di Rita Bosso
“Ne è passata di acqua…” commenterebbe oggi lo schiavo romano osservando le cisterne che, duemila anni fa, ha contribuito a costruire: bestemmiando bestemmiando, ha dovuto scavare, erigere pilastri e volte, far passare tubi di piombo, rivestire in cocciopesto…
Ne è passata di acqua: le cisterne hanno rifornito le ville imperiali e le navi della flotta romana poi, qualche secolo fa, hanno cessato di funzionare come riserve idriche.
E sono cominciati i guai.
La cisterna della Parata, la più grande, nella seconda metà del Settecento è divenuta “Grotta di Pilato” o “Bagno di Pilato”: alloggio per i coatti che, nel periodo borbonico, sono arrivati sull’isola per edificare il porto e le costruzioni annesse.
Durante l’ultima guerra la stessa cisterna è stata “Rifugio”: ha accolto gli abitanti del centro che, svegliati dal suono della contraerea, impauriti ed infreddoliti, cercavano riparo al suo interno.
Negli anni del boom turistico ogni cisterna è stata “terra ‘i zì Fattélla”: bene privo di proprietario, nel quale si va a rubare il raccolto senza alcun senso di colpa né timore di incorrere in una pena, perché è terra di nessuno, incustodita, ignorata.
E allora, se ti serve una discarica o un deposito merci, accomodati! Se la tua casa ha bisogno di una presa d’aria, sfora e metti una grata! Se hai bisogno di un altro vano, o di più vani, procedi pure. Alcuni, ponzesi e non, hanno approfittato.
E chi non ha approfittato, è passato per fesso.
Il Cisternone o “Cisterna del Serraglio” è stata persino teatro – forse anche movente- di un delitto (1) (Oops… scivolone auto-promozionale); tranquilli, il caso è stato risolto dal maresciallo Cardone, che non avrà le capacità di Montalbano ma conosce l’isola e sa dove andare a cercare.
Insomma, la più grande cisterna di Ponza è stata sinora accogliente, spesso offesa e derubata, infinitamente paziente.
Cisterna, Grotta, Bagno, Terra ‘i zì Fattélla: tanti nomi per uno stesso sito, tanti usi diversi; oggi, che i concetti di sviluppo sostenibile, recupero del patrimonio storico-archeologico, destagionalizzazione, ampliamento dell’offerta turistica sono stati acquisiti da tutti, e la crisi economica provvede a consolidarli, si apre una stagione nuova per le cisterne. Era ora!
Nell’immagine in alto: Pianta del Bagno realizzata nel 1770 da Giovanni D’Alessio e conservata negli Archivi della Società Napoletana di Storia Patria.
Ernesto Prudente l’ha inserita in “Biografia di un Paese” e Francesca Iacono l’ha messa on line, nel suo blog “Frammenti di Ponza” in cui più volte ha segnalato le condizioni attuali della Cisterna della Parata.
1: Cammina, Cardone – romanzo giallo