Ambiente e Natura

Il sogno mediterraneo di Marsiglia. (4) …E Ponza

di Sandro Russo
VilleMediterranée. Cattedrale sullo sfondo

 

La Villa Mediterranée è l’altro grande museo di Marsiglia dedicato al mare, contiguo al MuCEM sempre sull’ex molo J4.
Perché un secondo Museo del Mediterraneo a Marsiglia?
La “Villa” è costato 57,27  milioni di euro ed è stato finanziato al 100% dalla Regione – Conseil régional de Provence Alpes Côte d’Azur.
Il presidente del consiglio regionale Michel Vauzelle che ha fortemente voluto la realizzazione afferma che non c’è contraddizione con l’altro  “…la Villa est dédiée non pas à l’histoire mais à l’avenir, c’est le contraire du musée qui est à côté”.
Ma le sue affermazioni non suonano del tutto convincenti, soprattutto perché con una superficie espositiva di circa quattromila metri quadrati e il suo collegamento al Fort Saint-Jean, il complesso del MuCEM è al tempo stesso un museo, un’attrazione e un nuovo simbolo per la città. Legato al passato, ma proiettato al futuro.

Marsiglia. I due Musei del Mediterraneo

In questa foto,  fatta con le spalle al mare, sulla parete vetrata del MuCEM si specchia l’immagine della Villa Mediterranée

La Villa Mediterranée. Si entra e si resta sommersi da una quantità di informazioni e stimoli. Soprattutto audio-visivi; su ogni parete un video interessante e delle spiegazioni su temi molto disparati, anche se tutti centrati sul mare. Dalle prime esplorazioni subacquee, all’ambiente sottomarino negli ambiti più diversi, la storia delle imbarcazioni, le tecniche di pesca… Voci che si accavallano. La rete che in alcuni punti copre le pareti sembra prendere lo sprovveduto visitatore in una trama inestricabile.
Si gira, spesso a vuoto, quasi mai tornando sui propri passi, fino ad una sala semi-buia che sembra dare un po’ di tregua. Sono tutti spezzoni di film che hanno dentro il mare. Un po’ ci si ritrova e ci si acquieta…

Ma resta l’impressione di una gran confusione; materiale vario e di ottima qualità: filmati, reperti schede alle pareti, ma disperso; troppo per essere fruito da un visitatore, anche se non sprovveduto, nel tempo standard di una visita al Museo.

Villa mediterranee. MuCEM a fianco

La Villa Mediterranée in primo piano  e un piccolo spicchio del MuCEM in fondo a sin. della foto

E qui si propone un primo giudizio comparativo col MuCEM. Tanto quest’ultimo ha il pregio della sintesi e propone pochi punti chiave comprensibili (pur lasciando la possibilità di ulteriori approfondimenti), così l’altro è analitico e dispersivo.

Ma ad uno sguardo più approfondito, al MuCEM alcuni rilievi critici si possono porre:

Limiti di obbiettività, che poi è una riserva implicita all’estrema semplificazione. In altri termini è necessario ‘aver studiato’ ed essere ‘preparati’ alla visita. Il che non è propriamente un difetto del Museo, ma il portato della moderna tendenza alla superficialità: che la visita potrebbe propiziare, se non controbilanciata.

Per quanto si è potuto capire ad un primo approccio, il Museo rifugge per quanto è possibile dall’approfondimento del “Colonialismo”; il tema è messo molto tra le righe: è trattato poco e niente; pare che si rifugga perfino dal citarlo. Segno di cattiva coscienza dell’Europa continentale? E ci si potrebbe includere facilmente anche l’Italia, nel suo piccolo…

Il Museo dedica scarsa attenzione all’Italia: eppure le Repubbliche Marinare sono nate là. E non sarebbe il suo solo merito. Molto maggiore è invece il risalto dato alle sponde africane e medio-orientali.

Marsiglia. L'ingresso al MuCEM

Ingresso del MuCEM. Il gioco di specchi rimanda l’immagine della Cattedrale di St. Marie Majeure

Il MuCEM propone tre sezioni / concetti che concludono il percorso del Mediterraneo d’oggi 

  1. Visione costruttiva: tutto quel che si porta dietro da un viaggio: nello spazio e nel tempo; nei luoghi fisici e mentali che conservano le vestigia antiche nella nostra memoria collettiva
  2. Visione de-costruttiva, nella forma anche visiva di un collage mai completato; la coscienza dell’impossibilità di rappresentare unitariamente il Mediterraneo
  3. Visione ri-costruttiva, di un mare che al di là della storia ancora rimane una zona di scambio e di reciproche influenze tra mondi diversi

***

Ponza. E’ possibile estrapolare qualcosa da questi appunti frettolosi e rapportare esperienze museali apparentemente aliene alla situazione dell’isola di Ponza?

La nostra isola è minuscola al confronto; le vicende e le migrazioni minime rispetto a quelle della grande Storia. Solo il Mediterraneo è lo stesso.
Quel che ci interessa è proporre un metodo. I contenuti (che anche ci sono), seguiranno.

La semplificazione e la chiarezza sono carte vincenti. Non dico superficialità.

Come approccio metodologico-espositivo l’algoritmo potrebbe fare il caso nostro: una o poche voci che si sfioccano in un percorso conoscitivo a complessità crescente.

Rispetto ai due filum portanti – 1) e 2): vedi in seguito – , una linea accessoria dovrebbe essere costituita dal Tempo: trovare un modo di scandire gli eventi secondo una sequenza temporale.

1) il mondo intorno a Ponza. Come è stato ricorrente nella storia, le isole di piccoli arcipelaghi sono spesso “isole contenitore”: popolate per periodi brevi (in termini di epoche storiche); poi la popolazione precedente si trasferisce, emigra o viene cacciata, comunque dopo un tempo variabile viene sostituita con un’altra ed inizia un nuovo ciclo.
– Per quanto riguarda Ponza, c’è stato un periodo neolitico (cerca – ossidiana – sul sito);
– poi, agli albori della storia tramandata, (forse) un periodo fenicio-greco;
– sicuramente una colonizzazione romana, con gran copia di storia documentata e manufatti.
– dai secoli bui vengono notizie (e resti) di insediamenti monastici, funestati dalle incursioni di pirati: prima saraceni, poi di varia accozzaglia.
– Il ciclo attuale, con le famiglie che per ultime hanno colonizzato l’isola, risalgono all’ultima colonizzazione (borbonica) iniziata a partire dal 1734.
– Le altre isole delle Ponziane: Ventotene e Santo Stefano e, intorno a Ponza Zannone e Palmarola

2) Ponza nel mondo. Identificazione dei ceppi etnici trasferiti dai Borbone nel 1734- 1772 (rispettivamente da Ischia e Torre del Greco). Verranno approfondite:

  • le attività marinare
  • la pesca (i coloni torresi prevalentemente marinai; i coloni ischitani prevalentemente contadini; storie di contaminazioni interne; quindi ‘i siciliani’ insegnano la pesca -alcuni tipi almeno -, ai ponzesi, i ponzesi ai sardi)
  • Le attività agricole e stanziali (costumi cucito ricamo alimentazione e cucina)
  • La diaspora ponzese. Le ‘colonie ponzesi’ in terra sarda: a nord, nord-est e nord-ovest dell’isola (Olbia, Stintino, Aglientu, Vignola); costa orientale (Arbatax, Tortolì) ; Sud-ovest /S. Antioco, Carloforte)
  • L’insediamento de La Galite, in prossimità delle coste tunisine; quindi il trasferimento degli abitanti (ormai naturalizzati francesi) sulla costa azzurra (soprattutto a Le Lavandou)
  • I pescatori di Montecristo e dell’Elba, poi stanziati tra l’Elba (Marina di Campo), a Piombino e il Giglio
  • l’epopea dei Ponzesi Americani (Nord e Sud America)
  • le grandi tragedie isolane: l’affondamento del Corriere di Ponza (21 marzo 1918) e del Santa Lucia (24 luglio 1943)
  • Il periodo fascista e il confino

Una prima sommaria messa a punto e identificazione dei referenti per tutti i punti citati può essere compiuta attraverso questo sito.

***

La sede. Sembra riduttivo avanzare una proposta così ambiziosa di Museo e prevederne la localizzazione nei locali – per quanto poco e male utilizzati, comunque esigui – dell’attuale Museo (ex ‘Cameroni’) .

Una proposta per il lungo termine, richiedente risorse e competenze che esulano dalle nostre possibilità attuali, ma non peregrina anzi, assolutamente logica, sarebbe quella di ri-utilizzare l’ex penitenziario di Santo Stefano, di cui – è un caso, un buon segno? – tanto stiamo leggendo in questi ultimi giorni.

Mi rendo conto che è un’impresa titanica, ma con diverse convergenze che potrebbero dimostrarsi “virtuose”:
– sarebbe un progetto comune di tutte le isole dell’arcipelago; naturalmente si dovrebbero includere notizie e reperti (così come proposto per Ponza) anche di Ventotene, dove peraltro è già presente un buon Museo storiografico (non credo antropologico) che confluirebbe nel progetto più grande;

– richiederebbe necessariamente il coinvolgimento dell’Europa e di fondi comunitari, risolvendo al contempo il tarlo da cattiva coscienza (dell’Italia e dell’Europa) di lasciar andare in disfacimento un’opera unica e per tanti versi simbolica

– ci sarà da superare il campanilismo isolano – Santo Stefano è nostra! diranno a Ventotene… L’acquedotto romano e il grosso delle colonizzazioni riguardano noi! ribatteranno i ponzesi -, ma un Grande Progetto siffatto spingerebbe, come epifenomeno, i vari soggetti implicati (Amministrazioni locali, politici nazionali ed europei, popolazione) ad una collaborazione obbligata

– infine la fase progettuale-architettonica sarebbe immane, per la difficoltà di contemperare l’antico con il moderno, vecchie strutture e nuove funzioni… ma i Francesi l’hanno saputo fare in diverse circostanze… Noi no?

 

Se c’è una lezione che dovremmo aver imparato dai padri fondatori dell’Europa è a sognare e pensare in grande, cominciando in piccolo… E le loro condizioni di partenza erano di gran lunga più drammatiche della nostra attuale, per quanto pessimisti possiamo essere!

 

Post-scriptum
Questa proposta non è in alcun modo espressione di una ‘linea’ della Redazione di Ponzaracconta (Sito o Associazione): è stata semplicemente la conclusione ‘personale’ di un’esperienza e di una sequenza di pensieri basati su conoscenze facilmente accessibili.
Sarò grato a quanti mostreranno di accoglierne la portata con commenti, suggerimenti e quant’altro vorranno.

 

[Il sogno mediterraneo di Marsiglia. (4) … E Ponza – Fine]
Le puntate precedenti sono state pubblicate il 15 gennaio 2015 (leggi qui),
il 17 gennaio 2015 (leggi qui)
e il 24 gennaio 2015 (leggi qui)

4 Comments

4 Comments

  1. Sandro Russo

    30 Gennaio 2015 at 10:40

    Il solito silverio_lm – bel nome, studiato con cura e utile per molte circostanze! – ha colpito ancora: stavolta fornendo come ‘soffiata’ il link ad un articolo da cui ho preso alcune delle caratteristiche costruttive del MuCEM di Marsiglia (circa 4 righe in tutto). La (dis)informazione è stata comunque eliminata.

    Va a onore dell’anonimo commentatore leggere e informarsi.
    Va a suo disonore ricorrere all’anonimato per colpire nell’ombra e anche utilizzare l’arma dell’insinuazione disinformata.
    Ha davvero letto tutti e quattro i miei articoli, le implicazioni e le deduzioni?
    Non solo il link da lui segnalato mi è servito per completare i quattro (4!) articoli sui Musei di Marsiglia e su Ponza, ma molti altri, una diecina almeno, soprattutto nel campo dell’architettura e dei materiali impiegati, che non è certo il mio.

    Chi fosse davvero interessato all’approfondimento, per tutte le pubblicazioni e i riferimenti che ho utilizzato per la ricerca sui Musei di Marsiglia e su Ponza, può farmene esplicita richiesta “in chiaro”.
    Chi vuole solo mestare nel torbido, ha sbagliato indirizzo.
    Sandro Russo

  2. La Redazione

    30 Gennaio 2015 at 11:47

    L’anonimo – sempre silverio_lm che non ha niente di meglio da fare – non è solo vigliacco, è anche indovino!
    Come faceva a sapere che il suo commento sarebbe stato tolto..!?
    Un consiglio: impieghi meglio il suo tempo a sapersi “amministrare”!

  3. vincenzo

    30 Gennaio 2015 at 17:10

    Caro Sandro tu concludi dicendo a tutti gli amici:

    “ci sarà da superare il campanilismo isolano – Santo Stefano è nostra! diranno a Ventotene… L’acquedotto romano e il grosso delle colonizzazioni riguardano noi! ribatteranno i ponzesi -, ma un Grande Progetto siffatto spingerebbe, come epifenomeno, i vari soggetti implicati (Amministrazioni locali, politici nazionali ed europei, popolazione) ad una collaborazione obbligata”

    E poi aggiungi che bisogna sognare in grande come hanno fatto quegli uomini della resistenza in condizioni più drammatiche….

    Potevi ricordare nel tuo commento che cose simile le avevo dette anche io nel precedente articolo sui “politici cantastorie” e infatti cosa dicevo io:

    “Per dare forza alle idee e quindi alla politica bisogna esser ambiziosi, soprattutto coraggiosi e per le isole ponziane l’ambizione è puntare a istituire il Parco Nazionale delle Isole Ponziane.”

    Sottoposti a questa gabbia vincolistica che ci obbliga a delle responsabilità, possiamo continuare ad essere divisi, anzi a farci la concorrenza? …A fare a chi ha il Sindaco più bravo? …se la festa di San Silverio è più bella di quella di Santa Candida …e vedere che i nostri beni storici monumentali vengono abbandonati, che le nostre ricchezze ambientali non riescono a sostenere un turismo per tutto l’anno producendo l’abbandono delle isole da parte dei residenti?

    E ho parlato di comunità dell’arcipelago ponziano che era nata, proprio per concordare e promuovere iniziative ambiziose e culturalmente avanzate.

    Ma poi Caro Sandro, rimango deluso, no perché non mi hai menzionato, ci sono abituato, ma perché ci tiene a precisare che “Questa (tua) proposta non è in alcun modo espressione di una ‘linea’ della Redazione di Ponzaracconta (Sito o Associazione) ma viene fuori da tue esperienze e quindi tue convinzioni che rimangono personali”.

    Caro Sandro, perché questa precisazione, di che ti preoccupi, quale uomo di cultura non apprezza una tale idea?

  4. Sandro Russo

    1 Febbraio 2015 at 07:37

    Caro Vincenzo,
    la precisazione era necessaria per distinguere l’impegno pratico e fattivo in cui tutta la Redazione è coinvolta – un esempio per tutti: la campagna per il Faro della Guardia del 2012 – da altre proposte, come questa di un Museo del Mediterraneo a Santo Stefano che a momento è solo una elaborazione teorica.
    Se ci saranno nel prosieguo adesioni, movimenti di opinioni, aggregazioni politiche in tal senso, e l’ipotesi vedesse uno spiraglio di realizzazione, allora sta’ certo che tutta Ponzaracconta, Sito e Associazione, scenderebbe in campo.

    Che una simile posizione – la necessità di superare i localismi – sia anche la tua, non può far che piacere… Allora cominciamo a contarci: per adesso siamo in due..!?

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