Il 20 marzo 1956 la Tunisia riconquista l’indipendenza. Quest’anno, purtroppo, le celebrazioni sono state precedute dai noti fatti di sangue che hanno mietuto molte vittime, tra cui 4 italiani, perciò tale ricorrenza assume un duplice significato: la libertà dal colonialismo, ma anche la libertà dai ogni forma di terrore, richiamato anche dal poeta Oscar Wilde (1856 – 1900) in “Sonnet to Liberty”, “Sonetto alla Libertà”, composto nel 1881.
Proprio in quell’anno, nel mese di maggio, le truppe francesi sbarcarono a Biserta dando il via alla colonizzazione della Tunisia.
Appare evidente lo sconcerto del poeta di fronte ad un evento così grave: la Francia, con la sua rivoluzione del 1789, aveva inaugurato un’era in cui finalmente venivano affermati i sacri principi di liberté, egalité, fraternité ed ora, in modo cruento, si apprestava a sottomettere un popolo libero.
Di fronte al modo con cui i francesi calpestano questo termine sacro: “Libertà” insorge con tutta la sua ironia il grande poeta irlandese.
Sonnet to Liberty
Not that I love thy children, whose dull eyes
See nothing save their own unlovely woe,
Whose minds know nothing, noting care to know,
But that the roar of thy Democracies
Thy reigns of Terror, thy great Anarchies,
Mirror my wildest passion like the sea,
And give my rage a brother ….! Liberty!
For this sake only to thy dissonant cries
Delight my discreet soul, else might all kings
By bloody knout or treacherous cannonades
Rob nations of their right inviolate
And I remain unmoved … and yet and yet,
These Christs that die upon the barricades
God knows it I am with them, in some things.
.
Per i motivi già specificati nelle precedenti traduzioni, avremo una poesia non di 14, ma di 19 versi.
Alla Libertà
Non credere che io provi amore
per i tuoi figli, i cui occhi assenti
non vedon altro che tanto dolore
e ignoran tutto pur le loro menti:
per lor nessun sapere ha più valore.
Ma le Democrazie tue ruggenti,
le Anarchie e i regni del Terrore,
sono per me folle, onde riflettenti,
mi urlan: “Libertà! fraterno amore!”.
L’anima mia tanto riservata,
per le tue forti grida dissonanti
t’è grata perché in fondo è “deliziata”
da orride nerbate assai cruenti
di re con le lor vili cannonate,
dei popoli i diritti depredanti.
Ed io resto immoto a tali eventi,
ma coi morenti Cristi che adoro,
su quelle barricate resistenti,
Dio sa che in qualche modo son con loro.
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Di Silverio Lamonica, in condivisione con: www.buongiornolatina.it
silverio lamonica1
25 Marzo 2015 at 18:30
Con Oscar Wilde si conclude la “tetralogia” degli autori inglesi da me tradotti in italiano: un’esperienza interessante. Ma nel corso della mia ricerca su internet ho scoperto che anche autori italiani sono stati tradotti in inglese, uno per tutti Mercantini: “La spigolatrice di Sapri” – http://www.bartleby.com/270/5/339.html – che segnalo agli studenti, dell’I. C. Carlo Pisacane di Ponza, in modo particolare, come utile esercitazione.