di Vincenzo Di Fazio (Enzo)
L’ordine mi arriva per e-mail la sera di sabato 24. “Sei stato nominato, questa settimana tocca a te” , “Comincia a riscaldarti” che, tra di noi, significa “ Sta sui pezzi che vengono pubblicati”. Eh sì, è proprio così: questa cosa nuova dell’epicrisi va bene, piace, i lettori la seguono, un po’ forse per curiosità un po’ perché è la sintesi dei fatti della settimana e dà la possibilità di ritornare sugli argomenti, sulle notizie, anche su alcuni progetti importanti che sono stati trattati e sui quali magari si è sorvolato.
E, domenica mattina, mentre penso “alla mia epicrisi” me ne sto fuori a guardare il mare che ho la fortuna di avere difronte. Vedo, così, il Tedide comparire da dietro punta Stendardo, la punta più avanzata di Gaeta. E’ la nave delle 5,30 che sta per arrivare a Formia dopo circa tre ore di viaggio… come trent’anni fa, purtroppo
Ponzesi che vengono, ponzesi che vanno ed intorno ai ponzesi si aprono gli scritti della settimana.
Si parte da lontano, dalla sua fede per capire il carattere di questa figura tanto discussa che dopo oltre due secoli si porta addosso ancora l’etichetta di essere “sangue ‘e rutunne”.
Franco De Luca ci parla della religione dei nostri padri. Le condizioni di precarietà in cui ha vissuto il nostro avo, fin dai tempi dei Borbone, lo hanno portato a rispettare la legge di Dio per paura, per necessità, forse anche per credenza e per ottenere protezione. Poi, però, l’abbiamo letto tante volte, si è fatto la legge sua, la cosiddetta legge di Ponza.
Ne nascono considerazioni interessanti di Silverio Tomeo e di Vincenzo Ambrosino che inducono a riflessioni.
Come è fatto questo ponzese ancora non è chiaro e ancora non si capisce se ha più qualità o difetti e se è più vero il nativo o il residente, il forestiero o il pendolare, l’emigrante o il nostalgico, l’itinerante o lo stanziale… è un’anima dai mille volti. E’ soprattutto una figura che sembra estraniarsi dalla realtà in cui vive perché si chiude nella propria… avendo più a cuore i propri interessi che quelli della comunità.
Spesso assente e refrattario alla discussione, c’è qualcuno che ha pensato di stanarlo partecipandoci l’idea un po’ provocatoria di innescare un dibattito.
Un tentativo di dare un contributo alla “definizione del problema”.
Perchè conoscere bene il ponzese significa anche comprendere il passato, il presente ed il futuro dell’isola come ricorda l’acuto lettore.
Ma niente… al di là di una proposta che evoca tanto la selezione della razza di triste memoria e che ci porta immeritatamente alla giornata del 27 gennaio così bene ricordata da Rosanna C., non c’è ponzese che si sia scosso.
Eppure il carattere il ponzese ce l’ha e l’ha mostrato il gigante buono Mario “Scassetta” nel Boss in incognita di Rita dove vengono fuori l’introspezione dell’isolano cui spesso non facciamo caso e valori non da poco come l’operosità, il senso del dovere e l’attaccamento alla famiglia.
Ma poi a fine settimana incombe di nuovo Giggino, così poco ambientalista e così tanto costruito a fatti propri.
E di ambiente e della fragilità del nostro territorio si parla tanto questa settimana.
Dall’antenna di Lucia Rosa al degrado di Santo Stefano, ad un’idea di creazione di Museo di Sandro R. che parte da lontano, da Marsiglia, come possibilità di rilancio della cultura mediterranea.
Progetto ambizioso come tutti quelli che hanno a che fare con il recupero del grande patrimonio storico, culturale, artistico, ambientale delle nostre isole (perché non metterci dentro anche il faro della Guardia?) di cui forse conosciamo ancora poco e che abbiamo il dovere di tutelare e valorizzare per lasciarlo in eredità al futuro.
Un progetto che mette al centro proprio Santo Stefano, luogo di pena che paradossalmente può diventare luogo di riscatto perché tra quelle mura si sono anche forgiate e rafforzate coscienze, pensando ad un bene prezioso come la libertà che racchiude in sé i tanti modi di essere liberi, da quello di esprimere le proprie idee a quello di credere nel proprio Dio nel rispetto del prossimo, come ci insegna il bel racconto di Emanuela Siciliani dallo Sri Lanka.
Una coscienza civica forte, soprattutto della comunità, è quella che serve per non incorrere negli errori politici del passato di cui ci parlano, da opposte posizioni, Vincenzo A. e Sergio D’Arco a proposito di opportunità forse irrimediabilmente perdute come la creazione del parco marino.
Un raggio di sole ci viene dalla Cisterna della Dragonara finalmente aperta al pubblico e vorremmo tanto altri esempi simili, a cominciare dal recupero dei sentieri.
Per ripercorrere le strade dei nostri padri utile anche per capirne di più il carattere ed i comportamenti, fattori indispensabili oggi più che mai per affrontare consapevolmente il pericolo della deriva dell’isola verso l’occupazione/sfruttamento da parte di chi la vede solo come una colonia dell’economia globale.
Ma c’è, per fortuna, anche una Ponza che va all’Expo di Milano a proporre e a difendere le nostre origini e perché no la zuppa di lenticchie e ‘u casatielle.
Sto per fare la sintesi ma mi accorgo che è arrivato sul sito un annuncio strano. Domenico M. cede gratis una grotta inagibile che ha a Chiaia di Luna E’ stanco di pagare le tasse senza poterne fare uso. Può star tranquillo Domenico, sicuramente interesserà a Giggino…
Intanto il libeccio ci ha dato dentro questo fine settimana e sono due giorni che non vedo passare le navi….
Franco e Nino da Ponza ci augurano buon anno con un nuovo accattivante motivo. Ricorrono alla ricchezza dei ricordi per lenire il grigiore della stagione del letargo.
Un gruppo di ponzesi che sverna a Formia fa capannello in prossimità del porto. A consolidare una frattura e un’abitudine.
Mi risuonano nella mente le note di “Rain & Tears” di Demis Roussos, che Sandro R. ha ricordato qualche giorno fa. Pioggia e lacrime sono la stessa cosa, dice la canzone. E di pioggia ce n’è tanta oggi che induce anche un po’ alla tristezza…
Meno male che hanno eletto il 12^ presidente della Repubblica. E’ Sergio Mattarella, è un costituzionalista e questa è una buona notizia.
Felice domenica a tutti.