di Francesco Piras
Continuano gli echi e i contributi che il bel reportage in progress di Paolo Rumiz “Il guardiano del Faro” sta suscitando tra i nostri Lettori e Collaboratori (leggi qui). Ognuno ci trova – e ci mette – del suo, come in questo bell’approfondimento di Francesco Piras, a commento della 7a puntata (di sabato 9 agosto).
Ci fa particolarmente piacere proporre quest’articolo in occasione della classica ricorrenza del 10 agosto (1).
L.R.
Ho letto il capitolo che mi avete segnalato e che mi è molto piaciuto per la moltitudine di stimoli che mi ha offerto.
Ho cercato su internet “la strepitosa carta stellare Hallwagg” senza alcun risultato. È molto probabile che si trattasse di un astrolabio, ossia un semplice strumento che ci mostra cosa vedremo in cielo per ogni giorno dell’anno e per ogni ora del giorno e della notte. Oppure che lo scrittore, parlando per allegorie, intendesse riferirsi al suo desiderio di poter disporre di una carta stellare simile a quella stradale Halwagg del nord Europa che sulla Terra permette agli uomini di non smarrirsi, come nel cielo, e di trovare agevolmente le indicazioni sui luoghi da raggiungere.
L’allegoria si sa può essere anche un racconto che racchiude un significato nascosto, diverso da quello espresso direttamente dalle parole usate.
Il pregio di questo linguaggio, il cui carattere è l’ambiguità, consiste nel trasmettere conoscenza indipendentemente dal grado di consapevolezza di chi narra o ascolta, in modo che possa comprendere solo chi merita di capire.
Penso però di aver intuito quali stelle abbia visto e non riconosciuto lo scrittore.
Sotto la costellazione di Cassiopea ha visto le stelle Capella (Auriga) e Mirfak (Perseo).
Il cielo descritto dovrebbe essere quello della prima decade di ottobre. Nel “lampo azzurro del monile” potrebbe aver visto Sirio, la stella più splendente di tutte, e certamente avrà osservato, “nei fanali della notte” il triangolo invernale formato da Procione, Betelgeuse e da Sirio, tre stelle così luminose da sembrare, per l’appunto, dei grandi fanali.
Il grande semicerchio di stelle immaginato dallo scrittore è quello formato dalle stelle Aldebaran (Toro), Capella (Auriga), Castore e Polluce (Gemelli), Procione (Cane minore), Sirio (Cane maggiore), Rigel, Bellatrix e Betelgeuse (Orione).
Dall’immagine che allego si può notare come una grande G nella volta celeste.
Partendo da Aldebaran proviamo ad unire con un pennarello rosa (come il colore della pelle di una bella fanciulla) le stelle che si trovano sulla linea tratteggiata; poi con un pennarello azzurro disegniamo un bel pallino su Sirio ed apparirà un orecchio impreziosito dal monile che l’autore ha intravisto nel cielo e descritto nel suo racconto.
Il Mago Merlino rappresenta il bisogno tanto intimo quanto arcaico di ascoltare le storie come quando si è bambini.
Il buio della notte attiva questa naturale predisposizione infantile che si va perdendo per i ritmi spesso convulsi imposti dalla vita moderna. Ritrovarsi in questa dimensione di raccoglimento nell’ascolto della narrazione è come elevare la mente al cielo per ristabilire la connessione con il cosmo, ora perduta.
Infine il grande dito ossuto è il prolungamento del nostro piccolo dito, ossia il fantastico raggio Laser.
Un carissimo saluto agli amici della Redazione e a tutti gli abitanti di Ponza la quale, a me e a mia moglie ha trasmesso una meravigliosa malattia,” la Ponzite”, che si cura solamente visitando tutti gli anni questa meravigliosa isola, tanto simile alla nostra Sardegna, a soli due passi dalla nostra casa di Anzio.
Francesco Piras
La super-luna del 12.07.2014 ad Olvera, Spagna
La Luna grande a Sidney, Australia (Reuters)
Note
Il 10 agosto, nella notte di San Lorenzo e dello sciame delle Perseidi, la super-Luna si troverà ad una distanza di circa 363.000 chilometri dalla Terra, la Luna più grande e luminosa dell’anno.
Immagine di copertina: l’illustrazione dell’articolo da Repubblica (disegno di GIPI)
Per il reportage di Paolo Rumiz: su www.repubblica.it tutte le puntate e le immagini