di Rita Bosso
Prima o poi, la galleria dei confinati a Ponza si arricchirà di qualche nome illustre; tra i papabili, il dottor Modo, anatomo-patologo in servizio all’ospedale Pellegrini, e il commissario Luigi Ricciardi della questura di Napoli. Entrambi mostrano insofferenza per il regime; entrambi mettono in conto la possibilità di essere spediti “in villeggiatura” su qualche remota isoletta; entrambi hanno assistito alla partenza dei confinati dal molo Beverello.
Il commissario Ricciardi è il protagonista della serie omonima scritta da Maurizio De Giovanni che conta, sinora, sette titoli, tutti best seller; l’ultimo, In Fondo al tuo cuore, edito da Einaudi, è ai primi posti nella classifica delle vendite sin dalla sua uscita, ai primi di luglio. Conclude la trilogia delle festività (Natale, Pasqua, Madonna del Carmine), che è stata preceduta dalla quadrilogia delle stagioni.
Non bisogna essere necessariamente amanti del poliziesco, per seguire le avventure di Ricciardi o degli investigatori della serie I Bastardi di Pizzofalcone, che De Giovanni ambienta nella Napoli contemporanea: bastano e avanzano, per motivare il lettore tout court, le descrizioni di Napoli viva e palpitante, oscura e luminosa, splendida e miserabile. Con il commissario Ricciardi, poi, ci si immerge in un periodo storico che per Ponza – e, di conseguenza, per Ponza Racconta– è stato particolarmente significativo: siamo negli anni Trenta, e l’isola è sede di confino politico.
Ricciardi, originario del salernitano, è inscindibile da Napoli, precisamente dall’area delimitata da Capodimonte, da piazza Plebiscito, dai Quartieri Spagnoli e da via Toledo; è però un tipo difficile, rigoroso, puntiglioso, che i superiori sopportano a malapena, giusto perché è bravo a risolvere i casi; al primo sgarro, è prevedibile, la Commissione Provinciale per il Confino lo convocherà e gli appiopperà una vacanza di qualche mese, a Ponza o a Ventotene. Ancor più probabile è la partenza del dottor Modo, una delle figure più riuscite del romanzo, malinconico e geniale, che spartisce equamente il tempo libero tra un cane fedele e il bordello, e che esterna pubblicamente le sue idee politiche.
Svelare la trama di un libro non si fa, men che mai con un poliziesco: c’è un omicidio, dunque c’è un colpevole, ci sono il brigadiere Maione e il travestito Bambinella con i loro spassosi duetti, Enrica e Livia quali archetipi di femminilità, poli tra cui il protagonista oscilla indefinitamente; c’è la capacità di Ricciardi di cogliere le ultime parole pronunciate dalla vittima, di vedere “il Fatto”; c’è, soprattutto, Napoli spossata e grondante sudore perché è scoppiato il caldo, quello torrido ed implacabile di metà luglio, vigilia della Madonna del Carmine. Tutto il resto è lasciato allo studioso lettore, come dicevano i testi di geometria di una volta: che arranchi appresso a Maione, accaldato e sovrappeso; che si accomodi e veda la città attraverso le vetrate del Gambrinus, gustando una sfogliatella; che si addentri nei vicoli del borgo Orefici quando ancora custodivano mestieri e tradizioni, e oggi sono tristi e vuoti.
Perciò, non volendo parlare della trama, strappo a Maurizio De Giovanni la promessa di passare dalle nostre parti per presentare il libro e gli propongo una specie di gioco: ipotizziamo che il commissario Ricciardi sia mandato al confino a Ponza.
PonzaRacconta: La condanna al confino del dottor Modo è abbastanza plausibile; è invece possibile che una Commissione di Pubblica Sicurezza mandi al confino il commissario di P.S. Ricciardi? Per arrivare a tanto, cosa dovrebbe aver combinato il bel commissario dagli occhi verdi?
Maurizio De Giovanni: Il senso della giustizia al quale si uniforma Ricciardi, una giustizia che risponde a criteri e a valori perenni e universali, non sempre concorda con le leggi dello Stato; e tantomeno a quanto il fascismo, attento alla propria utilità politica e all’affermazione del proprio sistema, andava affermando in quegli anni. E’ perciò più che possibile che Ricciardi, che non è fascista né antifascista ma semplicemente non si interessa alla politica, vada fino in fondo a un’indagine che il partito o l’OVRA abbiano invece interesse a insabbiare.
PR: Rosa, l’amata governante, è sempre più stanca e malata. La condanna al confino è breve, solo pochi mesi. Ricciardi sa che la condizione del confinato è di assoluta tristezza, lontano dagli affetti, dal lavoro, dagli interessi. Parte da solo, oppure accetta che una delle due donne (Livia, Enrica) lo accompagni?
MDG: Ricciardi non accetterebbe mai di essere accompagnato al confino; né da Livia, la cui compagnia cerca di evitare già a Napoli in condizioni normali, né da Enrica, per il cui bene non vuole legare a sé. Nemmeno da Nelide, che è una ragazza giovane alla quale non vorrebbe imporre una simile esperienza. Ricciardi insomma andrebbe da solo, senza dubbio.
PR: Sull’isola il commissario trova centinaia di altri confinati politici, in gran parte comunisti ed anarchici. Pur essendo un solitario, con qualcuno dovrà pur scambiare due parole, stabilire qualche relazione. Con chi si intrattiene, di preferenza? Di cosa parlano?
MDG: Non avrebbe difficoltà, Ricciardi, a stringere rapporti soprattutto coi detenuti politici che abbiano una strategia di organizzazione sociale e civile che preveda la limitazione dei delitti e condizioni migliori per i ceti disagiati e colpiti maggiormente dall’indigenza. Il commissario è attento al dolore e alla sofferenza, e non faticherebbe a trovare unità di intenti soprattutto con chi si ispira a principi di socialismo reale.
PR: Livia, che non si lascia smontare dalle difficoltà, lo raggiunge. L’isola è arretrata, povera, non offre le occasioni mondane a cui è abituata. Riesci ad immaginare Livia a Ponza? (curiosità: la cantante lirica Tita Fusco, collega di Livia, segue il marito al confino a Ponza, organizzano pomeriggi musicali e sono per questo duramente criticati dai compagni comunisti, che considerano il loro stile di vita “troppo borghese”).
MDG: Livia, pur appartenendo a una classe sociale per sua natura superficiale e poco incline alla sensibilità civile, è capace di sentimenti profondi; per cui, per amore, credo che sarebbe ben felice di poter essere di conforto a Ricciardi e di dimostrargli che può essere una splendida compagna di vita anche fuori dai contesti ai quali è abituata. Forse riuscirebbe, col suo fascino personale, a creare come la Fusco qualche forma di salotto musicale anche nell’isola. Certo una lunga permanenza finirebbe col pesarle molto, e magari non resisterebbe; ma è sinceramente innamorata di Ricciardi, e per il suo uomo si sacrificherebbe volentieri.
PR: Ricciardi, abitualmente, non coltiva interessi, vive esclusivamente di lavoro; al confino, però, qualcosa deve inventarsi. Come trascorre le giornate?
MDG: Riuscirebbe finalmente a coltivare qualcosa che ama molto ma alla quale è costretto dal duro lavoro che si impone a derogare spesso: la lettura. Ricciardi è infatti un lettore vorace e attento, vorrebbe leggere molto di più di quanto riesca a fare in città. Sarebbe un beneficio che gli deriverebbe dall’inattività forzata.
PR: Sull’isola sono relegate alcune giovani donne, tra cui Camilla Ravera: forti, politicizzate, attive. Potrebbe essere una delle confinate l’artefice dello sblocco sentimentale di Ricciardi?
MDG: Intrigante prospettiva, questa. Chissà, forse sì: una personalità forte e decisa, fortemente idealistica, potrebbe smuovere qualcosa in quel cuore al buio. Staremo a vedere.
Foto di copertina: Maurizio De Giovanni