Alla lettura dell’articolo di Giuseppe Mazzella “Ritratti fornesi: Giorgio Balzano…”, quando Giorgio racconta che il padre Lorenzo (cugino di mia madre) aveva la barca da pesca che si chiamava “Conte Biancamano”, lo stesso nome del transatlantico che portava i migranti in Argentina, si è improvvisamente risvegliata una mia passione adolescenziale, che pensavo sopita, e che riguardava la storia dei grandi transatlantici tra le due guerre.
E’ stato questo un periodo in cui tali navi hanno rappresentato l’unico mezzo di comunicazione intercontinentale per collegare due porti separati dall’immensità del mare.
Nel periodo tra le due guerre sono stati oltre seimila i transatlantici in esercizio nel mondo, e ciascuno di loro rappresentava un microcosmo viaggiante di tecnologie, architettura ed arte dei paesi di cui portavano con fierezza la bandiera.
Genova, aprile 1929. Al centro i due grandi transatlantici Conte Biancamano e Augustus; sulla sinistra, ormeggiati alla stazione marittima del Ponte dei Mille con una fumata dalla ciminiera, l’olandese Johan De Witt, a destra a Ponte Andrea Doria, traghetti della Tirrenia, il Giuseppe Mazzini e la motonave Orazio (da: www.italianliners.com)
Il presidente del Lloyd Sabaudo, compagnia di navigazione di Trieste, era, negli anni venti, Guglielmo Marconi, il quale dimostrò di essere, oltre che il grande scienziato conosciuto in tutto il mondo, anche un amministratore intelligente e lungimirante. Decise infatti di rimodernare la flotta per superare la concorrenza con la Compagnia Generale d’Italia di Genova (con la quale si fonderà nel 1932 per dare vita all’Italia Flotte Riunite), ma soprattutto con i transatlantici francesi ed inglesi che avevano quasi monopolizzato il trasporto intercontinentale passeggeri per la qualità dei servizi offerti a parità, o quasi, di tariffa.
Per fare ciò si rese necessario costruire un transatlantico all’avanguardia e, per garantirsi la qualità e la velocità di esecuzione nei lavori, cedette parte delle azioni della società a Sir William Beardmore, proprietario dell’omonimo cantiere scozzese a Dalmuir (vicino Glasgow) incaricato della costruzione.
Anche il nome non fu scelto a caso: “Conte Biancamano”; in tal modo intendeva strizzare l’occhio alla casa reale che invece faceva il tifo per l’altra compagnia, data anche la vicinanza tra Torino e Genova.
Infatti il Conte Biancamano era Umberto 1°, capostipite dei Savoia, conte di Moriana, detto “il biancamano” per il pallore cadaverico della sua pelle (e quindi anche delle mani).
Nel gennaio del 1926 la rivista inglese “The Shipbuilder” pubblicò un numero speciale dedicato al Conte Biancamano, che fu, di fatto, il primo Souvenir-book realizzato dalla prestigiosa rivista per una nave non battente bandiera inglese.
Difatti il tempo record di costruzione della nave, dall’impostazione della chiglia (06/06/1924) alla consegna (23/04/1925), e l’installazione a bordo del più grande apparato motore del mondo a turbina a duplice riduzione, focalizzò sul Conte Biancamano un notevole interesse internazionale anche per la ricchezza e l’unicità degli allestimenti, unici nel suo genere.
Il viaggio inaugurale fu fatto il 20/11/1925 da Genova a New York.
Un altro primato originale e degno di nota era il numero dei bagni (privati , comunicanti e comuni a seconda della classe del biglietto) con una media di 1 ogni 6 passeggeri nelle classi inferiori e di 1 ogni 3 nelle prime classi, con alcune cabine che avevano il bagno proprio, mentre sulle più moderne navi francesi ed inglesi dell’epoca vi era 1 bagno ogni 8-10 passeggeri; ciò fu molto apprezzato dai passeggeri, soprattutto americani .
Altre unicità sono stati gli stili usati per decorare gli interni, sale, ristoranti, hall, fumoir, cabine, ecc; se ne contano almeno otto: ’400 fiorentino, tardo rinascimento toscano, moresco, bizantino, ‘600 veneziano, Luigi XVI, floreale ed orientale (Indian Flavors).
Riporto integralmente, per rendere l’idea della sontuosità, la seguente descrizione degli interni: “…scalone a triplice rampa, in stile Luigi XVI, impreziosito da una suntuosa ed elaborata balaustra in ferro battuto ed artistici bronzi dorati, circondata da alte colonne in stile corinzio, rivestite di marmo bianco e foglie d’oro; sul ballatoio principale era collocato un dipinto raffigurante una visione allegorica del conte Umberto Biancamano attorniato dalle virtù civili e guerresche…”.
Maria Romano (Marietta ’i zi’ Lucia), molto benestante, emigrata prima in Argentina, e dopo la morte del marito risposata negli Stati Uniti, faceva ritorno quasi tutti gli anni a Ponza e viaggiava in prima classe solo col Conte Biancamano (fino a quando è stato in servizio) e raccontava delle mirabolanti feste che si facevano a bordo e che si sentiva trattata come una principessa.
Sempre a suo dire, negli anni successivi viaggiò con Andrea Doria, Michelangelo e Raffaello, ma non erano la stessa cosa del ‘Conte’. Negli ultimi anni della sua vita viaggiò in aereo ma non gli piaceva perché “…nun fai a tiempo a cummincia’ nu’ discurs’ ca ggià si’ arrivata..!”.
Zi’ Tatore (Salvatore Feola, classe 1909, cugino omonimo di mio padre) è stato imbarcato sul ‘Conte’ come fuochista per qualche viaggio ma, nonostante si trovasse bene, disertò a New York e fece poi tutta la sua vita a Detroit; questo per far piacere alla madre Rosina che non voleva che il figlio lavorasse “…ngopp’ all’acqua salata”, perché l’altro figlio, Silverio, era morto nell’affondamento del Santa Lucia del 24/07/1943 . Ed anche Zì Tatore decantava l’impareggiabile bellezza del transatlantico.
Adesso vediamo l’ultima peculiarità, unica nella storia, del Conte Biancamano: il 16 agosto del 1960 viene portato a La Spezia per essere avviato alla demolizione; il ponte di comando ed il salone delle feste sono stati smontati e rimontati com’erano al Museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” di Milano e sono tutt’ora visibili per chi fa visita al Museo.
Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica, a Milano e (sotto) il ponte di comando del Conte Biancamano, integralmente trasposto nel Museo
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Visiona qui, su YouTube (7’02”): “Il Conte Biancamano allora e adesso”, immagini e cenni alla variegata carriera del transatlantico, prima, durante e dopo la guerra e al recupero di alcune sue strutture:
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[Il “Conte Biancamano”. (1) – Continua]
Silverio Guarino
10 Settembre 2015 at 15:10
Con mia sorella Luisa e i miei genitori, ho avuto la gioia e la fortuna di poter visitare il transatlantico “Conte Biancamano”, nel porto di Napoli, grazie alla intercessione di mio zio Silverio Guarino, che era allora il comandante del porto di Napoli (vedi “Sono il figlio di vostro fratello”, mio contributo su Ponzaracconta del 15 Agosto 2014 – leggi qui).
Una meraviglia. Un sogno.
Quando i viaggi per l’America duravano giorni e giorni… e le navi trasportavano più emigranti che turisti.