L’odore del mare è coperto dai miasmi degli spray che dal Municipio fino alla Punta Bianca alitano insieme alle frotte degli adolescenti. Le luci annullano perfino la singolarità della luna rossa.
E’ un passeggio apparentemente inutile, quasi noioso, con corpi smaniosi di alludere.
I pescatori, nella sottostante banchina Di Fazio, in procinto di prendere il mare per gareggiare in astuzia con le alici, commentano forte e salaci. C’è troppo divario fra la verità di un mondo fatto di sforzo e di morsi allo stomaco e la falsità del bere per darsi un tono, del sorridere beoti.
Nessun confronto con quelle notti attese perché si andasse a Chiaiadiluna, per il bagno notturno. Già sotto il tunnel i giovani indebolivano le resistenze delle ragazze. Il buio, le storie paurose di apparizioni fantasmiche, e poi il vento che chiamava dalla bocca sul mare, fresco e accattivante.
La spiaggia brillava alla luna e la battigia segnava il limite fra il decente e lo scorretto.
La luna rossa stentava a salire l’arco del cielo e i ragazzi si giocavano la faccia. Nudi… insieme agli altri, compagni e compagne.
Ponza rappresentava l’arena dove ogni anno la crescita e la formazione venivano messe in mostra, amplificate o vanificate, comunque erano la corazza dietro la quale l’adolescenza, senza malizia, diveniva matura. Per cosa? Per affrontare la vita.
Avviene lo stesso anche oggi
Quanta gioventù scorribanda per il Corso Pisacane, per via Chiesa a Le Forna, o è appostata nei locali: il Covo, bar Tripoli, Winspeare.
Anche oggi queste notti, saranno notti desiderate, impegnative o da burla, pur sempre con l’incognita di una esperienza indelebile. Perché compagna è… la gioventù.
“E le chiamano notti,
queste notti,
senza te…”