di Francesco De Luca (Franco)
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È costatazione comune che “u punzese se lamenta sempe”. Specie negli anni economicamente grassi questo detto popolare si è irrobustito, togliendo credibilità alle esternazioni dei compaesani. Ma forse oggi abbisogna di una riflessione più attenta, di fronte a problematiche che investono l’esistenza stessa di una categoria di isolani.
Ci si soffermi sulla realtà dei pescatori di pescespada: dopo una stagione scarna, saranno costretti, nel prossimo autunno, a prendere decisioni cruciali sul proprio futuro.
“I palancare”, (le barche attrezzate a pescespada) a Ponza sono circa quattordici, con ciascuna un equipaggio di quattro persone. Questa estate passata non è stata prospera, e non lo poteva essere per le limitazioni indotte dalla legislazione sulla pesca nel Mediterraneo.
Non sono soltanto le norme ad assottigliare il pescato – ormai la coscienza dei pescatori si è sintonizzata sulle opportunità ecologiche – , piuttosto è il complesso intreccio delle realtà in cui le norme si insinuano senza armonia, senza ordine, senza connessione a scompaginare la realtà giornaliera in cui si vive, e dalla quale si deve pur trarre alimento e sostentamento. E sono famiglie intere, quelle implicate, e non oggetti da mettere in disuso!
“U punzese se lamenta sempe” e cosa deve fare il marinaio che dalla stagione di pesca ha messo da parte circa quattromila euro. Questo è tutto! Come affrontare le prossime stagioni? Certo, dovrà occuparsi in altro. In cosa? Nella muratura? Anch’essa bloccata da lacci che la tengono immobile! Anche qui ci sono ragioni che non possono essere superate con la buona volontà, tanto meno col pressapochismo. Sì, ma la realtà quotidiana preme, necessita di risposte.
Queste ognuno se le trova o le costruisce, come può, al limite della legge o sforandola, ma non si risolve la piaga di una forza economica (la pesca) che prima sorreggeva la vita ponzese ed ora non soltanto è smagrita ma è anche priva di decisioni istituzionali, politiche. Abbandonata a sé.
Non ho ricette risolutive da presentare. Forse potrebbe essere questa la circostanza in cui le singole volontà o forze si consorzino, si aggreghino, si associno affinché la realtà negativa trovi un muro consistente, compatto, non singole pietre divelte.
Non trovo altro da suggerire che il mettersi insieme per coagulare le energie e affrontare il futuro con piglio duro.
“Addiùno… chi nun se lamenta ?” (Digiuno, chi non si lamenta? – NdR)
Foto di copertina: imbarcazioni da pesca ponzesi d’altri tempi
Qui sopra: pesci spada allineati in coperta sulla ‘Pola’ (NdR)