di Martina Carannante
Dopo Natale, la festa che aspetto con più anticipazione è S. Giuseppe.
Ho sempre fatto di tutto per partecipare al meglio fin da piccola.
Quando frequentavo le elementari, fin dai primi giorni di marzo, noi bambini iniziavamo a fare le prove da chierichetti per la messa solenne del 19. Ci mettevamo molto impegno tutti; era una gran festa…
Alle scuole medie invece, essendo cresciuta, il mio contributo lo davo dal coro parrocchiale.
Prova e riprova, riproporre canzoni nuove e rispolverare le vecchie, tamburelli, organo e voci; anche lì grande impegno e passione…
Con il mio trasferimento a Formia, sebbene ogni settimana tornassi a casa – non come ora! – la frequentazione delle attività parrocchiali si era ridotta, ma per la festa di S. Giuseppe, facevo di tutto per essere a Ponza.
Un anno, dopo una settimana ditirocinio a Roma e un viaggio di notte per tornare a Formia, riuscii a prendere uno sgangherato aliscafo che fece tutto il viaggio su un lato… ma riuscii arrivare in tempo per il pranzo in famiglia e la processione!
Neanche quest’anno sarei potuta mancare; ora che sono più libera dagli impegni scolastici, ne ho approfittato per fare un week-end lungo.
Il tempo non è stato clemente, rinviando o cancellando quasi la metà degli eventi previsti, ma almeno nel giorno del Santo splendeva il sole!!
Bellissima l’omelia di Padre Salvatore che ha colpito tutti, specialmente noi ragazzi: “I ragazzi hanno bisogno di divertirsi, socializzare, uscire e vivere, ma la sera devono tornare a casa; bisogna stare insieme perché la famiglia è alla base di tutto!”
Puntuali i ringraziamenti di Don Ramon e la lettura degli avvisi.
Fin qui si direbbe una giornata di festa solenne e sopratutto dove tutti stanno bene…
All’uscita della processione c’è tanta gente, la fila prega a gran voce; la banda, corposa, intona l’inno a San Giuseppe e altre canzoni. Non si sparano fuochi, la polemica già era forte in mattinata, la Diana non è stata sparata per colpa del vento; in molti sostengono, ancora oggi, che non era quello l’unico problema…. Si sale per la via nuova, si prega e nelle retrovie si commentano anche le vicende quotidiane, soprattutto la mancanza dell’amministrazione davanti al Santo. ‘Loro’ sono sparsi tra la folla, qualcuno si chiede (e chiede loro) se hanno avuto un contenzioso con il “bonario papà”, ma nessuna risposta….
Finita la processione viene sparata una bella batteria, in molti sono contenti e soddisfatti di ciò
Faccio un giro tra la folla; la soddisfazione per i botti è svanita subito.
Si discute, si chiacchiera, si commentano le riunioni passate…
I ponzesi non sono sereni… Non c’è lavoro, non ci sono mezzi, non arrivano generi alimentari freschi, la scuola media fa acqua su tutti i fronti (dal soffitto, anche se i lavori si sono conclusi neanche due anni fa e i professori che continuano a mancare, perché non essendoci collegamenti con la terraferma, nessuno ci viene).
Molte signore si raccontano gli acciacchi e cercano di trovare una soluzione, dottori e specialisti non vengono con regolarità… Qualcuno commenta: “Con la vecchiaia ci dobbiamo fare anche dottori!” .
Belli i fuochi d’artificio, prima di mezzanotte: ricchi e prolungati! È una bella lotta con quelli del 20 giugno!
I ragazzi già fanno il conto alla rovescia: tra poche ore dovranno ripartire, l’unico mezzo è la nave alle 5:30, dovranno svegliarsi alle 4:30, e dopo 3 ore di viaggio chi andare a scuola, chi all’università e chi al lavoro.
I fornesi discutono arditamente della Centrale elettrica: non deve stare nella zona dell’ex miniera, NO!
Almeno su questo punto siamo tutti compatti e abbiamo le idee chiare.
Ovviamente si criticano fortemente gli atteggiamenti dell’amministrazione… dei giorni passati, del comportamento durante gli incontri con i comitati, durante la processione…
Si commenta e si critica, l’aria di festa e felicità ha lasciato il posto al malcontento e all’amarezza… Così non va bene.
Non si può andare avanti, la cosa che mi fa più rabbia non è tanto che è stata rovinata la “mia” festa di San Giuseppe, quanto l’incapacità di reazione della popolazione…
Mi viene in mente questa poesia…
Si sta
come d’ autunno
sugli alberi
le foglie.
[Soldati, di Giuseppe Ungaretti; 1918]
E ritorno a Formia, sperando in un prossimo week-end.