di Rita Bosso
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Per “Lettere dal confino (1)”, leggi qui
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Domenico Cuomo parla con una bella inflessione toscana ma è nato nel 1930 a Ponza, dint’ a Padura, alle spalle del palazzo in cui oggi c’è il bar Onda Marina.
Sotto casa sua c’era una delle mense dei confinati e Domenico ne era la mascotte: era spesso invitato a pranzo, riceveva soldini e caramelle e, per il Primo Maggio, gli regalarono un bel bolerino.
Domenico ricorda distintamente l’uccisione del maiale nello spazio antistante la mensa e l’orto rigoglioso, che i confinati innaffiavano attingendo a due fonti d’acqua: un pozzo e una cisterna romana; su quest’ultimo punto demando all’esperto in materia Enzo Bonifacio, e chiedo invece a Domenico di soffermarsi sul pozzo.
Galeotto fu il pozzo e chi v’attinse: nel caso specifico Teresa detta Sisina, sorella di Domenico, e Sani Fioravanti detto Parigi, da Empoli, frequentatore della mensa, confinato in quanto noto antifascista.
Sisina e il Parigi si innamorano, si fidanzano, lui comincia a frequentare casa Cuomo pertanto il padre della ragazza viene convocato ripetutamente in caserma, sottoposto a controlli, minacciato, costretto a drink a base di olio di ricino: i classici auguri che il regime formula ai familiari delle fidanzate dei confinati.
Oltretutto il signor Carmine Cuomo, ufficiale della Marina Mercantile, non è neanche iscritto al Partito Nazionale Fascista, nonostante i ripetuti solleciti a mettersi in regola.
Scontata la condanna, il confinato torna ad Empoli; toccherà a Carmine Cuomo partire da Ponza, raggiungere la Toscana e rammentare al Parigi che, sull’isola, ha lasciato Teresa, incinta; il giovane ritorna sull’isola e il matrimonio viene celebrato.
La coppia si stabilisce ad Empoli, dove il piccolo Primo muore a quattro anni per meningite; arrivano altri due figli, Marco e Catiuscia.
Intanto i polmoni del Parigi, memori delle manganellate e dei pestaggi con sacchetti di sabbia, continuano a dar problemi e lo porteranno alla morte, negli anni Settanta; Sisina è già morta da qualche anno, cinquantaquattrenne.
Sisina e Sani, Rita e Mario Magri, Maria e Silvio Campanile, Giuseppina e Carlo Fabbri, tanti altri: per raccontare le loro storie e il contesto in cui si sono svolte stiamo organizzando – per il prossimo 14 settembre – l’evento itinerante “Lettere dal Confino”.
La testimonianza di Domenico Cuomo, quelle riportate da Antonio De Vito ne “Il sovversivo col farfallino” (leggi qui) sono preziose, perché ci descrivono uomini e donne veri, con le fragilità, la dignità, il coraggio con cui hanno affrontato i momenti difficili, le loro scelte talvolta estreme.
Cercheremo di non scivolare in rievocazioni retoriche, ma nel contempo rifiutiamo a priori approcci revisionistici, voli fantasiosi, narrazioni di favolette avulse dalla realtà: ricostruzioni che hanno a che fare con la produzione onirica, non con la ricerca storica.
Nella foto in primo piano del ristorante EEA, si riconoscono, partendo da sinistra, Palmiro Togliatti, Angelo Musco (padre di Domenico Musco), Maria Picicco e la bambina (*), figlia adottiva di Palmiro Togliatti e Nilde Iotti. Il cameriere in piedi è Domenico Cuomo (vivente; abita a Sant’Antonio) – Foto dell’estate del 1949, anno di una vacanza a Ponza di Togliatti e Nilde Iotti insieme alla figlia adottiva Marisa Malagoli (leggi qui)
Enzo Bonifacio
5 Settembre 2013 at 14:34
Commento all’articolo di Rita Bosso
Nella località indicata nel tuo racconto (Padula) è presente effettivamente una cisterna romana. La struttura mi fu gentilmente mostrata dai proprietari alcuni anni fa e si trova a ridosso di una costruzione di epoca recente; è composta da un pozzo a sviluppo verticale con un’apertura di circa quattro metri per lato. Le pareti sono rivestite in opera reticolata e, sul fondo, vicino al livello dell’acqua e per tutto il perimetro decorre un marciapiede largo trenta centimetri. Tale marciapiede serviva probabilmente per le operazioni di pulizia. L’acqua contenuta sul fondo proviene dalla falda freatica intercettata dallo scavo.