Sono stato recentemente per due fine settimana sull’amato scoglio e, per due giorni su quattro, ho dovuto vedere gli uomini dell’Arma muoversi con rapidità e tempismo per situazioni veramente gravi ed incresciose.
Omicidi? Droga? Furti?
No, signori: si trattava di denunce per palette di fichi d’india che oscuravano il sole, camminamenti che impedivano un comodo accesso al mare, ombrelloni che minacciavano di coprire l’orizzonte, rivoli d’acqua che attraversavano nobili possedimenti senza il consenso del proprietario e di altre simili facezie.
E questi uomini dell’Arma, sempre pronti ad intervenire per sedare disordini e per calmare gli animi. E mettere sigilli. E distogliersi da altri più importanti eventi.
E se si facesse pagare un ticket per chiamare i Carabinieri per futili motivi? Come una tassa d’imbarco, che so, 10 Euro ad esempio, magari documentabili come spesa e detraibili con le tasse?
L’effetto “braccine corte” potrebbe indurre a più mite consiglio i danneggiati dall’altrui comportamento, riducendo così l’intervento dei Carabinieri.
E se si imponesse una imposta sulle cause civili per futili motivi (50 Euro, detraibili con le tasse) e sulle denunce per futili motivi (sempre 50 Euro, da portare a 100 nelle forme anonime, queste ultime non detraibili per mancanza del soggetto denunciante)?
Quanto capitale potrebbero ricavarne le magre casse del Comune!
E se si potesse trovare un Giudice di Pace da mettere “stanziale” sull’amato scoglio (come ai tempi della Pretura), dedicato a risolvere le incomprensioni del nervoso e poco tollerante popolo ponzese?
E se il Sig. Sindaco leggesse anche queste mie considerazioni e le mettesse in atto?
Per ora, solo un accorato invito: lasciamo in pace i Carabinieri che svolgono il loro compito sull’amato scoglio; che non debbano intervenire per futili motivi!
Che di cose “serie” ne hanno tante da sbrigare, purtroppo.
Qualcuno potrebbe chiedere: ma quali sono i futili motivi?
Vi rimando alla dotta elencazione del buon Pasquale, sciorinata in occasione del suo commento ad un contributo di Francesco (Franco) De Luca del 7 luglio 2015 dal titolo: “Io sono refolo. Plaudiam con gli angeli…” ma, nel caso non ne aveste voglia, ve la riporto per esteso:
- Una parracina
- Una pietra della parracina
- Un buco nella parracina
- Un canaletto dove scorre acqua lurida
- L’argine del canaletto
- Una pianta di fico d’india
- Una “paletta” di fico d’india
- Un filo d’erba
- Il taglio dell’erba
- Una finestra aperta a considerevole distanza dalla propria abitazione e che non ostruisce nulla
- Una finta finestra
- I panni stesi ad un balcone
- Un calzino steso ad un balcone
- Il rumore prodotto dal martello per appendere un quadro alle dieci del mattino
- Il taglio di una porzione di pollo alle dieci del mattino
- Il suono delle campane a festa
- Il suono della campanella
- Il pianto dei neonati
- Antipatia e/o per ragioni di cui non si ha conoscenza
silverio lamonica1
25 Agosto 2015 at 08:43
Caro Silverio, a Ponza – purtroppo – siamo fatti così: si ricorre per un nonnulla. Tu invochi il “Giudice di Pace permanente”. Ebbene, quando c’era la Pretura le cause si sprecavano. Il buon “Spezzafierro” ad esempio, un giorno comparve davanti al Pretore, perché denunciato per “vendita abusiva di uova”. Alla domanda del giudice se avesse regolare autorizzazione, Spezzafierro chiese a sua volta: “Signor Giodice, comm’è possibbile ca nun pozz’ venne ll’ove meje?”
Morale della favola: ci rompiamo le uova nel paniere l’un con l’altro e le rompiamo anche alle autorità, ma non decidiamo mai di smetterla.
Silverio Guarino
26 Agosto 2015 at 09:04
L’avverbio “purtroppo”, ha un significato, nella nostra amata lingua, di sconfitta, irrimediabilità, ineluttabilità, rassegnazione, impotenza.
Nella lingua del viver civile questo avverbio dovrebbe essere cancellato ed aborrito. Infatti, anche se il codice genetico degli isolani tutti è predisposto alla causidicità, l’ambiente e le cose possono modificarlo e bene indirizzarlo.
Il sostantivo da usare al posto dell’avverbio “purtroppo” (l’ambiente, insomma, per modificare la genetica) può essere, invece: “ESEMPIO”.
Dal latino ex-em-plum, che trae da ex-im-ere, trarre fuori. Il dizionario dice così:
“cosa tratta da una quantità di cose omogenee, nella quale risultano evidenti le proprietà comuni, per essere data o presa per modello. Anche azione o modo di operare che, se buono e virtuoso, dia altrui occasione ed incitamento a imitarlo o ad emularlo; se riprovevole, possa spingere altri ad atti cattivi o non degni. E talora si prende per Ammaestramento o Norma ricavata dal fatto altrui”.
Come però ha potuto constatare Darwin alle isole Galapagos, devono succedersi molte generazioni, prima che l’ambiente possa influire sul codice genetico della specie.
Figuriamoci nelle isole dell’arcipelago ponziano.
Dove, oltretutto, può venire spesso a mancare quell’ambiente che si chiama “ESEMPIO”.
Che deve venire dall’alto e che dall’alto riesce ad influenzare positivamente. Ma non dall’alto dei Cieli, bensì da quelle figure carismatiche, per primi tutti gli educatori e poi da quelle istituzioni, politiche, religiose e militari che sono lì anche per “ESEMPIO” per tutti noi.
E se il “purtroppo” viene utilizzato da chi ha ricoperto nel passato anche queste cariche sull’amato scoglio, si può cogliere in lui il dispiacere e l’amarezza di chi non è riuscito darwinianamente, nonostante l’impegno e gli sforzi, a modificare minimamente le abitudini dei ponzesi.
Il mio malcelato ottimismo continua a farmi sognare e l'”ESEMPIO” potrebbe cominciare da oggi.
Proviamoci.
Isidoro Feola
26 Agosto 2015 at 11:32
Non so se il racconto è attinente a questo scritto oppure a “Nemo propheta in Ponza”, sempre di Silverio Guarino.
Un personaggio ‘foresto’ ha comprato a Ponza una bella casa con terreno circostante e vista superpanoramica. Successivamente ha incamerato anche diversi terreni circostanti; e fino a qui niente di male .
Qualche tempo fa aveva chiesto agli operai (di Ponza), che lavoravano nella sua proprietà, di tagliare i rami di alcuni alberi siti in un terreno confinante di proprietà di altri, perché “gli ostruivano la visuale”. Al diniego di questi è successo che, una bella mattina di 15 – 20 giorni fa, la sig.ra (vedova e senza figli) ha scoperto che era stata decapitata una pianta di lauro ed una di limoni nella sua proprietà che, guarda caso, erano proprio quelle colpevoli di limitare la visuale dell’individuo di sopra (sic!).
Alla costernazione per quanto accaduto, i vicini ponzesi la volevano accompagnare per informare del fatto le autorità competenti. Alla fine, nonostante le insistenze, non sono riusciti a convincerla a sporgere denuncia perché “…vado con una lanzetella contro ‘na portaerei…”.
Esempio, purtroppo, …la morale trovatela voi.
polina ambrosino
26 Agosto 2015 at 12:38
Se ne potrebbe trarre materiale per commedie teatrali… Ponza da tempo immemorabile arricchisce avvocati e notai della provincia di Latina come nessun altro Comune. Questo è forse il difetto peggiore degli isolani: la litigiosità e il poco rispetto delle esigenze altrui… Ma, come ci dice il dott. Isidoro, quelli che sullo “scoglio” arrivano, comprano, si piazzano e si allargano, sono peggio di noi. O Ponza attira chi meglio risponde alle caratteristiche sopracitate o non si spiega. La Signora che è stata lesa nella sua proprietà farebbe bene a piantare nuove piante al posto delle altre tagliate e, se ha vecchie foto del suo giardino com’era, a tenerle in debito conto…
Silverio Guarino
27 Agosto 2015 at 15:11
La prepotenza deve essere denunciata e perseguita sempre, soprattutto quando si manifesta contro i deboli e per futili motivi.
Mi chiedo: se agli operai di Ponza, incaricati dal proprietario “foresto” di eseguire i tagli di piante fosse venuto in mente di consigliare al “foresto” di chiedere questo “favore” alla vedova senza figli e che magari quest’ultima, consigliata anche lei, avesse risposto con un diniego, aumentando magari anche l’intensità della vegetazione delle piante che oscuravano il panorama al “foresto”?
E se la vedova senza figli, come “lanzetella contro una portaerei”, venisse ora sostenuta ed aiutata da un comitato civico spontaneo, pronto a difenderne i diritti contro il prepotente?
Una specie di Codacons. CodaPonz.
E poi, è Ponza che attira i prepotenti o è il “foresto” che acquisisce sull’amato scoglio le stimmate della prepotenza?
Hai voglia a fare fotografie… I tribunali e gli studi legali sono pieni di reperti storici di foto d’epoca. Non servono a nulla se ci sono i prepotenti a presentarne delle altre.
Una volta, quando si vedeva qualcuno che faceva delle foto, subito si pensava al loro uso in ambito legale. Oggi, le foto sono inflazionate.
In alcuni comuni del Nord Italia, per frenare le vendite a “foresti”, si sono istituite leggi che impediscono a persone che non siano almeno imparentate anche lontanamente con gli abitanti o loro congiunti, di acquistare terre e caseggiati in quei luoghi.
La Svizzera avrebbe voluto acquistare una isola della Grecia per avere una sponda sul Mediterraneo…
A proposito poi dei costi affrontati dagli abitanti dell’amato scoglio per i loro litigi, pare che presso la famosa galleria d’arte “Soteby’s” di Londra, si stia per battere all’asta un pezzo rarissimo e quotatissimo nel mercato degli intenditori: si tratta di una fattura rilasciata da un azzeccagarbugli (deceduto da tempo) ad un nostro compaesano. Preparata, sembra, in un momento di distrazione.
Per finire, pur condividendo malvolentieri il consiglio di piantare una nuova pianta (un olivo o, meglio, un baobab) al posto del limone e lauro decapitati (cosa che diverrebbe fonte di ulteriori litigi), non sarebbe meglio che si cominciasse a mettere veramente in atto un tentativo di approccio al quieto vivere (CodaPonz)?