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Giorni fa ho letto nel “nostro” sito – qui – le belle tradizioni sarde in occasione della Commemorazione dei Defunti il 2 Novembre, a me note, perché abito in Sardegna da una vita.
Desidero, dal mio canto informarvi di una bella tradizione ponzese gentile e preziosa che si teneva in questa ricorrenza e che riguardava i bambini.
Gentile e preziosa perché insegnava alle nuove generazioni il rispetto e la memoria per i propri defunti in modo particolare e, direi pure “piacevole” se la parola non sembrasse poco appropriata alla ricorrenza.
I nostri genitori, Marietta e Ferdinando tenevano moltissimo alla suddetta tradizione ed a noi figli, al sottoscritto e alle mie due sorelle, ci preparavano adeguatamente.
La sera della vigilia della commemorazione dei defunti accendevamo i lumini davanti alle foto dei parenti defunti e dicevamo insieme la preghierina di suffragio; quindi avveniva la – diciamo – cerimonia della sistemazione delle scarpe sotto il lettino, una per ognuno, e la successiva raccomandazione: “cercate di addormentarvi subito e se negli ultimi tempi siete stati ubbidienti e buoni i nostri cari defunti, stanotte, vi porteranno delle piccole sorprese e ve le metteranno nelle scarpe.
Eravamo così eccitati per la promessa delle sorprese che stentavamo a prendere sonno, rigirandoci nel lettino per parecchio tempo; poi la stanchezza prendeva il sopravvento e ci addormentavamo. Ciò permetteva ai nostri genitori di “agire” liberamente.
La mattina di buonora eravamo già svegli e il nostro primo pensiero era guardare sotto il letto ed alle scarpe che vi avevamo sistemato.
Non si può dire la gioia e la soddisfazione di trovarle riempite di buone cose: fichi secchi, castagne “peste”, dolcetti fatti in casa, qualche cioccolatino e… il massimo della munificenza… pure qualche soldino.
Però la nostra gioia non era tanto per l’entità dei regali quanto aver constatato, nella nostra ingenuità di bambini, che i nostri cari defunti avevano apprezzato i nostri comportamenti ed erano soddisfatti di noi…
Andavamo subito a ringraziarli e davanti alle foto delle care persone scomparse recitavamo le preghierine di suffragio… poi subito in strada per condividere, insieme con i nostri amici coetanei, i doni ricevuti.
Penso che questo era il modo più adeguato, per i bambini, di commemorare i defunti e serbare, nella memoria, il rispetto delle care persone scomparse.
Oggi, purtroppo, di questa bella tradizione non si conserva, per molti, neppure la memoria.
Per questo periodo abbiamo importato da oltre oceano una specie di carnevalata dell’orrido imponendo ai nostri figli e nipoti dei costumi e maschere allucinanti che non commemorano né insegnano niente.
Scusate lo sfogo di una persona di una certa età che vede disperdersi nel nulla e/o nelle ragioni del mercato molti secoli di civiltà che ci hanno insegnato valori importanti tra i quali il rispetto e il ricordo per i nostri cari defunti.
Salvatore Di Monaco – presidente dell’“Associazione terza età”; Sant’Antioco Sardegna
Lino Pagano
27 Ottobre 2013 at 01:14
Come mi ci sono trovato caro Salvatore, anche io come tutti i bambini di quei tempi! Si metteva la scarpa più grande, io prendevo quella del nonno, e più di una volta quella scarpa era piena di carbone; allora era vero, ora è di zucchero. Però i regali li trovavo poggiati vicino alla scarpa, che bei ricordi e, si recitaca il requiem per i nostri morti… Grazie per il bel ricordo acceso nella mia memoria. Grazie, Lino Pagano
La Redazione
28 Ottobre 2013 at 14:53
A seguito dell’accorato articolo di Salvatore Di Monaco, non possiamo non rilevare le analogie tra le tradizioni ponzesi attraverso diverse generazioni, in un articolo di Martina (poco più che ventenne) dello scorso anno, sulla consuetudine delle scarpe ai piedi del letto: leggi qui