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Il titolo dato all’incontro, poteva far pensare ad una rievocazione della pericolosa traversa del marzo 1944, quando a Ponza si stava morendo di fame e Totonno Primo, al secolo Antonio Feola, al timone della nave inglese del Capitano Simpson ed aiutato da un gruppetto di altri marinai ponzesi, sfidano la tempesta per portare soccorso alla popolazione ormai allo stremo.
In realtà le tre ore di serrata narrazione, hanno tratteggiato non solo la storia personale di Antonio Feola, ma le stesse condizioni di vita della popolazione ponzese negli anni tra il 1943 e la fine della seconda guerra mondiale.
Al microfono si sono alternati Franco De Luca (presentazione), Mirella Romano (rievocazione dell’affondamento del postale S. Lucia), Gino Usai (ricostruzione storica) e Gennaro Di Fazio (condizioni di vita e sanitarie dell’isola all’epoca), inoltre la testimonianza della figlia di Totonno, Candida ed alcune letture affidate a Domenico Scotti.
In sintesi.
Alla vigilia della seconda guerra mondiale Antonio Feola è un facoltoso armatore – ed in buona misura anche proprietario – di bastimenti: il ‘Narduccio’ (poi prenderà lo stesso nome dell’armatore), il ‘Maria Pace’ e il ‘Santuario di Pompei’; commercio di aragoste e trasporto merci un po’ per tutto il Mediterraneo gli consentono ottimi guadagni.
Dopo l’affondamento del S. Lucia, Ponza e Ventotene non hanno più alcun collegamento, e nonostante la Compagnia SPAN continui ad incassare i contributi per il servizio, non provvede alla sua sostituzione.
Da quel momento fondamentale diventa il ruolo dell’armatore Feola.
Nell’agosto del 1943 con tre viaggi il ‘Maria Pace’ – con al comando Geppin’ ’avè Maria – riporta in continente l’intera colonia dei confinati di Ventotene (tra cui anche Pertini). In quel caso i confinati dovettero trovare loro i fondi (6.500 lire a traversata).
Nel contempo, il comandante del porto di Gaeta ravvisa la stretta necessità del collegamento tra il continente e le isole, perciò fissa un appuntamento a Roma a Totonno per la firma di una convenzione che lo autorizzi a fornire il servizio di collegamento e lo fa accompagnare dal suo aiuto Francesco Aiello.
Purtroppo proprio mentre i due sono in viaggio con il treno, il 13 agosto 1943 scatta il secondo bombardamento di Roma e della ferrovia. Aiello muore e Antonio Feola, ferito, fa rientro a Gaeta.
Nonostante che la convenzione non sia stata firmata, nei mesi successivi i bastimenti Feola continuano a prestare il servizio di rifornimento in condizioni sempre più difficili.
Dopo l’armistizio (8 settembre 1943), passato il primo momento di festeggiamenti per la fine della guerra con l’illusione che il peggio sia finito, per Ponza inizia il periodo più nero. Manca tutto, anche l’acqua. Fame, debilitazione e malattie iniziano a mietere vittime. I primi sono i vecchi, seguiti dai bambini.
I morti vengono trasportati sui carretti, senza neppure una parvenza di bara e non si trovano neppure più persone che possano svolgere questo pietoso servizio.
Nel gennaio del 1944, a Ponza arrivano gli inglesi. Nei primi giorni danno qualcosa da mangiare, soprattutto ai bambini, poi si ritirano nel loro campo (quel che poi sarà appunto chiamato ‘il Campo Inglese’), con le loro navi alla fonda ben rifornite, e si estraniano completamente dalle necessità della popolazione. Solo le ragazze vengono invitate alle loro feste, alcune per fame accettano, mentre i parroci tuonano dal pulpito contro questo mercimonio.
E’ in questo quadro di disperazione che avviene la famosa traversata del marzo del 1944 [per le testimonianze già presenti sul sito, leggi qui e qui, ed altri scritti di Antonello Feola da ricercare attraverso l’indice per Autori]
Nel maggio del 1944 Antonio Feola viene eletto sindaco, resta in carica solo alcuni mesi, ma sufficienti per decretare la sua rovina economica. Viene accusato di una gestione troppo personalistica e di conti comunali imprecisi e manchevoli. Arrestato nella primavera del 1946 viene poco dopo rilasciato per essere poi assolto nel 1950. Purtroppo gli strascichi giudiziari continuano con l’apposizione di sigilli prima al ‘Santuario di Pompei’ e poi anche agli altri due bastimenti.
Inutili tutti i suoi tentativi di vedersi riconosciute almeno in parte le spese sostenute per rifornire le isole.
Antonio Feola, amareggiato per quanto accaduto si ammala e viene a mancare il 9 agosto del 1955, a soli 50 anni.
Affollata la sala parrocchiale, anche con tante persone in piedi. Scarsa, purtroppo, la presenza di giovani.
File pdf estratto da Latina Oggi: Un eroe dimenticato. Da Latina Oggi p.30 del 28.12.2013