proposta da Vincenzo Ambrosino
Tra i commenti al suo scritto: “I sang’ ‘i Retunne, chi sono?” (leggi qui) nell’interlocutorio con Silverio Tomeo, Vincenzo Ambrosino citava la poesia di un suo amico andato via da Ponza.
Qualche giorno dopo ha ricordato – e ci ha inviato – una canzone che piaceva al suo amico, ed evidentemente anche a lui.
La Redazione
Ascolta qui, su YouTube, “Vorrei”, di Francesco Guccini, seconda traccia dall’album “D’amore di morte e di altre sciocchezze” del 1996. Sotto, le parole della canzone.
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Vorrei
Vorrei conoscer l’ odore del tuo paese,
camminare di casa nel tuo giardino,
respirare nell’ aria sale e maggese,
gli aromi della tua salvia e del rosmarino.
Vorrei che tutti gli anziani mi salutassero
parlando con me del tempo e dei giorni andati,
vorrei che gli amici tuoi tutti mi parlassero,
come se amici fossimo sempre stati.
Vorrei incontrare le pietre, le strade, gli usci
e i ciuffi di parietaria attaccati ai muri,
le strisce delle lumache nei loro gusci,
capire tutti gli sguardi dietro agli scuri
e lo vorrei
perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io…
Vorrei con te da solo sempre viaggiare,
scoprire quello che intorno c’è da scoprire
per raccontarti e poi farmi raccontare
il senso d’ un rabbuiarsi e del tuo gioire;
vorrei tornare nei posti dove son stato,
spiegarti di quanto tutto sia poi diverso
e per farmi da te spiegare cos’è cambiato
e quale sapore nuovo abbia l’ universo.
Vedere di nuovo Istanbul o Barcellona
o il mare di una remota spiaggia cubana
o un greppe dell’ Appennino dove risuona
fra gli alberi un’ usata e semplice tramontana
e lo vorrei
perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io…
Vorrei restare per sempre in un posto solo
per ascoltare il suono del tuo parlare
e guardare stupito il lancio, la grazia, il volo
impliciti dentro al semplice tuo camminare
e restare in silenzio al suono della tua voce
o parlare, parlare, parlare, parlarmi addosso
dimenticando il tempo troppo veloce
o nascondere in due sciocchezze che son commosso.
Vorrei cantare il canto delle tue mani,
giocare con te un eterno gioco proibito
che l’ oggi restasse oggi senza domani
o domani potesse tendere all’ infinito
e lo vorrei
perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io…
Silverio Tomeo
16 Febbraio 2015 at 08:59
L’isola verde della mia felicità, di Claudio Lolli
https://www.youtube.com/watch?v=qPsnO5LIwDE
L’isola Verde
Vivere costa fatica,
quando la vita è tutti i giorni uguale.
Vivere costa fatica,
quando dai giorni non nasce nient’altro che male.
Ditemi come si fa,
a vivere tutta la vita in questa città.
Di giorno sudore ed attrezzi,
di notte cercar nelle strade le donne coi prezzi.
Arriva un mattino improvviso
una luce strana che entra da una finestra.
E sotto è sparito il cortile,
c’è un’isola verde che tinge i miei occhi di festa.
Nessuno avrebbe esitato,
a volare felice incontro ad un sogno così.
E l’aria riempie il palato,
la terra raccoglie le ossa di un uomo impazzito.
Mi chiamano pazzo perché,
ho sempre in mente di andarmene dalla città.
Di andarmene a vivere là,
nell’isola verde della mia felicità.
Laggiù mi aspetta Maria,
la donna che ho sempre voluto e non è stata mia.
Mi aspetta dentro una casa,
piena di luci, di fiori, dipinta di rosa.
Laggiù mi aspettano giorni,
pieni di sole, colore e di allegria.
Laggiù potrei dimenticare,
i muri guardiani che oggi mi fan compagnia.
Ma non vogliono ch’io viva là,
nell’isola verde della mia felicità.
Vogliono che viva qui,
vestito di bianco e costretto a rispondere si.