Bianco ponziano
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Madonna mia che splendore!
Chistu ianco brucia ll’uocchie!
Ma che d’è ? …Nu riflettore?
Pe’ ’sti vvie
pare ca c’è passato
’na ditta ‘i pulizzia…
ma che dico…
c’ è passata ’a mano ‘i ddio.
Ha luvato ‘u vverde
de ll’acqua ‘i cielo,
l’ummedo
ca i mure
‘i ffa deventà viecchie.
A i prete d’i vvie
ce ha miso ’a cera,
’u trucco,
’a maschera ‘i bellezza.
Chistu ianco
mette allerezza !
Alleggia ’u core,
dà speranza a i vicule chiuse,
arape feneste e pertuse,
mette vita ind’i spiazze
addò pure ’u sole
fa ’u pazze.
Chistu è ’u bianco dell’isola nosta,
tene ’u sapore d’ u pane…
è bianco ponziano.
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Luisa Guarino
6 Luglio 2014 at 18:04
Caro Franco, non mi ritrovo proprio nell’espressione “bianco ponziano”: capisco che l’hai voluta e scelta con determinazione (forse per l’assonanza con “pane”? E nella lettura l’hai anche scandita in italiano puro, quasi a volerne accrescere la distanza rispetto al resto del testo in dialetto. Io avrei preferito “bianco ponzese”: sarà pure banale ma lo avrei sentito nostro. O forse “bianco ponziano” è il commento dei turisti quando guardano certi scorci di Ponza? Aspetto di essere ‘illuminata’, e grazie in ogni caso per le tue immagini poetiche, sempre efficaci e belle.
Francesco De Luca
6 Luglio 2014 at 18:53
Carissima Luisa,
nessuna alchimia logica, nessun cavillo intellettuale, soltanto il bisogno di unire quel bianco che tanto contraddistingue i nostri luoghi con la familiarità casalinga e quotidiana del pane. Non mi sono attardato nell’elaborazione.
Il nostro bianco, che sa di pane,
ponzese perché del nostro paese,
in estate vuole darsi un tono,
con i turisti fa il ruffiano
e diventa bianco ponziano.
Luisa Guarino
7 Luglio 2014 at 14:50
Grazie carissimo Franco,
con la felice vena poetica che hai ti ci è voluto un “amen”, come si dice, per mettere d’accordo una ponzese come me e tutti i turisti. Perché sia il bianco che l’intera nostra isola sono davvero dei gran ruffiani. Con tutto il sacrosanto diritto di esserlo. A presto.