segnalato da Giuseppe Mazzella
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Lino Catello Pagano è tra gli autori del volume “Viaggi Di Versi”, collana Nuovi Poeti, edito dalla casa editrice Pagine srl, Roma 2013.
Dopo una vita di lavoro che dall’isola natìa l’ha portato in tutti i mari del mondo, Lino si è ritrovato dal 2006 a dover combattere con una malattia invalidante che non gli ha permesso da allora di ritornare più a Ponza.
La sua terra la porta però sempre nel cuore e con la sua sensibilità riesce a vederla e a scriverne come se ci vivesse.
Proponiamo ai nostri lettori queste intense composizioni – la prima già pubblicata sul sito: leggi e guarda qui – che raccontano la vita di tutti i giorni in un inverno immutabile e in una ormai lontana, rutilante estate ponzese, che il poeta trae dai suoi ricordi dell’infanzia.
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Inverno isolano
Tutto tace,
anche i gabbiani cantano piano,
è inverno a Ponza.
Il sole che al mattino accarezza la terra,
fuggendo verso il tramonto lascia l’isola nell’ombra.
I passi sul selciato del Corso rimbombano
come se fossero di piombo.
Le strade sono vuote,
la gente è chiusa in casa,
folate di vento di tramontana gelano la faccia,
mentre il sale lascia una traccia.
I vecchi, bastoni alla mano, vanno piano,
mentre il vento porta loro il cappello lontano;
ragazzini festosi corrono lungo la via che dalla scuola porta alla piazza
e poi giù alla Polizia.
Le barche dei pescatori ormeggiano al molo
son prossime a prendere il volo nell’ondeggiare della marea.
S’infrangono sulla battigia onde spumeggianti,
fragorose anche se distanti.
Il vento accarezza il mare e alza la sua schiuma
la nebulizza e la ricompone
in acqua che ti bagna la pelle e la profuma.
Ti accorgi che è inverno dal deserto della via,
poi dalla Chiesa esce gente vecchia e pia
che cammina in fretta per le vie ed il Corso,
senza la voglia di prendere discorso.
Ormai l’inverno ha portato il letargo,
rallentato il flusso del sangue in ogni vena,
ai pochi che son rimasti a calpestar la rena,
mentre chi ha potuto ha già preso il largo.
Ora si attende il ritorno del sole e della primavera,
quando il giorno si allunga e viene tardi sera;
questo è quello che spera l’isolano vero,
che l’inverno passi in fretta
e l’isola ritorni di nuovo bella e perfetta.
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Onde selvagge
Prendila così senza emozioni
quello che c’è stato mai più ci sarà.
Il mare selvaggio ha compiuto la sua opera,
sfregiando l’arenile di mille sassate.
Onde fragorose che tolgono il respiro,
spruzzi di acqua salata sul viso arrossato,
ti catapultano nell’aria come fuscello al vento,
la risacca ti schiaccia sulla battigia.
Rotolandoti nella sabbia
i tuoi occhi velati di lacrime fanno fatica a guardare il giorno,
ma la notte non è molto lontana
ed il sole andrà a dormire.
Sarà la sera a donare freschezza e rilassamento,
il vento caldo della sera su corpi cotti dal sole,
erosi dalla salsedine,
in lontananza un fulmine ed un tuono.
Eccola che arriva a togliere la sete,
la pioggia con le sue sferzate d’acqua sulla pelle,
si rinasce a nuova vita
lasciando i cavalloni addomesticati dalla scogliera e dalla luna.
La battigia è ritornata calma
la trasparenza dell’acqua
è il frutto di quelle che si chiamano onde selvagge di luna piena.