Nessuno muore mai davvero se il suo ricordo resta vivo tra chi lo ha amato. E il ricordo di Fiore, anzi Fiorina, rimarrà sempre vivo in me e nella mia famiglia. Se n’è andata in punta di piedi come è sempre vissuta lo scorso 3 luglio, due mesi fa: il 20 luglio avrebbe compiuto 90 anni, magnificamente portati nonostante qualche acciacco e le gambe che ogni tanto facevano i capricci. Mi complimentavo con lei del tutto sinceramente: “Non dire la tua età – le dicevo -: non ci crederebbe nessuno”. Ho saputo della sua scomparsa con grande ritardo e con queste poche, inutili parole, voglio chiederle scusa di questo e ringraziarla per aver percorso un lungo tratto della vita insieme.
Se ti capita un cattivo vicinato, e l’abbiamo sperimentato, la vita diventa un inferno. Se te ne capita uno buono, e grazie al Cielo abbiamo sperimentato anche questo, la vita ti sorride.
E Fiorina Vitiello, originaria di Le Forna, sposata con Carmine Vitiello, è stata la nostra vicina ‘angelo’.
Tutto è cominciato quando nel lontanissimo 1970 siamo andati a vivere alla Dragonara, proprio accanto alla casa di Fiore e Carmine.
Prima con nonna Fortunata e successivamente con mia madre Olga si è creato un rapporto bellissimo, fatto di rispetto, generosità, calore e affetto. Quando andavamo via da Ponza lasciavamo la chiave di casa a lei, che a ogni rientro ci riempiva di mille attenzioni: preparava il pranzo, accendeva il frigo, ci faceva trovare nel congelatore le sue fave fresche, i piselli coltivati nell’orto. E un mazzo di basilico profumato, più elegante e profumato di un bouquet di fiori.
Proprio oggi sono due mesi che Fiorina non c’è più: ieri ho chiamato Fiorella, moglie dell’adorato nipote Carmine cresciuto come un figlio, per chiederle qualche foto, quelle che pubblichiamo a corredo di questo pezzo, per ricordarla anche a chi non sapesse collegare il nome al volto.
La mia preferita è proprio quella con il mazzolino di basilico, scattata forse tra fine anni ’80 e inizio ’90 alla Dragonara, con una parete un po’ scarrupatella alle spalle. Poi c’è Fiore in un vigneto: e qui ricordo tutte le vendemmie a cui partecipava, con energia e allegria, credo quasi sempre al Fieno, da Giustino; e c’è Fiore con il marito Carmine (detto ‘lo chef’: era un cuoco sopraffino e quotato) in abiti di gala a un matrimonio.
A proposito di cucina, con tutto il rispetto per il marito chef, scomparso tanti anni fa, Fiorina non era certo da meno, e dalla sua casa provenivano profumi celestiali di ogni genere, un po’ tutti i giorni ma soprattutto in estate quando invitava i familiari di Le Forna a tavolate lunghissime, allegre e piene di ogni ben di Dio.
La sua disponibilità era totale, con chiunque. Ma non solo per questo era amata da tutti. Nei lunghi pomeriggi estivi, mentre noi facevamo il pisolino, mia madre passava le ore a chiacchierare con lei: avevano sempre mille cose da raccontarsi, non si stancavano mai.
Oltre a noi ha conosciuto e amato mio figlio nonché i figli di mio fratello: spero tanto che anche loro, Flavio, Giorgio e Giulia, continuino a conservarne il ricordo.
L’ultima volta che l’ho incontrata è stato lo scorso giugno, poco prima di San Silverio, eravamo davanti al portone di Pascarella, insieme ad Angelina De Luca: Fiorina con il consueto sorriso e l’abbraccio sempre pronto.
Con l’aiuto del bastone, piano piano se ne sarebbe poi tornata a casa, sugli Scarpellini, lì dove chiunque passasse si fermava ad ammirare i suoi vasi pieni di fiori e di erbe aromatiche.
A proposito, chissà se anche Lassù adesso starà parlando di piante con mia madre, come tanto tempo fa nella piccola ‘corteglia’ della Dragonara?