quello davamo di mangiare ai maiali!!” (risate…). Anche ricorda ogni volta che andava dal erbivendolo… lo struzzino! gliele ridevano in faccia.. quello che lei voleva era prezzemolo… si arrabiava però si faceva capire..
Non mancava il formaggio e il prosciutto sulla loro tavola. I dolci erano soltanto per occasione speciale come nozze, battessimo, pasqua e natale; lo stesso che il vino soltanto per giorni festivi o all‘arrivo di un ospite.
Dal 1935 al 1938 sono nati gli altri 3 figli di Agata Piro e Aniellantonio Feola.
Ana Maria, Etero (mio papà) e Leonardo Roberto.
I genitori non hanno assimilato lo spagnolo, continuarono a parlare nel suo proprio dialetto, ma sempre cercarono di far imparare ai propri figli, come un modo positivo e vivo di assimilarsi completamente alla terra che avevano scelto come patria di adozione.
I tre figli più piccoli sono andati a scuola, e hanno avuto la possibilità di avere un mestiere.
Un semplice esempio del problema che hanno avuto con la lingua, è stato il nome consegnato a mio padre.
Lui è stato chiamato Etero Feola.
Quando sono andati al Registro Civile locale a fare il registro di nascita, hanno detto che volevano chiamare al bambino Etero, invece di dire Ettore, e così come hanno pronunciato con sbaglio, è come l‘hanno messo nei documenti.
I genitori hanno avuto un proprio linguaggio, fatto da una mescola di italiano, dialetto e un poco di spagnolo e altri linguaggi che si ascoltavano tra i diversi immigranti.
Nella regione Laziale, dove appartiene l‘isola di Ponza si parlava i dialetti: napoletano – irpino – cilentano.
Nel 1947 Aniello è stato preso di una gravissima malattia, il 5 marzo, con 59 anni è stato il suo decesso, lasciando vedova Agata, con tre figli minori di età, quelli nati in Argentina erano ancora ragazzi. Rita era già sposata; e in poco tempo anche Pasquale lo sarebbe.
Gemma ricorda che: “come fratelli.. papà e lo zio Aniello, sono stati eccellenti!!!, sono stati molto compagni e amici!!”
Quando Agata è restata da sola, in una situazione molto più disperante come quella che era stata a Ponza, Silverio e Civita hanno datto su totale e disinteressato aiuto… pensavano non potevano lasciare i ragazzi senza padre..
Aggiunge Gemma: “mio papà non poteva lasciare da parte il ricordo del fratello, si sentiva responsabile dei nipoti… è stato un padre per loro,.. per me sono stati come i miei propri fratelli minori… ( “per noi“ – dice Lucia -).. La zia Agata sempre ci ha ringraziato il sacrificio fatto, tanto da papà come da noi…”; “…papà per anni è continuato a lavorare nella barca, e ogni mese gli dava a Agata la sua parte della pesca, come se Aniello fosse ancora lavorando…”
Giuseppe (chiamato a casa Pepe) ha incominciato a lavorare nella barca per aiutare al sacrificato Silverio, perché già era molto grande per continuare nella pesca. Recivevano l‘aiuto di parecchi marinai presi come impiegati.
Con la decisione di vendere la barca Silverio parla con Agata.
Dopo una riunione familiare Agata ha deciso vendere la parte, e offrono la barca a Pepe.
Lui ha comprato la parte che apparteneva a suo papà Silverio, e la parte che apparteneva allo zio Aniellantonio.
Così sono stati d‘accordo e la società da anni dei fratelli Feola era stata finita.
Etero e Leonardo, di 15-17 anni incominciavano a lavorare e potevano aiutare la mamma.
Etero, come suo padre, ha preso lavoro anche al porto, però nelle navi rimorchiatrici dove ha lavorato per anni fino al giorno della pensione (la pensione dei maritimi si prende vari anni prima del comune dei lavoranti).
Si è sposato il 20 gennaio 1966 con Blanca Aurelia Branca, mia mamma, e hanno vissuto tutta la vita a Ingeniero White. Mia mamma ed io continuamo ad abititare a Ingeniero White.
Lo zio Silverio, è morto il 26 gennaio 1971 con 88 anni. Anni prima avevano perso Civita.
La nonna Agata è vissuta a Ingeniero White fino al 14 giugno 1990 insieme ai suoi figli: Ana (nubile) faceva la casalinga; e Leonardo (celibe) che era ferroviere.
Mio padre è morto a 68 anni nel 2005.
Dei figli di Agata e Aniello, resta a Ingeniero White Leonardo di 70 anni e a Bahia Blanca Rita di 80 anni.
Di Silverio e Civita, soltanto Lucia e Gemma.
Sbrigata Gemma, quasi senza permettere parlare Lucia… finisce la sua pregiata testimonianza soppracaricata d‘emozione dicendo: “Per me, la mia patria è Argentina, dove io abito. Ponza, e Italia… le ho nella mia memoria, nei miei ricordi… Sai? non ti puoi dimenticare quello che se registra dentro tuo… attraverso i tuoi occhi… nella tua testa…”
BIBLIOGRAFIA
– Per fare questo lavoro ho ricevuto la speciale collaborazione delle cugine di mio caro papà, Gemma e Lucia Feola, faccendo il racconto della storia familiare.
– Documenti personali e fotografie familiari dagli zii Rita e Leonardo Feola, fratelli di papà.
– “Contribución al estudio del impacto inmigratorio en el sudoeste de la pcia. de Buenos Aires.
– La inmigración italiana entre 1880-1914”. Clelia López de Pagani, Nora Avale de Iurman, Nora Di Gilio. 1971.
– “L‘Argentina degli Italiani”. Maria Clotilde Giuliani-Balestrino. 1989. Tomo 1 y 2.
– “Emigrazione: da Ellis Island ai giorni nostri”. Nino Di Paolo.
– “Bahía Blanca. De ayer a hoy. 1º seminario sobre historia y realidad bahiense.” Mabel N. Cernadas de Bulnes. 991. UNS.
– Giornale “La Nueva Provincia”. Bahía Blanca. Materiale periodistico e fotografie.
– “Uomini reti e barche attorno a Montecristo.” Raffaele Sandolo. 2005.
– “Diccionario de la Historia Argentina”. Félix Luna. 2007.
– “La colectividad británica en Bahia Blanca”. Gustavo A. Monacci.
– Fotografie dei bauli ottenutti dal Museo Histórico Esperanza di Santa Fe. Sra. Cecilia Belatti.
– Fotografia di copertina. Immagine presa della rivista “La Campania. Agosto 2001.
A tutti quelli che leggano questo mio lavoro,
e trovassero qualcosa da modificare o aggiungere,
vi prego di inviare a:
[email protected]
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Tutto il libro di Patricia lo trovate in originale, formato pdf, a questo link
Gli immigranti da Ponza a Ingeniero White (6) – Fine]
Per la prima puntata leggi qui
Per la seconda puntata leggi qui
Per la terza puntata leggi qui
Per la quarta puntata leggi qui
Per la quinta puntata leggi qui
vincenzo
11 Ottobre 2015 at 20:24
https://www.youtube.com/watch?v=xmZavwONLrc
Sandro Vitiello
14 Ottobre 2015 at 21:12
Abbiamo aggiunto, alla fine di questo scritto, un link che permette di avere tutto il racconto di Patricia in un unico documento, formato pdf.
Buona lettura.