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Per l prima parte, leggi qui
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Continuo con l’esplicitazione delle ragioni alla radice del libro: Frammenti di umanità (invio il libro in modalità file se richiesto alla mail: [email protected]).
Orbene il motivo primo è stato l’impegno civico di fronte al naufragio della comunità ponzese.
L’umanità che ho voluto raccontare è quella che si incontra per le strade di Ponza, quando il paese non è distratto dalle mire turistiche.
In parte si collega all’altro mio libro: Isolaitudine, anche se non si ferma al sentimento di soddisfacimento che in quello era esplicitato.
Qui non è il folklore che si vuole evidenziare, e nemmeno la coloritura “esotica”. Qui la quotidianità delle vicende e dei personaggi, immaginari solo a metà, tende a far emergere il senso del perdersi che l’isola dà, e quasi impone. E che rappresenta una caratteristica fra le più esaltanti, perché lì è la radice della malìa del vivere a Ponza.
Qualche malizioso obietterà che lì è anche la radice della malattia, evidente negli atteggiamenti irresponsabili, nelle deleghe ad occhi chiusi, nel pensare in piccolo ed operare nel ristretto.
E’ vero: ci si lascia andare a quello che la quotidianità presenta con modi insinuanti al riparo dallo scorno morale, al riparo dalla connivenza. Eppoi ci si lascia avviluppare dall’atmosfera suadente di torpore. Tutto questo induce l’arroganza ad espandersi, la prepotenza a dilagare.
Si hanno esempi evidenti.
Non per questo bisogna tacere che nell’isola e negli isolani c’è consapevolezza di trascorrere le vicende di tutti i giorni con il piacere di stare in un posto unico, se lo si vive col rispetto dovuto, con la volontà di goderne e non di sfruttarlo.
Le storie (di cui prego di non cercare le conferme, perché inventate) non vogliono dipanare il loro intreccio bensì spingere ad una riflessione sulla condizione del vivere isolano.
Per riuscire in questo intento non nascondo di aver iniziato con riferimenti autobiografici (d’altra parte chi scrive mette sempre un po’ di sé). Non stringenti e del tutto funzionali al clima affettivo che volevo dare al libro. Quasi un parlarsi fra amici.
E dunque ci si lascia andare inevitabilmente ai ricordi. E ai personaggi ad essi connessi. Il tutto con leggerezza perché ho voluto descrivere la vita di Ponza, non quella dei suoi uomini illustri. Le figure entrano in punta di piede e ne escono.
Allo stesso modo come le descrizioni della natura ponzese: i riferimenti sono precisi e le corrispondenze pure.
Tutto questo senza nessun giudizio di merito sul contenuto, chè pertiene ai lettori.