di Ernesto Prudente
Il libro che ci accingiamo a pubblicare in più puntate è un altro capolavoro di Ernesto Prudente.
In questo libro l’autore, attraverso un percorso storico e l’elenco di oltre 2000 nomi di scrittori che si sono interessati a
Ponza, riesce con maestrìa a mettere in risalto sia il grande patrimoni cultuale dell’isola che il suo cammino che va dalla preistoria ai Borboni; il tutto con assoluto rigore e tanti anni di lavoro.
E’ un libro che rappresenta sicuramente un riferimento importante per chiunque sia interessato alla storia di Ponza e/o ha voglia di continuare a fare ricerca.
Questa prima puntata la dedichiamo all’introduzione del libro mentre le altre che seguiranno riguarderanno solo i capitoli storici e non, per intuibili motivi, l’elenco degli autori e le loro opere .
Prima di iniziare è doveroso ancora una volta, da parte della redazione di “Ponza racconta” e di tutti i lettori di questo sito, ringraziare Ernesto; non solo per la produzione di questo libro e l’autorizzazione a pubblicarlo, ma per tutti gli altri “tesori letterari” che ci ha lasciato e per tutti quelli che ancora verranno.
Introduzione del libro
Chi è stato l’ultimo che ha scritto su Ponza?
Chi è stato il primo?
Quale è stata la penna più scorrevole?
Quale è stato il promontorio, il faraglione, la rada, l’insenatura, la roccia, la casa, il sentiero, il colore della roccia o qualunque altra cosa, che ha richiamato l’attenzione di un maggior numero discrittori?
Ponza è il quadro, le isole che le stanno intorno e le fanno corona, con il mare che le circondano, rappresentano la cornice, una cornice intarsiata dal più illustre degli architetti.
La conoscenza antica di questo territorio rappresenta un serbatoio di notizie, un contenitore di ricordi, un recipiente di memorie.
Solo e soltanto attraverso gli scritti si possono cogliere le mille sfaccettature di un paese.
Solo e soltanto gli scritti riescono a dare, oltre la sembianza e l’aspetto, il movimento, la vita, l’animazione, il sentimento a panorami, a faraglioni, a rupi, a falesie, a sbalzi e a dirupi, a rioni cittadini, al piccolo cortile come alla grande piazza, alle spiagge, al sole cocente che si riflette sull’immensa
distesa marina piatta come una lastra di marmo, a quel mare tempestosamente meraviglioso.
E ci sono quelli che, mentre ti descrivono l’acciottolato, come se te lo mostrassero, ti fanno percepire finanche il rumore dei passi.
Non esiste, a mio giudizio, un criterio per raccontare la storia di Ponza; né esiste un contenitore adatto e idoneo dove infilare le sue storie, le sue leggende, le notizie sui personaggi che hanno camminato, per motivi diversi e svariati, su queste rocce perché in questa “discoteca” si è ballato a giorni alterni in quanto spesso la spina è stata staccata. Ci sono stati momenti, anche lunghi, di silenzio assoluto.
Questo è un viaggio lungamente cercato e lungamente tentato dove la storia, quella fatta con le date e con rigorosa cronologia, è stata volutamente tralasciata per evitare errori e disapprovazioni.
Ancora oggi, a ottant’anni, ricordo il rimprovero aspro e duro che mi venne rivolto quand’ero alunno della scuola elementare. Alla domanda sul luogo e sulla data di nascita di Garibaldi, per nascondere la mia ignoranza, risposi che l’eroe dei due mondi “nacquètte” a Salerno. Apriti cielo! Ho ancora nelle orecchie la sghignazzata dei compagni e le parole dure del maestro.
Non ho mai creduto, nel corso della mia vita, che il comportamento di quell’uomo che indossava la camicia rossa, senza pensare di vietarne la riproduzione e l’uso per evitarci guai successivi, con le sue azioni, i suoi matrimoni, le sue vittorie, le sue sconfitte, si, perché fu anche sconfitto!, il suo favoloso “obbedisco” e la non meno favolosa consegna delle terre “liberate” al re d’Italia, la sua Caprera, siano dipese dal luogo di nascita.
Quella strigliata, che non ho saputo, pur volendo, cancellare dai miei ricordi, me la sono portata dietro tanto da farmi odiare la storia, quella basata sulle date e sui racconti dei vincitori perché sono stati sempre loro, i vincitori, a scrivere le narrazioni e i resoconti tenendo, quasi sempre, nascosta la verità.
Il mio vorrebbe essere un racconto, una esposizione, attraverso gli autori, di alcuni avvenimenti sia di un recente passato, che di altri, persi e dispersi nel tempo.
Un paese non può guardare al futuro se non ha coscienza e consapevolezza del proprio passato.
La storia di Ponza è un percorso infinito. Un labirinto dove entrare è difficile ma è anche difficile uscirne.
Nulla può fare Arianna con il suo filo.
Ponza ha una esistenza anticchissima e antichissima è la sua storia.
La storia di Ponza non è una narrazione paesana. Essa si proietta fuori dai confini dell’isola e si allaccia a fatti e personaggi che hanno determinato la storia italiana e non soltanto.
Essa ha inizio con gli insediamenti dell’uomo primitivo, i primi navigatori, i primi contadini, i primi allevatori, i primi esilii, i primi martiri, le prime figure del cristianesimo, i monaci, i saraceni, le prime battaglie navali per il dominio del Mediterraneo, con le lotte fra i vari stati per impossessarsene, dato il suo valore strategico al centro del Tirreno.
La presenza di uomini come Ottaviano Augusto con personaggi maschili e femminili della corte imperiale, Santa Flavia Domitilla, Papa Silverio, Dragut, Fra Diavolo, Pisacane, Ras Immirù, Bordiga Terracini, Spinelli, Rossi, Ravera, Valiani, Pertini, Nenni, Mussolini, FinocchiaroAprile, e tanti
altri, hanno creato i presupposti che la storia di Ponza uscisse dai propri confini inserendosi, con una connotazione precisa, nella più vasta storia della penisola italiana.
Se è vero, come è vero, senza ombra di dubbio, che Omero parla di Ponza nel decimo libro dell’Odissea, è da oltre tremila anni che scrittori di ogni ordine e qualità, di ogni gusto e di ogni terra, hanno intinto la penna in questo meraviglioso calamaio che è l’arcipelago ponziano.
Vi hanno trovato preistoria e storia, geologia e archeologia, flora e fauna, geografia e antropologia, clima e amenità, esilio e martirio.
Hanno trovato di tutto e di più.
Io, da Ponza e soltanto con l’aiuto della bibliografia contenuta in ciascun libro che mi è capitato fra le mani, sono riuscito a raccogliere oltre duemila nomi di scrittori che si sono interessati di Ponza e delle isole che le fanno corona.
Numerosi sono i lavori dedicati completamente a Ponza, numerosi sono gli autori che nelle loro opere hanno trattato Ponza con larga ampiezza.
Ponza, anche nei periodi più brutti della sua esistenza, compresi quelli in cui è rimasta disabitata, ha fatto sempre testo. La scoperta di Ponza dal punto di vista letterario avvenne nella seconda metà del settecento, con la colonizzazione borbonica.
Il primo interesse fu quello geologico e lo fece scaturire William Hamilton con una sua visita a Ponza che quasi certamente le venne suggerita per altri interessi. Ponza di quei tempi era ricca di vestigia romane.
Al fischio di Hamilton accorse Deodat de Dolomieu, il più grande studioso di geologia di quel periodo, l’uomo che ha dato il nome alle più belle montagne italiane: le Dolomiti.
Dopo di lui fu una corsa anche se raggiungerla non era cosa semplice. Anzi fu proprio la non facile possibilità di raggiungerla ad escluderla dal grande giro degli scrittori italiani e stranieri.
Boccaccio la definisce “l’isola della lontananza”.
Ciò nonostante non mancano le testimonianze di autori classici romani e, in seguito, di quelli che si interessarono del cristianesimo e del monachesimo.
Il lungo periodo di silenzio è servito a costituire un mito, un mistero che si è manifestato in una esplosione di pagine e pagine che ne hanno descritte e decantate, oltre le sue bellezze, le sue attrazioni geologiche, archeologiche, storiche. Ognuno ha trovato inchiostro per la propria penna.
Da Omero, che colloca a Ponza l’incontro di Ulisse con Circe, a Franco De Luca, giovane e appassionato cantore della sua terra, la raccolta di saggi è notevole.
Questo volume ha lo scopo di contenerli per dare la possibilità a una migliore e maggiore conoscenza dell’immenso patrimonio culturale di Ponza che definirei città storica.
Il tassello di ogni scritto contribuisce alla formazione di un mosaico che testimonia il susseguirsi di civiltà e culture.
Con questo lavoro, (che mi è costato anni e anni di ricerche, in cui ho coinvolto tantissimi amici e tra questi sento la necessità di fare un nome: Domenico Ratti, figlio di una ponzese, residente a Torino, che ha messo a mia disposizione la sua identica passione e i segreti delle infinite biblioteche piemontesi), intendo dare una immagine di Ponza, visibile a tutti come la sua imparagonabile vista esterna, ricca di un patrimonio storico-culturale, forse, più unico che raro, se si tiene in considerazione il cammino dell’uomo dalla preistoria ad oggi.
E’ un lavoro completo e privo di difetti? No! E né potrebbe esserlo.
(Ernesto Prudente)
[Biografia di un paese. (1). Continua]