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Nella sala del Museo, Francesco Colozzo è alle prese con una tavola di legno e un pezzo di lamiera: di sicuro, per come li osserva e li rigira tra le mani, per lui non sono semplicemente un legno e un pezzo di lamiera.
Francesco, nato a Cagliari nel 1976, vissuto a Gaeta, ha un rapporto intenso col mare, sua principale fonte d’ispirazione; dalle lunghe passeggiate a riva, dal recupero di materiali abbandonati nascono le sue opere, di cui mostriamo qualche immagine: pesci fatti di lamiere e chiodi, l’anello della lattina come branchia, un piccolo galleggiante che diventa occhio, pezzi di copertoni.
Sono atti di accusa seri, pacati, documentati, i pesci di Francesco: ci sbattono in faccia la realtà dello stato del mare, la nostra inciviltà; ci descrivono le acque in cui nuotano, i fondali su cui si sono depositati il tappo del dentifricio, la forbicina del manicure, il tempera-matite, tanti pezzetti di Lego.
Chiedo a Francesco di indicare un artista o una corrente di riferimento; risponde che è autodidatta, attratto dall’arte sin da piccolo ma non ha frequentato scuole specifiche.
Mi viene in mente Joseph Beyus, l’idea che ogni uomo libero sia artista, e che sia libero colui che è capace di esprimere la propria creatività; insomma, la creatività come condizione necessaria e sufficiente per la libertà.
Francesco Colozzo. Combriccola (opera 50×60)
Francesco Colozzo. Cornice
Francesco Colozzo al lavoro, nel Museo di Ponza
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Note
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Le foto delle opere sono tratte dal sito: www.colozzofrancesco.it