A distanza di 14 anni è ancora vivo il ricordo di quella tragica giornata, l’11 settembre 2001, quando l’attenzione del mondo intero si polarizzò su quelle due torri gigantesche di Manhattan che andavano sbriciolandosi. Da allora tutto è cambiato: l’umanità tutta si sente minacciata da un gruppo di fanatici che nulla hanno a che fare con i precetti del Corano.
Ancora oggi il fanatismo islamico provoca guerre e vittime ed è uno dei maggior responsabili dell’esodo dalle proporzioni bibliche delle popolazioni africane e medio orientali che cercano nell’occidente opulento una speranza, un rifugio. Sarebbe stato da stolti respingerli, perché in tal modo sarebbero stati votati a morte certa o, nel migliore dei casi, avrebbero infoltito quelle schiere di pericolosi fanatici.
In merito a quell’ infausto 11 settembre, si è detto e si è scritto tanto. Sono state composte anche delle liriche.
Ne propongo una che analizza molto bene quel disastro, ma che esprime alla fine una speranza, anzi la certezza della rinascita:“Silence (over Manhattan)” di Paula Bardell, “giornalista di grande esperienza e professionalità, pubblicista, creatrice di fiction, che collabora con una vasta gamma di giornali e riviste internazionali: dalla letteratura ai viaggi, alla storia e ad altri vari temi di cultura e varia umanità.
Vive in una piccola tenuta del Galles del Nord, Regno Unito”.
A chi volesse approfondire segnalo il sito: http://www.mediabistro.com/Paula-Bardell
Silence (over Manhattan)
by Paula Bardell
A black September shadow cloaks the dawn,
The City’s once white teeth now rotting stumps,
Midst choking dusty embers ether – borne,
Its shrunken soundless hearth now barely pumps.
Infernos upon retribution rise,
Fanaticism maddening the flames,
Its once imposing deities abscise,
As the faceless antagonist proclaims:
A consummation sweet but unfulfilled,
A penetrative burst without regret,
A zealous passion never to be stilled,
An earthly instinct powerful – and yet
This bitter loathing blowing from the East,
Curtailed but cud not kill the feisty beast.
Nel tradurre ho omesso le rime ed ho disposto le parole dei vari versi in modo del tutto differente, per dare il giusto risalto alla drammaticità di quell’avvenimento, così ben delineata nel testo originale.
Silenzio (su Manhattan)
Settembre,
un’ombra cupa opprime quest’alba.
La City, una volta dai candidi denti,
ora mostra marce radici,
braci funeree da un soffocante cratere
inseguirsi tu vedi nell’etere;
lacero, nel profondo ferito,
palpita a stento il suo cuore.
Sul castigo si ergono gli inferi,
fanatici insufflano fiamme,
le sue deità, un tempo imponenti,
or vedi divelte.
Dell’antagonista senza volto
ecco il proclama:
una consumazione dolce, ma inappagata;
uno scoppio penetrante senza rammarico;
una passione zelante che mai si acquieta;
una forza innata, istintiva
eppure
quest’odio amaro che spira da oriente
ha accasciato, ma non potrebbe annientare
questa fiera piena di vita.
Di Silverio Lamonica; in condivisione con www.buongiornolatina.it
Nota della Redazione
Perché non si scriva invano, perché le cose già scritte e lette facciano davvero parte della nostra esperienza, riproponiamo l’articolo comparso sul sito esattamente un anno fa, per la stessa ricorrenza: il video proposto e lo scritto relativo: leggi qui