a cura della Redazione
Stamattina c’è stato l’addio dei ponzesi a Luigi Mazzella. Nonostante la giornata piovosa, c’era molta gente, dai familiari ed amici colpiti negli affetti, ai conoscenti che hanno voluto attestare la loro stima per questo ponzese di vecchio stampo: semplice, laborioso e amante della terra.
Dopo la celebrazione della messa, il corteo si è avviato sulla collina della Madonna, lasciando sul sagrato della chiesa solo i più anziani che avevano qualche difficoltà nella salita.
Nella chiesetta della Salvazione c’è stato l’ultimo addio, scritto a più mani dagli amici del Fieno e affidato alla lettura di una commossa Polina.
Ode a Luigi Mazzella
vignaiuolo del Fieno
Il 10 agosto è la notte delle stelle, la terra è più vicina agli Astri, il cielo è illuminato dai lampi, il Fieno risplende tra le vigne e risuonano i tuoni sul mare, l’alba finisce e il sole si alza, poi piove… l’ultimo vignaiulo del Fieno è partito per l’ultimo viaggio…
Luigi Mazzella è morto. L’ultimo grande vecchio della stirpe dei vignaiuoli del Fieno. L’uomo arcano, l’uomo saggio, figlio dei poeti vignaiuoli, i poeti della terra. La voce biblica del Fieno, il tono regale e maestoso. La voce del suo cuore non ascolta più il mare sugli scogli, gli uccelli cantare, il vino scorrere felice nei bianchi palmenti che per tutta la vita ha curato e protetto, non ascolta gli amici amati. Tutto è finito, tutto è profondamente triste e il manto malinconico della morte avvolge noi che lo conoscemmo, stimato e amato, abbiamo avuto bisogno di lui sempre, lo abbiamo cercato.
Luigi Mazzella persona perbene, un galantuomo, qualsiasi cosa dicesse o facesse, apparteneva alla grande cultura del mondo contadino che ha perpetuato 3000 anni di storia, era contadino il padre di Ulisse, era contadino il primo poeta Esiodo.
Non c’è viaggiatore o camminatore o amico che raggiunto il Fieno non lo conoscesse e che lui non invitasse nella sua cantina a bere il suo vino o a sedersi a tavola con lui per la frugale merenda, e ascoltare le storie che lui ci raccontava. Aveva l’ospitalità sacra come solo i semidei e gli arcani poeti possiedono.
Luigi ha cantato con le gesta e il sorriso la sua terra, il Fieno, fino alla fine, la sua cantina, le vigne e l’uva, la vendemmia, i giorni di caccia e di pesca, gli inverni freddi e le stagioni del sole tra gli scogli del suo Fieno a fare patelle o pescare murene, rituali di una cultura che ormai vede la fine, e che a noi non resta che scrivere per ricordare.
E’ partito l’amico fraterno per l’ultimo viaggio. Al suo Fieno piangono tutti, le vigne e le canne, i muri a secco, i cani e gli animali tutti, piangono i tralci dell’uva, gli alberi, piangono le ginestre e gli scogli, piange il mare e le onde, piange il pozzo dell’acqua… piangiamo tutti… piange la terra arata… piange l’isola.
Ma un poeta di versi o di gesta è anche un messaggero divino che lascia scie luminose, questa è la scia dei ricordi che scrivono le persone perbene, i saggi e gli onesti. Luigi Mazzella appartiene a questi uomini.
Caro Luigi, io già ti immagino sopra una nuvola, starai parlando e forse ancora bevendo e mangiando rotondi fritti. Hai rincontrato, gli amici di una volta: Giustino, Silverio La Bufera, Ninotto, Gioì, Adalgiso, Pasquale, e così continuerete a stare insieme, a farvi compagnia, e a raccontarvi la vita e brindare alle sue gioie come sempre faceste su questa terra.
Caro amico, ti salutano tutti quelli che ti hanno conosciuto e stimato e voluto bene ma soprattutto i tuoi amici del Fieno.
Per noi rimasti ancora su questa terra, quella vigna, quel vino non ha più la stessa voce, ci mancherai nei giorni a venire… ma finchè gli Dei vorranno, noi parleremo di te, canteremo le tue storie le tue gesta, il tuo vino, le cose che amavi… perché tu ci appartieni, ora più di prima.
Evviva Luigi ‘u nir, evviva il suo vino, evviva la sua terra!
vincenzo
12 Agosto 2015 at 16:10
L’autore di questo saluto al suo ultimo maestro di un altro modo di esistere, mi ha detto: “Come farò quest’inverno, quando tutto tace a restare in contemplazione? Ho paura di quel vuoto. Il mio Fieno è sempre stato pieno di suoni, di parole, di movimenti, di spazi di libertà individuali ma anche di immediati incontri di felicità tra uomini in cerca di armonia, per cui non mi sono mai perso.
Ora tutti gli amici sono andati via e mi hanno lasciato solo. Questi amici mi hanno accolto nel loro regno e ad uno ad uno, con molto pudore e dignità, mi hanno lasciato la loro eredità, aprendomi i loro scrigni più reconditi costituiti di passioni, ricordi, esperienze, progetti.
Ognuno di essi ha scelto il suo momento di grande tenerezza e commozione, chi al tramonto, chi all’alba, per donarmi il suo tesoro: indimenticabili momenti di amicizia, di fiducia, di grande umanità.
Mi hanno lasciato solo con questa pesante eredità. Loro non sono mai stati soli, erano in tanti: io sono rimasto solo!
Voglio solo sperare che questa odierna disperazione diventi domani forza vitale per continuare a vivere e a far vivere il mio Fieno e il mio Fieno può continuare a vivere se gli amici tutti: Giustino, Silverio La Bufera, Ninotto, Gioì, Adalgiso, Pasquale, Luigi continueranno a starmi intorno magari ispirando fino alla fine i miei versi”.