di Rita Bosso
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Cosmo Cinisomo si aggira tra grossi tronchi contorti e mazzarielli ‘i mare, in fondo alla sala del museo; alle sue spalle, sulla parete, un bel gioco di ombre. Tra le installazioni che stanno prendendo vita, questa è la più imponente ed è l’unica che utilizza esclusivamente materiali naturali.
Cosmo viene da Gaeta; indica, quali suoi riferimenti, Marcel Duchamp e il dadaismo.
Queste opere sono alle prime fasi di gestazione, ancora collegate –anche fisicamente – agli autori; un’opera, credo, nasce nel momento in cui si distacca dal suo autore e, in autonomia, comincia a rapportarsi ai fruitori: il lettore nel caso di un romanzo, l’osservatore nel caso delle arti figurative. Dal momento della nascita, l’opera entra in risonanza con il fruitore, che la ri-crea; con tutto il rispetto per Marcel Proust, spero che egli abbia torto quando afferma che “Ogni lettore, quando legge, legge se stesso”; io leggo, osservo un quadro o un tramonto per uscire da me stessa; spero di incorporarli, uscendo dalla dimensione di pura e semplice contemplazione.
Recupero una frase dell’amato Beyus: “ Diventai un’antenna dell’energia, del fuoco che esiste nelle viscere della terra. Evidenziai una vitalità, e non solo gli elementi di catastrofe, e in senso lato la creatività presente in natura.” L’artista, dunque, è il catalizzatore della creatività presente in natura e negli individui; tra una settimana, quando l’opera sarà nata, toccherà a noi visitatori divenire antenna e recepire ciò che da essa promana.