Siamo ancora abbastanza frastornati dalle vicende degli ultimi giorni.
L’8 e il 9 maggio sono state giornate caratterizzate da un susseguirsi di notizie e commenti scatenati dal cosiddetto “bluff sulla raccolta di pneumatici” per il progetto PFU Zero nelle isole minori di Marevivo.
I ruoli e gli umori degli attori intervenuti nella diatriba sono diversi e diversificati ed è forse il caso di ricordarli nella successione dei fatti
Subito dopo la manifestazione di giovedì 8, c’è stato il comunicato stampa emesso sul sito di Marevivo, nel quale il ministro Galletti, la presidente di Marevivo, Rosalba Giugni, il presidente di Eco tyre, Enrico Ambrogio ed il sindaco Vigorelli traevano le loro conclusioni (leggi qui).
Ha colpito molto la dichiarazione del sindaco, in particolare la parte qui di seguito riportata:
“È cosa buona e giusta ripulire i porti dalla monnezza buttata dai molti cafoni che pensano di farla franca. L’iniziativa di Marevivo e delle organizzazioni che partecipano a questa giornata è quindi benedetta dai nostri figli e dai nostri nipotini. E fa piacere che sia stata scelta Ponza come prima tappa del tour, perché da due anni l’isola sta portando avanti azioni di cambiamento profondo. Il mare è e deve restare vivo”.
Perché ha colpito?
Essendosi svolta la manifestazione nel porto di Ponza, i ponzesi hanno percepito la dichiarazione come un appunto a loro stessi – anche perché l’appellativo “cafoni” è stato indirizzato più volte dal Sindaco agli abitanti dell’isola in altre circostanze – e sono partiti agguerriti sottolineando che di sicuro nel porto di Ponza non potevano esserci stati gli “oltre cento pneumatici” che, secondo il comunicato, erano stati ripescati.
Su questo si è innestata la notizia che alcuni ponzesi avevano visto la sera precedente un camion pieno di pneumatici salire sul traghetto per Ponza e che c’erano le foto. Ed ecco che su Facebook è iniziata una specie di caccia al tesoro per rintracciare le foto: si voleva dimostrare che quanto ripescato a mare non era stato buttato dai ponzesi.
Ci sono stati anche dei commenti all’articolo che alcuni giorni prima, su Ponzaracconta aveva annunciato la manifestazione (leggi qui).
Il sindaco Vigorelli in queste ore non è intervenuto ufficialmente, ma su un post non firmato di Facebook su Tutti per Ponza – nome della lista civica che ha portato Vigorelli al Comune dell’isola – sempre vicino nei suoi interventi all’amministrazione, riportava che i ponzesi avevano consegnato già mercoledì pomeriggio gli pneumatici fuori uso, i quali, sistemati su apposito camion con i documenti per lo smaltimento legale, erano partiti dall’isola mercoledì sera. Del resto questo tipo di merce non avrebbe potuto viaggiare senza i documenti di tracciabilità; figurarsi a far arrivare a Ponza un camion pieno di pneumatici usati mentre i carabinieri, i finanzieri e i guardiacoste stavano lì, numerosi per la manifestazione!
– “E’ da scemi proprio pensarlo!” – rincarava il post.
Ovviamente i ponzesi lo pensavano perché sapevano che la sera di mercoledì non c’era stata la nave Quirino nel porto e il camion con i copertoni ponzesi non poteva essere partito. Quindi, l’appellativo “scemi” è stato avvertito come una seconda stilettata.
A Ponzaracconta, alle ore 18:11 era lo stesso sindaco Vigorelli a comunicare, con una mail, che la risposta ai commenti era quella di Tutti per Ponza presente su Facebook, aggiungendo (e minacciando): “Il prossimo che rumina queste maldicenze si prende una querela per diffamazione.”
La situazione si è aggravata quando alle ore 17 di giorno 9 è comparso sul sito del “Corriere di Latina” (leggi qui) l’articolo di Clemente Pistilli in cui il giornalista riportava i nomi dei testimoni che confermavano l’invio di 30-40 pneumatici con la motonave dell’agenzia Golfo Espress su richiesta della Pro Loco di Ponza.
Le posizioni del sindaco e di Emilio Aprea fino ad allora erano state nette:
“Stupidaggini. I copertoni li abbiamo recuperati a Ponza. Solo il delegato ai trasporti ne aveva a casa otto. Chi ha diffuso tali voci è chi ha avuto un travaso di bile vedendo arrivare qui un ministro” – aveva dichiarato Vigorelli.
Sulla stessa linea Aprea: “Quei copertoni li abbiamo raccolti in giro per Ponza. Smentisco categoricamente che provenissero da Formia” (…) “Si tratta di rifiuti speciali, tracciabili, solo un pazzo può pensare di fare una cosa del genere”.
La presidente di Marevivo, Rosalba Giugni, dichiarava di non saper nulla: la sua Associazione si doveva interessare solo dei copertoni recuperabili dal mare e non di quelli raccolti a terra.
Ovviamente, nell’attesa della replica sia del sindaco che del Presidente della Pro Loco, il vocìo su Facebook era diventato più forte.
La sera del 9 le luci sul Comune erano ancora accese alle ore 23.00 ed i ponzesi si chiedevano se si stava cercando di capire cosa fosse veramente successo o si stesse preparando lo ‘scaricabarile’…
L’indomani è uscito il comunicato del sindaco Vigorelli: “Le bugie sono insopportabili”, da cui emergeva che sia il presidente della Pro Loco, Emilio Aprea, sia i responsabili di Marevivo avevano fatto ricorso al sotterfugio dell’importazione di pneumatici per la riuscita della manifestazione poiché i copertoni raccolti sull’isola erano stati portati via dalla ditta addetta alla raccolta dei rifiuti.
Così nei giorni 6-8, c’era stato realmente un andirivieni di copertoni via mare abbastanza movimentato: da Ponza alla discarica, dalla discarica a Ponza.
Ovviamente il sindaco si è assunto su di sé l’indignazione della cittadinanza e ha motivato la sua precedente posizione dichiarando che: “Alle prime voci che era stato organizzato un arrivo di pneumatici da Formia, ottenuta la solenne assicurazione dal Presidente della Pro Loco che si trattasse di una colossale balla, l’Amministrazione aveva reagito difendendo l’operato degli organizzatori della manifestazione”.
A questo punto, l’affermazione che era da scemi e da pazzi pensare che potesse venire un camion con pneumatici usati mentre c’erano carabinieri, finanzieri e guardiacoste in giro per la giornata dell’8, lascia l’amaro in bocca e un interrogativo negli occhi.
La decisione dell’Amministrazione di richiedere pubbliche scuse al Presidente della Pro Loco e di interrompere la collaborazione con Marevivo, va nella giusta direzione: i cittadini ponzesi pretendono maggiore rispetto sia da chi viene dall’esterno sia da chi sta sull’isola e ne condivide la vita.
Tuttavia, se Emilio Aprea ha chiesto scusa, fino ad oggi non ci sono state reazioni o chiarimenti da parte dei responsabili dell’Associazione Marevivo che continua, imperterrita ad esporre sui media nazionali il programma “PFU Zero nelle isole minori” decantando la riuscita della manifestazione di apertura a Ponza.
Eppure c’è stata una certa risonanza su giornali a tiratura nazionale (Corriere, Messaggero, Repubblica). Il Presidente della Pro Loco ha dato la sua versione dei fatti accusando esclusivamente se stesso e Marevivo: volevano recuperare 40 pneumatici, per sostituire quelli che erano stati portati in discarica inopinatamente, con l’aiuto di conoscenti senza gravare economicamente sulle casse della Pro Loco (leggi qui).
La vicenda non sembra chiudersi qui, non solo perché Marevivo tace e dovrebbe parlare, ma anche perché, è notizia di poche ore fa: “I carabinieri intendono appurare se, mezze verità a parte, quanto accaduto abbia portato anche alla commissione di reati” (leggi qui).
I Carabinieri vogliono quindi accertare se siano stati commessi dei reati e stanno indagando sulla tipologia del rifiuto, la correttezza del trasporto, l’ipotesi di truffa ed eventuali illeciti nel caso siano stati previsti finanziamenti pubblici per la manifestazione.
Pare che siano già stati ascoltati alcuni testimoni e certamente lo saranno anche i protagonisti della vicenda.
Trenta o quaranta vecchi pneumatici sono diventati ormai “un caso”.
…Insomma, la storia continua, anche se con risvolti diversi da quelli fin qui dibattuti.
vincenzo
12 Maggio 2014 at 12:04
Rosanna, hai fatto un ottimo resoconto, ma a questo punto ti chiedo: hai capito quello che volevo dire io prima che la cosa la capissero tutti? Hai capito cosa volevo dire quando parlavo della retorica della educazione ambientale?
Ma come si fa a non capire che l’operazione era troppo strumentalizzata: i pneumatici nelle isole?
Ma ancora: oggi le nostre barche hanno parabordi di gomma e di plastica, salvagenti di stoffa impermeabile e polistirolo, le cassette di pesca sono di polistirolo e ci fermiamo solo qui: che cosa si trova nei fondali? Nello stracquo sulle nostre spiagge che cosa si trova se non il prodotto del nostro consumo?
Ecco l’ipocrisia: ma se seminiamo mondezza cosa possiamo raccogliere? Ma chi sono i colpevoli, i consumatori o i produttori?
Oddio, il povero Emilio si è preso la croce addosso, ma se l’obbiettivo era strumentalizzare un’isola, una popolazione a fini economici di stampo ambientalista di chi è la VERA COLPA?
Se ci chiediamo sempre, chi è in burattinaio forse bruceremo meno burattini!
Rosanna Conte
12 Maggio 2014 at 17:22
Facciamo una piccola riflessione sul rapporto fra “pensiero positivo” e “comportamento costruttivo rivolto alla trasformazione”.
L’insieme deile nostre convinzioni ed aspettative altera la percezione che abbiamo della realtà: credere che le cose che si pensano possano accadere oppure no, innesca una serie di emozioni e di comportamenti che influiscono direttamente sul contesto in cui viviamo, riuscendo anche a trasformarlo. E’ questo un fenomeno studiato dalla sociologia col termine dii ” profezia autoavverante”.
Naturalmente se le tue convinzioni descrivono un mondo che ti schiaccia e a cui non puoi opporti, è ovvio che non hai aspettative di trasformazioni e ti limiti solo a darne una lettura analitica, circostanziata, di ampio respiro, ma che, per quanto corretta, non ti consente di andare oltre. Mancherà sempre, dopo la fase critica di distruzione, la parte costruttiva dove ci siano proposte e prospettive. Come ben vedi lungo questa strada non c’è alcuna via di uscita: tutto resta fermo e identico.
Se vogliamo veramente cambiare il mondo, dobbiamo esere convinti sul serio prima noi che si possa fare, altrimenti è meglio non interferire con chi agisce per il cambiamento.
E’ indubbio che la vicenda dei copertoni abbia preso una brutta piega e sia diventata un’occasione di lettura negativa delle forze che propongono il cambiamento, ma non puoi buttare a mare, come si dice, “il bambino con l’acqua sporca” altrimenti ti tagli ogni possibilità di contatto con la possibilità di trasformare il reale.
Intanto aspettiamo che la vicenda sia tutta chiarita e, poi, quando con certezza sapremo chi ha sbagliato, dove e perché, se in malafede o in buona fede, allora aggiungeremo alla nostra analisi della realtà anche ulteriori strumenti, come la partecipazione e il controllo, che potrebbero far muovere meglio, in maniera più corretta, i piedi delle nostre idee.
vincenzo
13 Maggio 2014 at 09:56
Buttare a mare l’acqua con tutto il bambino?
Ma qui dobbiamo fissare con chiarezza qual è il bambino?
Il bambino da salvaguardare è il residente ponzese e tutto deve ruotare intorno a questo concetto.
Se io parlo di salvaguardia dell’ambiente, ne parlo come necessità per prolungare la esistenza sull’isola di una comunità di uomini, donne e bambini, che può sviluppare nel tempo una determinata economia.
Certo non mi aspetto che delle associazioni ambientaliste possono risolvere i miei problemi che sono politici e interni: un discorso che deve rimanere trasparente e contrattuale tra l’amministrazione Comunale e i Cittadini residenti.
Io amministrazione fissato il contratto con i cittadini (elezioni) trovo tutte le strategie del caso, compreso le eventuali collaborazioni con le associazioni ambientaliste, per portare avanti il mio programma di governo.
Io amministrazione, se cambio idea, devo dimettermi e magari poi ripresentarmi con un programma diverso: come ha fatto il mitico Sindaco di Ventotene Beniamino Verde a suo tempo.
Io non amo le improvvisazioni, queste incursioni ambientaliste camuffate che poi risultano strumentalizzate dalla solita economia.
Solo i bambini possono pensare che la salvaguardia dell’ambiente si fa in questo modo e solo i bambini possono pensare che è dall’esterno che possono arrivare i salvatori dell’isola.
Il bambino da salvare è l’isolano che vive sull’isola ed io malgrado lo critichi non lo butto a mare.