.
La notizia che un’altra strage di migranti è avvenuta alle porte dell’Italia, è così straziante che, effettivamente, gela il sangue nelle vene.
Richiama alla mente e al cuore quanto accaduto il 3 ottobre 2013 allorché morirono annegati in prossimità di Lampedusa 368 eritrei (leggi qui).
Fra essi avrebbe potuto esserci Adiam, una ragazza che conoscevo tramite facebook, amica di quel gruppo di giovani tutti scomparsi. Ebbi modo di vedere le immagini strazianti dei parenti, genitori, fratelli, amici che non riuscivano a dare forma né parole al loro dolore. Chi aveva ancora la forza di dire qualcosa, lo faceva con le immagini sacre e parole di preghiera.
Oggi sarà lo stesso.
Altre 300 ( si presume) persone sono scomparse nel Canale di Sicilia e, questa volta, chi le ha messe sui gommoni era sicuro che sarebbero annegate sia per le condizioni dei gommoni sia per le condizioni del mare. Più che tragedia, è una strage!
Molte sono le voci che si sono levate a invocare interventi che possano evitare queste ecatombi, dal papa all’Alto Commissariato ONU per i rifugiati, ad Amnesty International, alla Caritas, a Emergency e così via.
Non so fin dove possa arrivare il cinismo di coloro che come Salvini parlano in questo frangente di buonismo riferendosi a chi chiede che sia messa in atto di nuovo l’Operazione Mare Nostrum, che aveva permesso di salvare in 12 mesi circa 100.000 persone.
Un’operazione tutta italiana per cui sono stati spesi in un anno 114 milioni di euro, poco più dei 100 milioni di euro che il Ministero della Difesa deve pagare per ogni bombardiere F35 che acquisterà.
Nel contesto di Mare Nostrum la Marina e l’Aeronautica potevano intervenire appena le imbarcazioni dei migranti uscivano dalle acque libiche anticipando di molto il momento del soccorso poiché avevano a disposizione elicotteri per la ricerca e il soccorso, aerei di ricognizione e droni che fornivano immagini dei porti libici da cui salpavano i barconi. In più avevano cinque navi d’altura, una nave anfibia, due pattugliatori e, infine, due fregate che spesso erano impiegate, insieme a quelle libiche, contro i trafficanti (ne sono stati fermati circa 300).
Oggi, il problema degli sbarchi sulle coste siciliane viene affrontato col programma europeo Triton, gestito da Frontex, l’Agenzia europea con sede a Varsavia, che ha il compito di coordinare il pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli stati dell’Unione Europea e di far mettere in atto gli accordi con i paesi confinanti per la riammissione dei migranti extracomunitari respinti lungo le frontiere.
Frontex ha a sua disposizione, oltre che fondi in denaro, 26 elicotteri, 22 aerei, 113 navi e nel programma Triton mette a disposizione dell’Italia 2 navi d’altura, due navi di pattuglia costiera, due motovedette, due aerei e un elicottero. Ovviamente, se facciamo il confronto con il dispiegamento di mezzi di Mare Nostrum, comprendiamo che è del tutto insufficiente.
Gil Arias Fernandez, direttore di Frontex, ha sempre precisato che gli interventi europei non possono sostituire quelli degli Stati membri che hanno la responsabilità di controllare le loro frontiere, quindi, Triton può essere di supporto, ma non sostituisce Mare Nostrum.
Federica Mogherini, alto rappresentante dell’UE, dopo la tragedia di giorno 9, ha convocato una riunione straordinaria della Commissione europea per rivedere le politiche sull’immigrazione.
Non sappiamo se ci sarà una svolta dell’Europa nell’affrontare il problema degli sbarchi in Italia che, ricordiamo, avvengono numerosi perché il nostro paese nel Mediterraneo costituisce un ponte da attraversare per giungere in Europa. Sono pochi coloro che pensano di restare da noi, mentre moltissimi, clandestinamente, attraversano diversi paesi della UE per arrivare in Germania, Inghilterra, Svezia, Svizzera.
Speriamo che la Mogherini riesca ad ottenere un reale impegno europeo che aiuti l’Italia a gestire il problema, facendo tacere i discorsi cinici alla Salvini.
Perché, poi, si fa finta di non capire che chi arriva a salire su quei barconi è disperato. Sta fuggendo da guerre, stragi, fame, violenza, oppressione: la morte in mare l’ha già messa nel conto, ma è preferibile alla vita che altrimenti sarebbe costretto a vivere o alla morte che di sicuro gli sarebbe inflitta. Almeno il mare ti lascia la possibilità di sperare che puoi cavartela!
Spesso alziamo una barriera fra le nostre costruzioni mentali, i nostri pregiudizi e una visione diversa della realtà così che alcuni discorsi non arrivano nel nostro pensiero e cadono nel nulla.
Senza voler scomodare la storia che snoda davanti ai nostri occhi le continue migrazioni che si sono succedute nei secoli e nei millenni, basta pensare alle nostre recenti migrazioni in particolare quelle degli ultimi due secoli che ci hanno visti, noi italiani, dai veneti ai napoletani e siciliani, anche imbarcarci clandestinamente, vivere nascosti (e penso all’umiliazione degli italiani in Svizzera, vedi film “Pane e cioccolata” con Nino Manfredi), essere schiavizzati in lavori pesanti perché senza permesso e così via.
Si dice che il soccorso agli immigrati toglie risorse ai nostri poveri. Ma perché, avete mai sentito un politico che dice che è per destinare risorse ai soccorsi umanitari (che tra l’altro seguono delle direttive europee, anche con fondi europei) le ha tolte agli italiani che non ne hanno?
Queste posizioni demagogiche che vogliono mettere l’uno contro l’altro puntando sulle necessità immediate e impellenti di chi oggi in Italia è in grande difficoltà, mirano a scardinare il tessuto sociale più avanzato che poggia sulla solidarietà.
‘Il mio bisogno è più grande del tuo’ oppure ‘Io ho diritti che tu non devi avere perché non sei del mio paese’ sono frasi considerate logiche, normali, di buon senso e non ci si rende conto che negano quell’imperativo morale che spinge l’essere umano a fare quanto può per aiutare l’altro.
Ciò che bisognerebbe invece sostenere è una vera lotta a chi depreda il nostro paese arricchendosi a discapito degli altri.
La lotta all’evasione fiscale, allo sperpero delle risorse pubbliche, lo scardinamento dei sistemi affaristici e della malavita organizzata, una politica di spesa realmente oculata sono alcune delle modalità con cui si possono reperire risorse, ma nel nostro paese si preferisce usare lo specchietto per le allodole per fare in modo che non ci siano cambiamenti nelle diverse possibilità di accumulare ricchezze che vanno tranquillamente trafugate all’estero.
In questa difficile transizione che la crisi ci sta facendo vivere non possiamo annegare anche i valori di una società sana, primo fra tutti il rispetto dell’altro, cioè il riconoscimento dell’altro come essere umano e portatore di diritti a qualsiasi parte del mondo appartenga.
Non possiamo abbandonare chi ha bisogno di aiuto. Ne va della dignità umana!
Sullo stesso tema anche l’articolo del 12 febbr. 2015 di Enzo Di Giovanni (leggi qui)