di Francesco (Franco) De Luca
Col viso rivolto all’immenso, in riva al mare, si ascolta il silenzio. E’ un paradosso? No, avviene davvero che il suono del mare ammanti il silenzio interno.
E’ questo che è difficile da ottenere. Il silenzio interno è il prodotto dell’orecchio concentrato sull’intimo , dove le cose esterne perdono consistenza, perché ignorate. L’orecchio di cui parlo pone attenzione al profondo di sé.
Ponza aiuta in questo esercizio che è mentale ma anche coscienziale. In quale modo? Forse è l’ abbandono dell’isola alle forze naturali, o la molle abulia degli isolani, o la soverchiante presenza di ciò che è su ciò che si vorrebbe che fosse.
Si tocca la serenità. Il suono del silenzio è mite, è coinvolgente: abbraccia tutto nel suo amplesso senza stridore.
Uno degli effetti collaterali del vivere sull’isola è questo.
All’opposto c’è l’impastoiarsi nel chiacchiericcio, nel cicaleccio delle parole vane. E se non hanno contenuto allora si riempiranno di maldicenza, di pettegolezzo.
Questi gli opposti che si fronteggiano: il risentimento e il silenzio interiore.
Ponza li rende possibili entrambi.