Fin dall’inizio della serie, le ‘epicrisi’ hanno avuto l’ambizione di essere più che un ‘mero’ riassunto dei pezzi della settimana.
Di volta in volta si è trattato dello sguardo privilegiato di chi compilava la sintesi della specifica settimana; della ricerca di un filo comune; di una sottolineatura, più o meno evidente, di alcuni degli articoli usciti.
Tutti i precedenti aspetti li ritroviamo anche questa settimana con un elemento in più che nel contesto dei tempi e della realtà ponzese, assume il valore di lapsus, parole dal sen fuggite o verità più vere del vero.
I lapsus in senso psicoanalitico (da Freud in poi) sono considerati forme di espressione dell’inconscio: l’errore che prende corpo nel lapsus, è solo apparentemente casuale. “Il lapsus non solo sarebbe la manifestazione di un desiderio inconscio che affiora e trova, così, soddisfacimento, ma costituirebbe anche un canale attraverso il quale trovano sfogo pensieri che, altrimenti, resterebbero rimossi dalla censura” (ultime righe da Wikipedia).
Ma procediamo con ordine, come per una normale epicrisi…
Le radici e i ricordi la fanno sempre da padroni sul nostro sito; così Martina doppiamente brava perché è così giovane e già si chiede “cosa c’è dietro” e “com’era prima” – nelle sue interviste quasi ‘antropologiche’ su Comm’è bbuono ’u pane (1) e (2).
Radici religiose nel pezzo di Luisa San Silverio pellegrino in una tavola e gastronomiche in Parlando di melanzane sott’olio… di Sandro Vitiello.
I ricordi delle immersioni dell’adolescenza in Sopra e sotto la Ravia, di Franco De Luca e le considerazioni sul tempo del confino, nell’articolo di Rosanna Conte: Umberto Greatti: sentimenti e parole (1).
Quindi un documento proposto da Silverio Lamonica sulla diaspora (e i successi) dei ponzesi in terra d’America, in: Frammenti di un sogno americano.
Ma torniamo al presente che fa da contraltare al passato – anche questa una caratteristica del sito – con l’eterno tormentone di Chiaia di Luna: una realtà schizofrenica: una vicenda che ha abbandonato le categorie della buona politica e della sana gestione delle risorse e sta insensibilmente trapassando nello psicodramma.
Ci introduce al presente lo sgusciante Sang’ ’i Retunne – il pesce dalle sette vite! – con il teatrino de Il santo laico.
Teatrino… Spettacolo…
Si registra il ritorno alla dimensione pubblica di Ponzaracconta che ha organizzato, mercoledì 15 luglio, l’evento alla Torre dei Borbone, premiato da un buon successo – come si dice – “di pubblico e di critica”. Si avvertiva la mancanza – come scrive Enzo Di Fazio nel suo articolo – “di una bella serata che, in maniera delicata e senza urla, si connotasse di ‘ponzesità’, interessando la gente di casa nostra e, con enorme piacere, tanti ospiti dell’isola”.
Segnaliamo altre iniziative culturali e spettacoli – per esempio un Convegno sull’Europa a Ventotene e il flamenco al Museo Lavinium di Pratica di Mare – perché quelli di casa nostra non ce li segnalano né ce li propongono (il fatto è che sono previsti solo osanna ed applausi; critiche o dissenso mai!).
Anche se la nostra direttrice Luisa Guarino che da tempi non sospetti seguiva con simpatia e interesse la rassegna “Ponza d’Autore”, non si fa smontare dall’atmosfera plumbea e ne parla per esteso.
A tutto campo rievoca i ricordi di una vita anche il ‘cittadino onorario’ di Ponza Folco Quilici, in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”.
Ma nella settimana l’argomento che ha tenuto banco nei contatti e soprattutto nei commenti è stata la notizia quasi ‘tecnica’ di un finanziamento (in milioni di euro) accordato a Ventotene come Area marina protetta.
È evidentemente un nervo scoperto della sensibilità ponzese, il non aver accettato il Parco marino quando fu il tempo della scelta, perché i commenti sono stati – vivaddio! – incisivi e passionali.
Domenico Musco esprime la sua ben nota sfiducia nella politica (dei partiti), nonché l’idiosincrasia ai “lacci e lacciuoli” che tarpano l’iniziativa privata; Silverio Tomeo scrive “qualcosa di sinistra” ribadendo la sua visione non scevra da polemiche; Biagio Vitiello non resiste a non ricordare i brutti esempi del passato, chiedendosi sulla base di quali esempi virtuosi la popolazione di Ponza avrebbe potuto (o potrebbe, in un eventuale futuro) prendere una decisione a favore del parco marino; anche Sergio D’Arco a suo modo lamenta la superficialità dell’agire politico “tanto per chi governa quanto per i governati”; infine Vincenzo Ambrosino (apparentemente ‘fuori tema’ per il finanziamento e Ventotene) rende un ottimo servizio civico, ricordando che “nel silenzio generale” – come scrivemmo a suo tempo in un ‘redazionale’ sulle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) – è arrivato e ha ricevuto risposta dall’Amministrazione e dal Comitato “Rinascita per Ponza” (leggi qui), un documento molto importante, con possibili ricadute sul futuro dell’isola. E ancora Vincenzo stigmatizza l’inerzia – di popolazione ed amministrazione – a prendere per le corna (e dirigere) la programmazione e il futuro dell’isola.
Ecco che per una via inusuale, i tanti e importanti commenti ad un articolo apparentemente neutro, aggiungono un’ulteriore pennellata sulle ultime Amministrazioni ‘patite’ da Ponza che mostrano, pur nella diversità degli uomini e dei programmi, l’elemento comune di distacco dalla gente e il non voler perseguire la crescita civile della popolazione locale nel suo insieme: – “Non disturbare il conducente” – sembra essere la parola d’ordine.
Precetto che non si applica alle roventi pagine di Ponza racconta che invece della corretta informazione e della presa di coscienza “tutti insieme, ciascuno con il proprio contributo” ha fatto quasi una bandiera e sono ormai cinque anni che ci sta lavorando.
Resistiamo! Passerà… (il caldo!).