di Francesco De Luca (Franco)
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Nella sera sul Corso Pisacane le ombre riprendono vigore.
Fino a qualche giorno fa le luci del porto insieme a quelle dei negozi davano pieno chiarore al Corso ed ora quello sfolgorìo è attenuato, offrendo alle ombre l’agio di spandersi. Cosicché gli spazi vuoti, ora, si rendono evidenti.
Perché anche i vuoti cominciano ad allargarsi. Anzitutto sul muretto che cinge tutto il Corso. Fino a qualche giorno fa tenuto d’assedio dai giovani, specie in alcuni tratti prospicienti ai locali prescelti, oggi permette che ci si possa affacciare sulla banchina.
Il passeggio non caotico rende gradevole la vista dell’arco del porto, suggestivo nel suo porsi: il Faro, la sagoma della nave, la contrada di Santa Maria che conchiude.
Nel passeggiare talora distrae la figura mozzafiato di una ragazza, il bisticcio fra due cani al guinzaglio, il costo esorbitante di una camicia in vetrina, il tramestìo dei pescatori sulla “cianciola”, in procinto di uscire a pesca di alici.
La luna, ambrata, fa pendant con le luci della strada, da un café un piano-bar canta soffuso “vamos a la playa”, e la mente si libera, mettendo in un cantuccio lo spread altalenante in sintonia con un “pagliaccio” che gioca con le sorti di un popolo, e l’annuncio di un autunno minaccioso.
Fresca la sera, piacevole il passeggio, lontane le preoccupazioni, in questa sera sul Corso a Ponza.