di Giorgio Bellincampi
Il sig. Giorgio Bellincampi, persona che ha cominciato a frequentare Ponza dal lontano 1969 e che per motivi indipendenti dalla sua volontà vi manca da oltre 10 anni, ci ha inviato questo suo bellissimo ricordo della nostra isola.
Lo ringraziamo per questo atto d’amore verso Ponza e gli auguriamo di poterci presto tornare. La Redazione.
Gentile Redazione di “Ponza racconta”,
innanzi tutto devo ringraziarvi per aver creato questo sito, che mi permette di tenermi informato sugli sviluppi socio-economici, storici e culturali, nonché sulle problematiche (ataviche!) della Perla del mediterraneo, a cui tanto, nella mia vita devo.
Ma che mi tiene informato anche di quei cittadini ponzesi che se ne vanno via piano piano, con cui ho diviso amicizia ed affetto.
Ultimo il caro Totonno, da sempre amico della mia famiglia da cui, da buoni amanti della Ponza sommersa quali siamo stati, ci rifornivamo di tutto ciò che serviva per le nostre immersioni.
Oppure il buon Silverio “Mondiale” dove spazzavamo via in men che si dica, una doppia razione della sua famosa melanzana alla parmigiana, servita come primo o come contorno, a seconda della fame.
O lo sfortunato Roberto “Scarafone” a cui avrò regalato non so quanti radio-registratori che puntualmente rompeva ed al quale, quando chiedevo lumi di come li avesse rotti, mi mandava puntualmente sempre a fare una cosa che non posso qui dire se non usando un eufemismo…
Sono più di 10 anni che non vedo Ponza.
Da quando, a 45 anni, non sono stato colpito da una brutta malattia, da cui con molta fatica e cure ne sono uscito, non senza conseguenze fisiche e con il consiglio da parte medica di evitare il mare e gli stress derivanti da esso.
Per me, comunque, Ponza è qualcosa di più di un posto, di un isola, di un luogo di vacanze. È una parte della mia vita, è la mia giovinezza, il pensiero di tante persone che amo e amerò sempre, il ricordo di giorni felici, pieni di sole, in cui sembrava che nulla potesse mai cambiare, finire, evolversi, come invece è giusto che sia, nell’ordine delle cose della vita.
Molti dei cognomi che leggo della vostra redazione (i Balzano, i Conte, i Mazzella, i De Luca, i Vitiello) pur non conoscendoli di persona, conosco o ho conosciuto i loro parenti, di cui ricordo volti e mestieri, con cui ho diviso storie ed esperienze.
Arrivai la prima volta sulla vostra meraviglia della natura nel giorno dell’allunaggio dell’Apollo 11, il 21 luglio 1969 era domenica, i miei genitori avevano preso in affitto un bungalow all’allora “villaggio ENAL” sulla spiaggia di Frontone. Così a partire da allora non mancai più, in quei primi anni nei fatiscenti bungalow di Frontone (con la sirena che suonava all’ora di pranzo e all’ora di cena, per permettere a chi stava facendo il bagno o chi prendeva il sole, o a chi riposava tra le macchie basse di vegetazione alla fine di una giornata di “mare selvaggio”, di prendere parte al desco!); poi prendendo in affitto una casetta scavata in una grotta a Santa Maria per tutto l’anno.
Ci sarei tornato ininterrottamente, con mia madre, per trenta e più anni, tutte le estati: da adolescente da giugno a fine settembre, invece quando iniziai a lavorare tutti i week end estivi e le due/tre settimane di ferie ed in più durante le Feste pasquali, ponti del 1° maggio, periodi invernali, insomma appena ne avevo il tempo (le possibilità allora c’erano, sia di tempo che economicamente)
Non c’è stato anno tra il 1969 ed il 2002 che ho passato lontano da Ponza, visto che mamma Giovanna si trasferiva sull’isola dal giorno di San Silverio fino a quando non interrompevano i collegamenti Caremar con Anzio, verso la fine di settembre.
Anche lei, fino a quando le è stato possibile (fino al 2010) non ha mai mancato una sola estate lontano dal posto che soleva apostrofare come “il Paradiso Terrestre”
Se dovessi annotare qui tutti i ricordi, le persone, i luoghi e i fatti che affollano la mia mente mi occorrerebbe un libro, tanti essi sono.
Se dovessi raccontarvi i sogni che faccio, sempre più ricorrenti, in cui mi ritrovo nella Ponza della mia giovinezza, in cui riincontro gli amici di allora tali e quali come erano, come se il tempo si sia fermato, me ne occorrerebbe un altro, di libro.
Se dovessi descrivervi la nostalgia che provo quando mi dicono un nome, o un luogo, oppure vedendo una foto, uno scorcio, o una cartolina di Ponza, ed associo ad essa un fatto, un momento, un amico, un amore, una visione di un attimo anche senza nessuna importanza, ma che è collegato ad esso, me ne servirebbe più di uno, di libro.
Ponza è la mia vita, non c’è cosa che ho che non trova echi in essa, sia direttamente sia indirettamente. È fondamento portante della mia esperienza sociale, molte persone che frequento sono quelle con cui ho diviso spensierate estati, più degli stessi compagni di scuola, che ho tutti perso di vista negli anni. Invece con i ragazzi che ho conosciuto lì (forestieri o isolani che siano!) ancora mi sento, ancora siamo in contatto, segno che questo posto non è semplicemente un luogo geografico, ma un luogo di appartenenza, una madre da cui è impossibile staccarsi, una volta che si è venuta in contatto con essa.
Anche se non dovessi più tornare – cosa che comunque esula dalla mia volontà, ma chi può dire cosa ci riserva il futuro? – mi sentirò sempre un po’ ponzese, nel cuore e nell’anima.
Grazie ancora,
Giorgio Bellincampi